Veloce come Vinícius Júnior

L'attaccante brasiliano è cresciuto in maniera vertiginosa e rapidissima, e non solo grazie alla fiducia di Ancelotti e del Real Madrid: dietro la sua esplosione c'è un progetto che va avanti da anni.

Nel mondo di Vinícius Júnior, tutto corre alla massima velocità. Lui per primo va fortissimo, quando accelera e diventa imprendibile, quando sterza, frena e riparte e lascia sul posto un avversario, o anche due. Fa tutto sempre a cento all’ora, e lo fa bene. Si è visto anche nel derby con l’Atlético Madrid, nell’unica occasione in cui ha davvero avuto l’opportunità di segnare: minuto 37, il Real palleggia sul lato sinistro dell’area di rigore dei Colchoneros, la palla cammina in orizzontale fino a Casemiro che decide per la traccia in verticale; Vini parte, brucia tutti nei primi passi, quando si avvicina al pallone sembra rallentare, poi cambia di nuovo velocità, è un ritmo spezzato e ricomposto più volte in pochi passi, gli serve per prendere tempo e spazio in area, mette la punta sotto con il sinistro ma Oblak resta in piedi fino all’ultimo e si salva in angolo.

La velocità di Vinícius trasforma il calcio in un gioco diverso, più semplice, più simile a un videogioco. Quando lui sgasa, il Bernabéu somiglia un po’ alle arene di Fifa22 – è la realtà che sembra simulazione – in cui l’avatar di Vini diventa imprendibile mentre gli avversari sembrano affondare nel prato. Come lui in campo, anche la sua crescita va velocissima, forse troppo veloce per essere letta in anticipo, e per questo ci sembra di non averla vissuta o vista arrivare, almeno non in queste proporzioni. Fino a pochi mesi fa, infatti, consideravamo Vinícius come un esterno innamorato del pallone e del dribbling, un giocatore fortissimo dal grande potenziale eppure fumoso nell’enorme mole di materiale offensivo che produceva, e spesso sprecava, in una sola partita; oggi è un attaccante che crea, segna e decide contro qualsiasi avversario, a tutti i livelli. Contro l’Atlético è stato meno coinvolto del solito, ha creato meno che in altre partite, ma è riuscito comunque a servire i due assist decisivi. Il Vinícius Jr. 2021/22 è, insomma, un calciatore più maturo, più completo, più forte. Non è solo migliorato nelle cose che già sapeva fare: ne ha aggiunte di nuove, che prima non c’erano.

Il 2021 è l’anno in cui Vinícius ha smesso di essere solo una pura espressione di forza fisica, velocità, atletismo. Ha smesso di essere il ragazzino dei primi tre anni a Madrid, o anche quello che ancora minorenne correva sulla fascia nel campionato brasiliano con la maglia del Flamengo. È diventato un esterno più creativo, ma anche un attaccante più presente. Basterebbe guardare i numeri semplici: dieci gol e cinque assist in Liga, a cui somma due gol e quattro assist in Champions League, tutto in 23 presenze totali; la scorsa stagione l’aveva chiusa con sei gol e sette assist in 49 presenze. È impressionante l’evoluzione nel tiro, cresciuto da una precisione del 32,5% nel 2020/21 – frutto di un intero campionario di conclusioni finite più vicine alla bandierina che al palo – al 61% di quest’anno. Poi ci sarebbero un nuovo set di passaggi, i cambi di gioco, l’efficienza in dribbling: è come se avesse fatto l’aggiornamento del software aggiungendo nuove funzioni. Certo, ci sono ancora tanti punti ciechi nel suo gioco: Vinícius è ancora tatticamente limitato, fatica a uscire stabilmente dal suo quadrante di campo, perde molti palloni, ha un decision making rivedibile. Ma i miglioramenti di questa stagione fanno pensare che, nel tempo, possa perfezionare tutto.

C’è una connessione intuitiva e immediata tra la crescita di Vinícius Jr. e Carlo Ancelotti. È l’allenatore più esperto che Vini abbia mai incontrato, uno che in oltre 25 anni di carriera in panchina ha allenato una varietà sconfinata di talento, di psiche, di umanità. Ancelotti ha capito fin dal primo momento quali corde toccare per portare a un livello superiore un giocatore come lui, istintivo, impulsivo, primordiale. Adesso Vini è più libero di immaginare, inventare e giocare a calcio alla sua velocità. «Sento che il mister mi dà tutto ciò che mi serve, a livello tattico ma anche come consigli sul mio miglioramento. Ora so di poter sbagliare, e questo è importante per farmi sentire importante per questa squadra», ha detto Vini in un’intervista rilasciata a Diário As.

Al fianco di Ancelotti però c’è uno staff da multinazionale che segue Vinícius, un’équipe di 39 persone che è incaricata, in buona sostanza, di lasciare al giocatore il calcio come unica preoccupazione. Lavorano per permettere a Vini di essere un calciatore migliore e per fare di lui, nel frattempo, un’icona più riconoscibile, un generatore di hype, un volto globale da portare sui cartelloni a Times Square o nei murales sui palazzi di Rio. Dietro la crescita di Vinícius c’è, ovviamente, anche il Real Madrid, una società mastodontica, strutturata, che sa trattare il talento e – almeno in questo caso – ha saputo aspettarlo: il potenziale c’era anche prima, ai tempi del Flamengo, ed era di primissima qualità, ma non era scontata una crescita così verticale a questo punto della sua carriera. Vinícius sta diventando una stella, una stella artificiale, voluta, costruita e rifinita a Madrid.

Da quando è arrivato al Real Madrid, nell’estate 2018, Vinícius Júnior ha accumulato 139 presenze e 27 gol in tutte le competizioni (Oscar Del Pozo/AFP via Getty Images)

Vinícius è stato acquistato nel 2017 ma è arrivato in Spagna solo nell’estate successiva, quando è diventato maggiorenne. Quella è anche l’estate in cui il Real Madrid ha perso Cristiano Ronaldo, la sua stella più grande di questo secolo. Un ideale passaggio di testimone che in un certo senso è ancora in corso, perché il brand Vinícius vale una frazione di CR7, nel calcio come in altri settori, ma il percorso di crescita va in quella direzione. Il paragone con il portoghese ha ancora più senso rileggendo la sua traiettoria calcistica: nel 2002 Sir Alex Ferguson si innamora di una brillante promessa dello Sporting Lisbona, porta in Inghilterra un esterno offensivo 17enne, talentuoso ma ancora grezzo, uno che non sembra poter diventare il centro offensivo di una delle squadre più forti del mondo, quantomeno non a breve termine. Quando viene venduto al Real Madrid, nel 2009, Cistiano Ronaldo è una macchina da gol, un attaccante mobile che può segnare in tutti i modi, ogni volta che va in campo. CR7 è stato il prototipo di un calciatore costruito aggiungendo ogni anno una caratteristica nuova, come se la qualità calcistica si possa comporre in laboratorio, un pezzo alla volta. Anche Lionel Messi potrebbe rientrare in questa categoria. Leo era un genio calcistico intrappolato in un corpo che avrebbe potuto frenarlo in qualunque momento della carriera. Invece il Barcellona ha accettato la sfida sapendo di poter contare su quella filiera di sviluppo del talento e delle persone che è la Masia: con la maglia blaugrana, Messi è diventato prima un professionista, poi un esterno creativo, poi il miglior attaccante del mondo, poi il miglior giocatore di tutti, capace di fare cose che a raccontarle non sembrano nemmeno possibili.

Le carriere di Cristiano Ronaldo e Messi sono assurde per le vette che hanno raggiunto – le conosciamo e sono senza senso, forse irraggiungibili, forse no – ma anche per l’evoluzione degli uomini e dei calciatori durante il percorso. Tra i campioni più giovani destinati a prendere il loro posto le storie sembrano prendere strade leggermente diverse. Mbappè è una gemma rara, che però era già luminosa quando l’abbiamo vista le prime volte, magari non luminosa come adesso, ma si capiva da subito. Lo stesso vale per Haaland, che per motivi diversi è sempre stato Haaland, anche da bambino, come ha scritto anche il suo primo allenatore. L’evoluzione di CR7 e Messi ha un tratto più sorprendente, ha una composizione diversa: quella di Vinícius gli somiglia molto. Non sappiamo se il percorso disegnato dal Real Madrid per la sua stella sia un modello replicabile anche a livelli più bassi, quindi se i club di fascia più bassa possono lavorare a un progetto di questo tipo, con aspettative così alte. Forse per costruire una stella in casa c’è bisogno di una super squadra che ne curi la crescita e ne protegga lo sviluppo: Vinícius potrebbe essere un esempio per Manchester United e City, Chelsea e Paris Saint Germain, Barcellona e Bayern Monaco, per un grande club che può scegliere il miglior prospetto possibile e indicargli una traiettoria di lungo periodo, che parte dalla periferia del calcio per arrivare al punto più alto, dove sta puntando Vinícius Júnior.