In Coppa d’Africa c’è una Nazionale con 15 giocatori spagnoli

La Guinea Equatoriale, ex colonia iberica, si è qualificata per la prima volta dopo due apparizioni da Paese ospitante.

La terza partecipazione della Guinea Equatoriale alla Coppa d’Africa è già nella storia ancor prima di iniziare: la Nazionale centrafricana, espressione di uno stato piccolo e poco popoloso, che non va oltre gli 1,2 milioni di abitanti, si è qualificata per la prima volta al torneo continentale per meriti propri, dopo essere stata ammessa come Paese ospitante in due occasioni – nel 2012 e nel 2015. Sarà difficile ripetere l’ottimo percorso dell’edizione 2015, quando le vittorie col Gabon e la Tunisia condussero la Guinea Equatoriale fino alla finale per il terzo posto, persa ai rigori contro la Costa d’Avorio: nel Gruppo E, la Nzalang Nacional (nickname ufficiale che significa “Nazionale dei fulmini”) dovrà vedersela contro l’Algeria campione in carica, la Costa d’Avorio e la Sierra Leone, non proprio il più semplice dei gruppi. Ma almeno potrà contare sul supporto dei tifosi spagnoli, non fosse altro che per il numero di giocatori convocati che sono nati su suolo iberico.

Nella lista compilata dal ct Juan Micha ci sono infatti 15 calciatori nati in Spagna, che arrivano indifferentemente da Madrid, da Valencia, dall’Aragona, dalla Catalogna, dalle Canarie, dall’Andalusia, dalle Baleari e dai Paesi Baschi. I nomi più prestigiosi sono quelli del 32enne attaccante Emilio Nsue, nato a Maiorca e attualmente svincolato, e quello del 28enne difensore Carlos Akapo, nato a Elche e che oggi milita nel Cadice, club della Liga. Se non fosse fermo a causa di un problema cardiaco, anche Pedro Obiang del Sassuolo – anche lui nato a Madrid ma convocabile nella nazionale della Guinea Equatoriale – avrebbe partecipato al torneo. Ovviamente questo legame tra Spagna e Guinea Equatoriale ha delle profonde radici storiche: il Paese africano è stato colonia iberica per quasi 200 anni, dal 1778 al 1968; la popolazione era politicamente stratificata secondo un sistema simile a quello di tutti gli altri imperi coloniali di Paesi europei, e prevedeva la convivenza tra Peninsulares — popolazione spagnola bianca, la cui immigrazione era regolata direttamente dal governo centrale – e gruppi misti considerati inferiori.

Il già citato Nsue è il capitano e il miglior marcatore nella storia della Nazionale (12 reti in 24 presenze). Come lui, anche il recordman di apparizioni – Iván Zarandona, ex centrocampista ritiratosi nel 2019, che ha disputato 41 gare ufficiali – è nato a Valladolid, quindi su suolo spagnolo. In un’intervista rilasciata a Diário As, Nsue ha spiegato che «la nostra Nazionale non ha un Salah o un Mané, ma è una vera e propria famiglia. Ecco perché siamo riusciti a qualificarci». Nella stessa intervista, Nsue ha raccontato anche i disagi vissuti insieme ai suoi compagni: «Ci siamo radunati a Madrid e ci siamo allenati su un campo in erba artificiale, senza alcuna assistenza professionalizzata. Anche il viaggio verso il Camerun (la sede della Coppa d’Africa, ndr) è stato complicato: alcuni di noi hanno preso un volo di linea con uno scalo lungo 15 ore, altri hanno viaggiato su voli charter. Inoltre ci era stato promessi dei bonus economici se avessimo raggiunto la qualificazione alla Coppa d’Africa, ma poi non li abbiamo ricevuti. Per fortuna il ministro dello Sport ha risolto la questione personalmente, altrimenti non saremmo partiti e ci avrebbero squalificato».

Oltre ai giocatori, anche diversi componenti dello staff sono nati in Spagna. Tra questi c’è Josele González, capo del dipartimento internazionale del Leganés e, dal 2018, segretario tecnico della Federazione della Guinea Equatoriale. Anche lui è stato intervistato da As, e ha spiegato che «la qualificazione alla Coppa d’Africa è stato un traguardo storico. È come se il Liechtenstein si fosse qualificato alla fase finale di un Campionato Europeo. Anzi, è ancora più difficile: i calciatori eleggibili per la nostra Nazionale si trovano in Spagna, noi stiliamo dei resoconti scouting e poi li trasmettiamo al nostro allenatore che li sceglie e li assembla; solo che si tratta di giovani che giocano soprattutto nella Segunda e nella Tercera División».