Il presidente del Rwanda ha twittato tre volte, arrabbiatissimo, sulla sconfitta dell’Arsenal

I Gunners sono stati battuti per 2-0 dal Brentford nella prima giornata di Premier League.

È iniziata la Premier League, ed è iniziatta con il primo – dei tanti – derby londinesi di questa stagione. Al Brentford Community Stadium si sono affrontate la squadra di casa, al ritorno nel massimo campionato inglese dopo 74 anni, e l’Arsenal di Mikel Arteta. La gara è finita con un risultato a sorpresa, se vogliamo: il Brentford ha vinto per 2-0, grazie ai gol di Sergi Canós, 24enne esterno offensivo spagnolo, e di Christian Nørgaard, 27enne centrocampista danese, anche loro all’esordio in Premier League, o quasi – Canós ha disputato una sola gara di campionato col Liverpool, da subentrato, nella stagione 2015/16. L’esito della gara, come detto, è piuttosto sorprendente: dopotutto parliamo della vittoria di una matricola contro un top club riconosciuto a livello internazionale, uno dei fondatori della Super Lega nata (e morta) qualche mese fa. Allo stesso tempo, però, la lunghissima crisi – di programmazione, di risultati, si può dire esistenziale – dell’Arsenal e l’ottavo posto dello scorso anno, senza qualificazione alle coppe europee, rendono meno assurdo quanto successo in casa del Brentford.

Proprio questa abitudine ormai consolidata ai risultati negativi ha fatto arrabbiare molto uno dei tifosi più prestigiosi dei Gunners. Si tratta di Paul Kagame, 63enne presidente della Repubblica del Rwanda, esponente del partito nazionalista Front Patriotique Rwandais eletto per la prima volta nel 2000 e riconfermato alle elezioni presidenziali del 2003, a quelle del 2010 e a quelle del 2017. Sul suo profilo Twitter ufficiale e verificato, Kagame ha pubblicato tre tweet molto critici nei confronti della squadra londinese: nel primo, ha scritto che «il Brentford ha meritato la vittoria, dopotutto questo è il calcio. Ma i fan dell’Arsenal non possono essersi abituati a tutto questo, lo dico da grande tifoso. Il cambiamento ha tardato ad arrivare!». Nel secondo post, la lettura della crisi storica dei Gunners si fa più dura e circostanziata: «Sono dieci anni di alti, bassi e ancora bassi, e ora siamo arrivati fino a questo punto. Non possiamo avere un progetto che funzioni davvero? Il mercato, per esempio: i giocatori che acquistiamo non sono all’altezza, e la mentalità touch&go con cui vengono conclusi gli affari non apporta nessun cambiamento». Nel terzo e ultimo tweet, il presidente del Rwanda è tornato sulla mediocrità che, ormai da anni, sembra essere parte della vita dell’Arsenal, incolpando la dirigenza di questo declino: «Non dobbiamo accettare o semplicemente giustificare o accettare questa mediocrità. Una squadra deve essere costruita con lo scopo di vincere, vincere, vincere. Sono sicuro che sappiamo tutti su chi grava sulle spalle il fardello più pesante. Spero che anche loro lo sappiano o addirittura lo accettino!!!».

Paul Kagame sembra essere un tifoso davvero appassionato, e molto probabilmente è proprio così. Ma la verità è che questo suo grande affetto per l’Arsenal si fonda anche su un interesse economico: nel 2018, infatti il club londinese e il governo del Rwanda hanno sottoscritto un contratto di partnership che prevede la presenza della scritta-logo “Visit Rwanda” sulla manica delle divise da gioco dei Gunners. Tre anni fa, in virtù di questo accordo, Kagame si è impegnato a versare 30 milioni di sterline nelle casse della società. In realtà, come spiega questo articolo del Guardian uscito poco dopo la finalizzazione di questo legame commerciale, in passato qKagame aveva già manifestato la sua passione per l’Arsenal, e si era già pronunciato – sempre attraverso il suo account Twitter – sulla gestione del club, per esempio criticando le scelte di Wenger, oppure attaccando la proprietà dopo l’eliminazione dalla semifinale di Europa League nel 2018. Nello stesso articolo, il Guardian aveva evidenziato come la vicenda politica di Kagame «abbia fatto sorgere molti malumori e sospetti nella comunità internazionale: il presidente del Rwanda ha fatto modificare la costituzione per potersi ricandidare per la terza alla guida del Paese, e alcuni oppositori hanno denunciato l’impossibilità di concorrere in maniera equa alle consultazioni elettorali».