La finale del campionato MLS era l’ultima opportunità per poter arricchire un 2021 già indimenticabile per il City Football Group, la conglomerata emiratina che detiene la proprietà del Manchester City, di altre nove squadre in giro per il mondo – New York City (Usa), Melbourne City (Australia), Yokohama Marinos (Giappone), Torque (Uruguay), Girona (Spagna), Lommel (Belgio), Troyes (Francia), Sichuan Jiuniu (Cina), Mumbai City (India) – e ha accordi di partnership con il Bolívar (Bolivia) e il Vannes (Francia). Il New York City, infatti, era approdato all’ultimo atto per la prima volta della sua storia dopo aver battuto la miglior squadra della regular season (i New England Revolution) in semifinale di Conference e poi i Philadelphia Union in finale. Il match valido per la MLS Cup contro i Portland Timbers, vincitori della lega nel 2015 e poi anche nel torneo “Mls is Back” nel 2020, è finito ai rigori e ha portato il primo titolo in assoluto nella città di New York. Per il City Football Group, come detto, si tratta di un suggello a un anno solare praticamente perfetto: quello conquistato dalla franchigia americana è il quarto titolo nazionale del 2021, dopo quelli del Manchester City, del Mumbay City e del Melbourne City.
Come detto, quella vinta sabato è la prima MLS Cup nella storia del New York City, squadra fondata nel 2015 e che finora, ai playoff, non era mai andata oltre i quarti di finale (raggiunti ininterrottamente dal 2016 al 2020). Anche quest’anno non sembrava che il club di proprietà del City Football Group – ma anche dei New York Yankees, che inoltre li ospitano nel loro iconico stadio nel Bronx – potesse aspirare al titolo: nella classifica generale, quella che mette insieme le squadre di entrambe le Conference, si era infatti classificata all’ottavo posto; limitatamente alla Eastern Conference, ha raggiunto la quarta piazza, un piazzamento che l’ha costretta a disputare un turno preliminare di playoff – vinto contro l’Atlanta United (2-0). Come quella della finale contro i Timbers, anche la vittoria contro i New England Revolutions è arrivata ai rigori; nella finale di Conference, invece, la vittoria sui Philadelphia Union è arrivata grazie a un gol segnato all’88esimo dal 19enne brasiliano Talles Magno – e forse anche per via di un focolaio di Coronavirus che ha costretto Philadelphia a utilizzare alcuni giocatori del vivaio per poter disputare la partita.
Il roster dei New York City è composto da giocatori di 13 nazionalità diverse ed è guidato da un tecnico norvegese, Ronny Deila, in passato sulle panchine dello Strømsgodset, del Celtic Glasgow, del Valerenga. In campo c’è solo un solo giocatore con una certa fama nel calcio italiano ed europeo, vale a dire Maxi Frasquito Morález, ex Atalanta; Morález è anche uno dei pochi ultratrentenni (gli altri sono il portiere americano Johnson, il difensore franco-lussemburghese Chanot e il difensore Morelos) ad avere un ruolo centrale in una squadra che, in realtà, ha un’età media piuttosto bassa (25,4 anni). E che, proprio in virtù di questo, ha cambiato politica rispetto ai suoi primi anni di vita: tra il 2015 e il 2018, infatti, la dirigenza del City decise di ospitare a New York l’ultima fase della carriera di Pirlo, Lampard, David Villa, Iraola. Nelle ultime stagioni la squadra è stata completamente rifondata, anche grazie ad acquisti di un certo peso (il già citato Talles Magno, per esempio, è stato pagato sette milioni di euro), soprattutto sudamericani: non a caso un attaccante argentino (Valentín Castellanos) e un esterno paraguaiano (Jesús Medina) sono stati i migliori giocatori di questa stagione, con 23 e nove gol realizzati tra regular season e playoff. La vittoria della MLS Cup permetterà al City di disputare la Concacaf Champions League per la seconda volta nella sua storia dopo l’esordio del 2020 (un anno fa il percorso si è fermato ai quarti di finale), ma è soprattutto il coronamento di un percorso lungo, come ha spiegato Ferrán Soriano, massimo dirigente del City Football Group: «Il nostro impegno a New York è a lungo termine, e proprio per questo siamo molto felici di aver raggiunto questo livello. Abbiamo sempre pensato che arrivare costantemente ai playoff fosse la reale misura di ciò che facciamo, anche perché quelle della post-season sono partite secche in cui la fortuna ha un ruolo fondamentale. Partecipare sempre vuol dire che prima o poi vincerai, e a noi è andata esattamente in questo modo».