Omar Elabdellaoui ha ricominciato a giocare a calcio dopo aver perso la vista

Il terzino del Galarasaray era rimasto vittima di un incidente con i fuochi d'artificio, e ha dovuto subire 11 operazioni per tornare a vedere.

Omar Elabdellaoui è stato un grande talento inespresso: nel 2007, a sedici anni è stato acquistato dal Manchester City direttamente dallo Skeid, la squadra in cui si è formato in Norvegia – che, a dispetto delle origini marocchine del suo cognome, è il suo Paese natale. Al City non è stato in grado di mantenere le promesse, ma in ogni caso ha vissuto una carriera di buonissimo livello: dopo aver lasciato l’Inghilterra (nel 2013), ha giocato in Germania (nell’Eintracht Braunschweig), poi in Grecia (Olympiakos), di nuovo in Inghilterra (Hull City) e poi è approdato in Turchia, al Galatasaray; nel frattempo ha accumulato 49 presenze con la Nazionale norvegese. Pochi mesi dopo il suo arrivo a Istanbul, però, la sua carriera sembrava essere destinata a finire, a causa di un drammatico incidente: nella notte di Capodanno 2021, cioè poco più di un anno fa, un fuoco d’artificio gli è scoppiato a pochi centimetri dalla faccia e così ha perso la vista a entrambi gli occhi.

Il terzino del Galatasaray, oggi, è tornato incredibilmente a vedere. E a essere un calciatore. O meglio: ha ricominciato ad allenarsi con i compagni di squadra e ha il via libera dei medici per andare in campo. La sua bellissima – ma complicata – storia è stata raccolta dal Guardian in questo articolo ricco di testimonianze e impressioni personali, sia sull’incidente che sul percorso riabilitativo, fino al ritorno in campo. «Quando il petardo è scoppiato davanti a me», racconta Elabdellaoui, «non vedevo più niente, ma pensavo semplicemente che mi fosse finito qualcosa negli occhi, qualcosa che si potesse rimuovere pulendoli normalmente. E invece subito dopo ho sentito la mia faccia bruciare ed è diventato tutto nero. Vivere i primi giorni in quelle condizioni è stato davvero terribile: non sapevo se fosse notte o giorno, il tempo era irrilevante». Elabdellaoui è ovviamente corso in ospedale, ma purtroppo una sua foto in ambulanza è stata condivisa sui social network. Questo share ha messo al corrente subito i suoi compagni di squadra dell’incidente, e così molti giocatori del Galatasaray – e anche Fatih Terim, allora tecnico della squadra turca – si sono precipitati in ospedale per sostenerlo.

Le lesioni agli occhi sono apparse subito molto gravi: nonostante qualche giorno dopo abbia ricominciato a percepire forme e colori dall’occhio sinistro («avevo paura di addormentarmi e di svegliarmi di nuovo completamente al buio», ha raccontato Omar), le possibilità di tornare a vedere in maniera sufficiente erano considerate misere. E, ovviamente, la carriera di calciatore era da considerarsi conclusa. Il suo agente, Mikail Adampour, ha però cercato in tutti i modi di trovare una cura, una soluzione. E l’ha trovata nel trapianto di cornea, suggerito da Edward Holland, specialista del Cincinnati Eye Institute. Negli Stati Uniti, gli accertamenti hanno mostrato che l’incidente aveva bruciato tutto il tessuto che crea la membrana protettiva intorno al bulbo oculare, oltre ai suoi dotti lacrimali: questa situazione rendeva molto complicato il trapianto. Perciò, prima di procedere all’intervento è stata avviata una terapia di riparazione che potesse riportare gli occhi di Elabdellaoui in uno stato che permettesse l’operazione. Secondo i medici, il calciatore aveva una probabilità del 5-10% di recuperare la vista; il suo incidente era uno dei più gravi mai trattati al Cincinnati Eye Institute, addirittura «quattro volte peggiore rispetto a quelli occorsi ai soldati americani accecati dalle bombe in Afghanistan».

Nei primi mesi in America, gli occhi sono stati letteralmente ricostruiti con una membrana amnionica della placenta umana, poi con una nuova palpebra – ottenuta da lembi di pelle presi dalla sua bocca e dalle sue orecchie. A primavera, poi, i medici hanno potuto cominciare a lavorare per ripristinare la vista. Il primo passo è stato un trapianto di cellule staminali della superficie oculare di un membro della famiglia Elabdellaoui, per la precisione sua sorella Ikram. Poi un donatore anonimo ha contribuito affinché Omar potesse subire l’ultimo degli interventi chirurgici che gli sono serviti – alla fine del percorso sono stati 11 – per recuperare la vista. Nel frattempo, per quanto possibile, il calciatore-Elabdellaoui ha cercato di mantenersi in forma, aiutato da uno dei preparatori atletici dei Cincinnati Bengals, franchigia di NFL. Omar ha detto che «le sessioni di allenamento non erano intense come quelle a cui ero abituato, ma svolgerle mi ha salvato, mi ha tenuto in vita, non ho intenzione di mentire. Ho iniziato ad allenarmi presto e ho pensato che sarei tornato a giocare, qualunque cosa fosse accaduta. Ogni volta che facevo una buona sessione dura, sentivo di essere ancora capace, forte e ancora vivo».

L’agente di Elabdellaoui gli è rimasto accanto per tutto il tempo, ha dormito in ospedale accanto a lui nei primi mesi e poi l’ha seguito nelle sue trasferte in America per curarsi. Fino a quando, poi, è arrivato il mese di settembre e il trapianto di cornea è riuscito perfettamente. «Ricominciare a vedere», ha detto Omar, «è stata un’emozione inspiegabile, inimmaginabile. È stato un miracolo, come un sogno che si è avverato. Non pensi mai che vedere sia un sogno, lo dai per scontato, e invece è un dono immenso. Quando non pensi ad altro che ricominciare a vedere per nove, dieci e poi undici mesi, 24 ore su 24, sette giorni su sette, raggiungere il tuo obiettivo regala una felicità pura, emozioni mai provate prima». E poi, il calcio: il Galatasaray l’ha riaccolto in rosa all’inizio del 2022, esattamente un anno dopo l’incidente. Quando non è in campo, Omar deve mettere dei colliri speciali ogni mezz’ora, quando si allena e quando gioca deve indossare occhiali speciali e delle lenti a contatto. Ma i medici gli hanno ridato l’idoneità, potrà tornare in campo. Finora ha disputato solo un’amichevole, ma ora potrà essere convocato da Domènec Torrent, diventato tecnico del Galatasaray circa un mese fa. Uno splendido lieto fine.