Dybala contro lo Zenit non ha omaggiato un’esultanza di Platini

Al contrario, una specie di “protesta” contro un gol annullato.

Quando Paulo Dybala si è lasciato scivolare sul prato dell’Allianz Stadium per esultare dopo un gol, poggiando il gomito sinistro a terra e la testa sul pugno, voleva proprio omaggiare Michel Platini. È stato lo stesso attaccante argentino a confessarlo nel postpartita: «Platini è un idolo per tutto quello che ha fatto. Volevo esultare dopo averlo raggiunto con l’Inter, ma non era il momento. Spero mi abbia visto». Quando dice di averlo raggiunto, Dybala allude alle reti realizzate in maglia bianconera: contro i nerazzurri ha segnato la numero 105, poi contro lo Zenit sono arrivate la numero 106 e la numero 107. Ora l’argentino è 11esimo nella classifica marcatori all-time della storia della Juventus, alle spalle di miti antichi (Munerati, Hansen, Sivori, Boniperti, Anastasi) e più moderni (Baggio, Trezeguet, ovviamente Del Piero).

Ma perché Dybala ha scelto di esultare proprio in quel modo per celebrare Platini? Il riferimento va a un momento indimenticabile nella carriera del fuoriclasse francese: il gol segnato e non convalidato durante la finale di Coppa Intercontinentale 1985 tra la Juventus e l’Argentinos Juniors. Dopo aver festeggiato, Platini si accorse che l’arbitro aveva annullato il suo gol e allora decise di “protestare” così, stendendosi polemicamente in campo come avrebbe fatto su un divano, su un letto. In effetti c’era di che rimanerci male: quello (non) realizzato da Platini contro l’Argentinos Juniors è storicamente considerato come il gol annullato più iconico di sempre.

Si tratta di una non-rete di culto per tanti motivi: l’arbitro decise di annullarlo senza un motivo apparentemente valido; è stato realizzato in Coppa Intercontinentale, che a quei tempi era considerata una competizione di primaria importanza; la partita tra i bianconeri di Platini (ma anche di Cabrini, Scirea, Laudrup) e gli argentini di Claudio Borghi e Sergio Batista, tra gli altri, fu ricca di emozioni e di momenti controversi, sia alla Juve che all’Argentinos Juniors erano stagi già annullati dei gol, e il risultato era ancora in bilico – la gara sarebbe finita 2-2 al 90esimo, stesso risultato della fine dei tempi supplementari, poi la vittoria sarebbe andata alla Juve dopo i calci di rigore.

E poi c’è da considerare la bellezza assoluta dell’azione personale e del tiro di Platini: dopo una respinta della difesa e un tocco al volo di Bonini, il numero 10 della Juventus controlla il pallone, supera un difensore avversario con un sombrero, e poi indovina un meraviglioso tiro in diagonale di sinistro. Tutto questo, con la palla volteggiante in aria, senza che abbia mai toccato il campo da gioco. Pochi istanti dopo, come detto, Platini sta esultando – giustamente – con i suoi compagni, ma poi tutti si accorgono che l’arbitro ha annullato il gol, forse per un fuorigioco (che non c’è) o per un gioco pericoloso (che non c’è). E allora, per protestare, Le Roi si stende sul prato dello stadio Olimpico di Tokyo, mette il gomito sinistro a terra e poggia la testa sulla mano. Pochi secondi dopo si mette seduto e applaude ironicamente l’arbitro, ma intanto ha già consegnato alla storia una delle non-esultanze più indimenticabili di sempre. È tutto qui, in questo video: