Perché l’Africa è favorevole ai Mondiali ogni due anni?

Pesano molto i possibili introiti, ovviamente, ma è anche una questione di sviluppo e di posizionamento politico.

Uno dei temi calcistici più caldi e importanti di questo periodo riguarda la possibilità che i Mondiali si disputino ogni due anni. Si tratta di una proposta caldeggiata dai massimi dirigenti Fifa, propagandata dal presidente Gianni Infantino e da Arsène Wenger – capo dello sviluppo della confederazione internazionale – e che in qualche modo si oppone in maniera piuttosto netta all’Uefa di Aleksandar Ceferin, ed è questa la vera battaglia politica in atto. In realtà anche i giocatori europei e le leghe del Vecchio Continente si sono espresse in maniera critica su questo possibile cambio di scansione temporale per la Coppa del Mondo, adducendo alla necessità di ridurre il numero di partite annuali, anziché ingolfare ulteriormente un calendario già molto fitto. Insomma, la Fifa sembrava combattere da sola per questa riforma, poi però sono arrivati alcuni endorsement positivi. Tra questi, il più significativo è arrivato dalle federazioni africane, che hanno accolto con entusiasmo l’idea di disputare i Mondiali ogni due anni. Cerchiamo di capire perché.

Il medium DW ha raccolto un po’ di dichiarazioni e pareri su questa proposta, e sulla sua possibile attuazione: Emmanuel Amunike, ex calciatore della Nigeria e del Barcellona, in seguito anche commissario tecnico della Tanzania, ha detto che «per il calcio sarebbe giusto uscire dalla comfort zone: certe riforme sono sempre controverse, basti pensare alle polemiche sollevate dall’introduzione del Var, e invece oggi tutto si è risolto. Perché non potrebbe andare allo stesso modo pure per la Coppa del Mondo ogni due anni?». Amaju Pinnick, presidente della Federcalcio nigeriana, ha spiegato che «la Coppa del Mondo, se si giocasse ogni due anni, garantirebbe maggiori possibilità di crescita per il calcio africano. Sarebbe un vantaggio per tutte le confederazioni, e infatti anche le istituzioni calcistiche dell’Asia e dell’Oceania sono favorevoli alla riforma». È evidente che si tratta di una guerra tra grandi e piccoli, tra ricchi e aspiranti ricchi: Faouzi Lekjaa, presidente della Federazione marocchina, ha messo l’accento proprio su questo aspetto, dichiarando che «quelli che si sono schierati contro la Coppa del Mondo ogni due anni sono molto egoisti: così discriminano milioni di persone solo per proteggere i loro interessi commerciali».

È chiaro che, quando si parla di possibilità di sviluppo del movimento, ci si riferisca essenzialmente ai soldi. Agli introiti televisivi e commerciali. A delle risorse che sì, potrebbero sicuramente essere destinate a finanziare la crescita corporativa del calcio in continenti come Africa, Asia e Oceania, ma che alla fine potrebbero anche rivelarsi un boomerang per l’intero settore. Wladimir Andreff, economista sportivo ed ex professore all’Université Panthéon-Sorbonne di Parigi, ha spiegato che «la creazione di una Coppa del Mondo biennale, soprattutto dopo l’allargamento della fase finale a 48 squadre, già ufficializzata a partire dall’edizione 2026, saturerebbe ulteriormente la proposta di calcio e poi creerebbe dei problemi logistici che farebbero aumentare i costi in maniera esponenziale. Tutto questo, di fatto, renderebbe impossibile creare le condizioni affinché le federazioni più piccole possano ospitare l’evento, oppure vadano oltre un limitato aumento degli incassi derivanti dai diritti televisivi». Secondo questa teoria, insomma, non si innescherebbe un miglioramento della situazione tale da giustificare un calendario ancora più ricco e più frenetico, soprattutto a medio-lungo termine. In ogni caso, le confederazioni africane sembrano aver fatto fronte compatto in vista della prima votazione sui Mondiali ogni due anni, che si terrà a dicembre 2021.