L’assurda cessione di Griezmann è lo specchio della crisi del Barcellona

L'attaccante francese è tornato all'Atlético dopo soli due anni, a un prezzo bassissimo.

Il ritorno di Antoine Griezmann all’Atlético Madrid ha chiuso la sessione di mercato più incredibile degli ultimi anni. Poche settimane dopo aver perso Leo Messi, il Barcellona ha dovuto rinunciare anche all’altra grande stella del suo organico, e già questo potrebbe bastare a inquadrare l’assoluta confusione gestionale e progettuale del club catalano. Il problema è che questa è solo una parte, per altro piccolissima, del caos che sta avvolgendo la squadra azulgrana. Basti pensare, infatti, che Griezmann è stato ceduto all’Atlético Madrid nell’ultimo giorno di mercato, e che per sostituirlo è arrivato (in prestito dal Siviglia) l’attaccante olandese Luuk de Jong. Non proprio la stessa cosa.

In realtà, l’intera gestione di Antoine Griezmann, dal suo acquisto fino alla sua assurda cessione, è lo specchio della crisi storica del Barça. Un veloce riepilogo: il fuoriclasse francese, dopo anni di tira e molla, decide di lasciare l’Atlético Madrid. Siamo nell’estate 2019, il Barcellona vorrebbe comprare lui e Neymar, ma alla fine può prendere solo un attaccante. Il Psg fa resistenza, e allora la scelta ricade su Griezmann, che arriva a titolo definitivo per una cifra che oscilla tra i 120 e i 125 milioni di euro. Per di più, secondo quanto riportato dal giornalista di The Athletic Liam Towney, il Barcellona è costretto ad affidarsi alle banche per finanziarsi l’affare: i primi 35 milioni versati nelle casse dell’Atlético arrivano da un prestito a breve termine, il resto – tra gli 85 e i 90 milioni – da un’ipoteca sui futuri introiti del club. Insomma, il Barcellona non aveva i soldi per acquistare Griezmann, eppure l’ha preso comunque. Inutile aggiungere che l’attaccante francese non si è mai davvero inserito nel Barça, non fosse altro perché il suo arrivo, di fatto, ha impedito il ritorno di Neymar. Ovviamente Griezmann non c’entra niente con tutto questo, i problemi – economici, di mercato, comunicativi – discendono direttamente dalla dissennata gestione di Bartomeu e del suo predecessore Rosell, i due presidenti che hanno portato il Barcellona a vivere la crisi finanziaria di oggi.

Siamo arrivati al tempo presente: nella primavera 2021, il Barcellona si rende conto di essere in una situazione economica a dir poco compromessa, diciamo pure disperata; a fine giugno il contratto di Leo Messi non può essere rinnovato, e neanche l’accordo raggiunto in seguito – per via dei regolamenti della Liga e di un bilancio drammatico – potrà essere formalizzato. Messi, dunque, lascia il Barça dopo più di vent’anni, ma il suo addio non basta a risanare i conti: il Barça deve liberare altro spazio salariale per poter tesserare Depay, Agüero ed Eric García, i nuovi acquisti già annunciati ufficialmente. Una situazione ridicola, a cui il nuovo presidente Laporta e i suoi dirigenti fanno fronte chiedendo a tutti i giocatori della rosa di ridursi l’ingaggio e/o di accettare le offerte provenienti da altre squadre. Ovviamente, non tutti accetteranno questi due inviti da parte della società. L’Atlético Madrid fiuta l’odore del sangue, aspetta l’ultimo giorno di mercato e poi si presenta al cospetto di un Barcellona che ha estremo bisogno di cedere ancora. Magari di cedere proprio Griezmann, uno dei giocatori con lo stipendio più alto (tra i 18 e i 23 milioni di euro a stagione). A quel punto, i Colchoneros possono presentare un’offerta al ribasso e portarsi a casa il giocatore. Eccola, l’offerta: prestito di un anno con opzione per una seconda stagione, con obbligo di riscatto fissato a 40 milioni di euro. Meno di un terzo di quanto incassato solo due anni fa. L’unica nota positiva, per il Barça, è che l’Atlético si accollerà il pagamento dello stipendio di Griezmann. Di questi tempi, è già tanto.