Arteta ha detto che le critiche e gli insulti potrebbero scoraggiare i futuri allenatori

«Molti miei aspiranti colleghi hanno dei dubbi se continuare a studiare o rimanere dietro le quinte come assistenti».

L’addio di Steve Bruce al Newcastle ha avuto una fortissima eco mediatica. Non solo perché segna davvero l’inizio della nuova era dei Magpies, appena acquistati dal ricchissimo fondo saudita PIF, ma anche perché la rescissione consensuale del suo contratto è stata accompagnata da alcune dichiarazioni piuttosto significative sulle due stagioni vissute a St. James’ Park: «Fin dal mio primo giorno al Newcastle», ha detto Bruce, «pensavo che avrei saputo gestire tutto ciò che mi sarebbe stato detto. Ora posso dire che è stata davvero dura: non sono mai stato realmente accettato e benvoluto, ho passato due anni ad avvertire il desiderio di vedermi fallire, a leggere gente dire in continuazione che avrei perso, che ero un manager inutile, uno spreco di spazio, uno stupido, un grassone, una testa di cavolo tatticamente incapace. Tutto questo ha preso il sopravvento sulla mia famiglia, e potrebbe spingermi ad abbandonare il calcio».

Mikel Arteta è stato uno dei primi colleghi di Bruce a commentare le sue parole. Il manager dell’Arsenal ha raccontato che molti suoi amici «stanno seguendo i corsi per diventare allenatori ma sono molto combattuti se proseguire o meno: sono spaventati dalle critiche, dagli insulti, dal trattamento che riceveranno quando diventeranno allenatori in prima. Hanno dei dubbi, alcuni pensano che sia meglio restare assistente o comunque dietro le quinte, senza assumersi la responsabilità di dirigere una squadra in prima persona. Per me questo potrebbe rappresentare una barriera, potrebbe scoraggiare la prossima generazione di manager». Anche Arteta, assistente di Guardiola al Manchester City prima di essere nominato allenatore dell’Arsenal, è stato attaccato negli ultimi mesi per via dei risultati scadenti colti dai Gunners. Secondo il tecnico spagnolo, «le critiche possono farti crescere, ma devono essere espresse nel modo giusto e dalle persone giuste. In certi casi, ascoltarle fa bene, puoi farne tesoro. Ma se invece ti concentri su tutto ciò che ti viene detto, finirai per diventare un uomo infelice, e quindi un allenatore che non fa bene il suo lavoro».

La paura di Arteta per gli allenatori che verranno nasce anche dal fatto che molti suoi colleghi, ovvero dei tecnici che hanno guidato una squadra in prima persona, avvertono lo stesso disagio raccontato da Bruce. «Ho raccolto diverse testimonianze», ha detto il manager dell’Arsenal, «e alcuni allenatori hanno pensato di non svolgere più la loro professione a causa del clima teso, degli insulti che sono costretti a sopportare. Secondo me è impossibile perdere la passione e l’amore per questo mestiere, e quindi un manager che è arrivato fino a questo punto, al punto da dimenticare quanto sia bello e divertente guidare una squadra di calcio, sta vivendo una situazione davvero insostenibile. Dobbiamo prenderci cura del nostro ambiente lavorativo, perché se non facciamo niente le cose non potranno che peggiorare».