Tutte le volte che Mourinho ha accusato i suoi giocatori di «debolezza mentale»

L'ha detto al Chelsea, al Manchester United, al Tottenham e ora l'ha detto anche alla Roma.

Non vorremmo sempre parlare di José Mourinho, ma quello che gli sta succedendo alla Roma richiama fatti ed eventi del passato troppo succosi, e anche divertenti, perché possiamo ignorarli. Stavolta le luci dei riflettori vanno necessariamente accesi sulle sue dichiarazioni: dopo la clamorosa sconfitta contro la Juventus – la sua squadra è riuscita a farsi battere con il risultato di 3-4 dopo essere andata meritatamente in vantaggio prima sull’1-0 e poi sul 3-1 – il tecnico della Roma ha detto che «ci sono stati 70 minuti di controllo assoluto, in cui abbiamo giocato veramente bene, con la giusta mentalità. Dopo c’è stato un collasso psicologico e il gol del 3-2 ci ha distrutto». Per Mourinho, insomma, i problemi della squadra giallorossa sono di natura psicologica, riguardano la mentalità dei giocatori, non la tattica, non la tecnica, non le connessioni che si stabiliscono o non si stabiliscono in campo.

Limitatamente alla gara con la Juventus, questa lettura di Mourinho potrebbe anche essere considerata vera, realistica, visto l’evidente calo accusato in campo dai giocatori dalla Roma. Il vero problema è che Mourinho ha detto le stesse identiche cose anche ai tempi del Chelsea, del Manchester United e del Tottenham, ovvero nel corso delle sue ultime tre esperienze in panchina – tutte finite male e andate non troppo bene. Ecco le testimonianze: il 15 dicembre 2015, dopo la sconfitta in casa del Leicester e in seguito a un inizio di stagione tragico, Mourinho disse che «i miri giocatori sono mentalmente deboli»; due giorni dopo, fu esonerato per la seconda volta da Roman Abramovich dopo il primo addio del 2007. Il 4 febbraio 2017, in seguito a un pareggio per 0-0 con l’Hull City a Old Trafford, Mou disse che «molti giocatori della mia squadra non hanno la mentalità necessaria per giocare in una squadra come il Manchester United, che deve lottare per grandi traguardi»; alla fine della stagione lo United avrebbe vinto Coppa di Lega ed Europa League, gli ultimi trofei conquistati in carriera dal manager portoghese, esonerato per mancanza di risultati a dicembre 2018. Il 18 ottobre 2020, dopo un’incredibile rimonta subita dal suo Tottenham a White Hart Lane in una gara contro il West Ham (gli Spurs erano in vantaggio per 3-0 a dieci minuti dalla fine e sono riusciti a incassare tre gol), Mourinho disse che «i miei ragazzi non sono abbastanza forti psicologicamente, abbiamo perso il controllo e alla fine siamo stati puniti»; il manager portoghese è stato esonerato il 19 aprile 2021, con la squadra londinese fuori dalla Champions e dall’Europa League, però qualificata alla finale di Coppa di Lega.

Insomma, è evidente che anche a Roma Mourinho stia seguendo pedissequamente lo stesso identico percorso/copione delle sue avventure precedenti. La squadra giallorossa ha superato il girone di Conference League al primo posto – nonostante la storica sconfitta per 1-6 in casa del Bodø/Glimt – ma in questo momento è sesta in classifica e accusa un ritardo di nove punti dalla zona Champions League. Inoltre, era da più di trent’anni – per la precisione dalla stagione 1988/89 – che non perdeva in casa contro Juventus, Milan e Inter nella stessa stagione. Secondo Mourinho, però, i problemi della sua squadra sono di natura esclusivamente psicologica, c’è un difetto di mentalità che impedisce ai giallorossi di fare risultato. Anche se fosse vero, è evidente che anche questo problema dipende da lui, data che è andata esattamente così anche a Stamford Bridge, a Old Trafford, a White Hart Lane.