Tutte le calciatrici della Nazionale afghana sono fuggite dal Paese

Le ragazze della rappresentativa giovanile sono in Pakistan, le giocatrici della squadra senior sono in Australia.

Dopo un mese passato a nascondersi, le giocatrici della Nazionale giovanile dell’Afghanistan sono riuscite a rifugiarsi in Pakistan. Secondo quanto riportato dalla BBCle atlete avrebbero dovuto lasciare il Paese insieme alle calciatrici della Nazionale senior, che il mese scorso hanno riparato in Australia, ma erano prive di passaporti e altri documenti, e quindi sono rimaste a Kabul. Nella capitale, come detto, sono state nascoste per paura di rappresaglie da parte del governo talebano, che ha già iniziato a reprimere i diritti delle donne. Grazie alla mediazione dell’organizzazione benefica “Football for Peace”, per fortuna, il Pakistan ha deciso di accogliere l’intero gruppo composto dalle giocatrici, dai dirigenti e dai loro familiari, per un totale di 81 persone. Sono stati predisposti degli alloggi presso la sede della Federazione calcio locale, nella città orientale di Lahore. Le calciatrici rimarranno in Pakistan per trenta giorni, prima di richiedere asilo in Paesi terzi.

Secondo quanto riportato dal quotidiano inglese The Independent, le istituzioni pakistane avrebbero accettato di accogliere la Nazionale giovanile femminile dopo una lettera di sollecitazione inviata al primo ministro Imran Khan, a cui è stato chiesto l’ingresso urgente nel Paese in condizioni di sicurezza. La lettera affermava che le calciatrici rischiavano di subire «gravi minacce» da parte dei talebani. Dopo la presa dell’Afghanistan da parte dei guerriglieri, non a caso, l’ex capitano della Nazionale Khalida Popal – che nel frattempo è fuggita all’estero e ha fondato Girl Power Organization, associazione la cui missione è utilizzare lo sport come mezzo per alimentare inclusione sociale ed empowerment femminile, rivolto soprattutto a rifugiate e/o immigrate – aveva invitato le ragazze della rappresentativa giovanile a bruciare le loro divise da gioco e a cancellare qualsiasi riferimento alla loro carriera sportiva pubblicato sui social media, in modo da evitare ritorsioni. In un contesto del genere, fuggire era probabilmente la soluzione migliore.

Una sensazione confermata anche dalla direzione che sta prendendo il nuovo governo dei talebani sullo sport femminile: Ahmadullah Wasiq, uno dei componenti della commissione culturale del regime, ha spiegato che «nel cricket le giocatrici potrebbero trovarsi in situazioni che prevedono viso e parti del corpo scoperte. L’Islam non consente alle donne di vestire in questo modo, e quindi non permetterà alle donne di praticare questo tipo di sport». Lo stop ufficiale e coatto allo sport femminile era stato in vigore già dal 1996 al 2001, quando i talebani erano al potere prima dello scoppio della guerra e della loro destituzione. Ora, purtroppo, la storia si ripete.