Prendiamo il terzo gol segnato ieri sera contro il Psg, un gol che da solo basterebbe per celebrare la notte di Karim Benzema: la palla viaggia velocissima in avanti e poi vaga in area dopo un rilancio sbilenco; Benzema è esattamente dove dovrebbe essere, come se nella sua mente ci fosse installato e si fosse attivato un chip gps del gol; il problema è che il rinvio di Marquinhos ha reso incontrollabile la palla, è impensabile che un essere umano – di quelli normali, intendiamo – possa trovare il modo per tirare in modo pulito, forte, definitivo, senza stopparla. Solo che lui è Karim Benzema: si inarca quanto basta e colpisce il pallone di prima, col destro, con la parte laterale del piede. Traiettoria con giro verso l’esterno, sfera in buca d’angolo, esultanza tra l’incredulo e il commosso, braccia aperte come ad abbracciare tutto il Bernabéu in delirio.
Come detto prima, basterebbe solo questo gol per parlare di Benzema e per appiccicargli addosso la definizione più giusta, più esatta, nel suo caso: quella di centravanti perfetto. Nella nostra visione idealizzata del calcio, un retaggio culturale che ovviamente ha radici antiche, un centravanti perfetto è uno che fa un gol così: sta nel posto giusto al momento giusto, ha la prontezza di coordinarsi in pochissimi centesimi di secondi e la capacità locomotoria per farlo, ha la sensibilità tecnica necessaria perché quel tocco improvviso, quindi inevitabilmente improvvisato, si trasformi in una conclusione capace di sorprendere il portiere avversario. Essenzialità, rapidità, qualità. In quest’ordine.
Il punto è che Karim Benzema, durante Real Madrid-Psg, ha fatto anche altro. Qualche analista superficiale potrebbe semplicemente leggere il tabellino e quindi dire che ha fatto tutto il resto. Una tripletta è una tripletta. in fondo. Questo ipotetico analista superficiale potrebbe anche aver ragione, però: nel calcio moderno il centravanti perfetto è – ovviamente – un calciatore in grado di segnare molti gol, ma è anche un elemento inserito nel sistema, un atleta in grado di connettersi con i compagni, guidare la parte finale dell’azione come regista offensivo, orientare il gioco dei compagni in base all’andamento della partita, dal punto di vista tattico ma anche emotivo. Insomma, il centravanti perfetto non è solo una questione di gol. Di quanti gol, di quali gol.
Prendiamo il primo tempo: al 24esimo minuto, nell’ambito di una gara che in quel frangente viene dominata – tecnicamente, mentalmente – dal Psg, Karim Benzema a un certo punto si avventa su una palla lavorata da Modric e va vicinissimo a un gol che sarebbe stato a dir poco spettacolare, con una conclusione – a giro eppure fortissima – che si spegne sul fondo a un’unghia, davvero un’unghia, dal palo alla sinistra di Donnarumma. Riguardando la sintesi e concentrandosi per un istante su ciò che avviene dietro la porta del Psg, si vedono tantissimi tifosi del Madrid che scattano in piedi e poi fanno un gesto di stizza, di disperazione, perché quello era gol e poi non lo è stato, per un’unghia. Ecco come ci si sente a essere tifosi della squadra di Benzema: sai che ogni azione e/o ogni pallone possono diventare gol in un attimo, e allora quasi ci rimani male quando non succede. Pochi minuti dopo, quando Mbappé non ha ancora segnato ma il Psg sta ancora comandando il gioco, e allora c’è bisogno di alleggerire la pressione, avviene una cosa molto simile: cross dalla destra verso Benzema, salto perfetto e colpo di testa a incrociare, palla fuori di poco. Anche qui i tifosi annusano il gol e ci restano male. Ma per esultare è solo una questione di tempo.
Nella ripresa, quando Donnarumma spegne per un attimo (fatale) il suo cervello calcistico, Benzema è dove deve essere: a fare pressing su di lui, poi in piena area di rigore per convertire in oro il suo errore. Il suo primo gol non è niente di che, ma solo se sei Karim Benzema: perché ok aggredire il portiere e il fiuto del gol, quindi della posizione giusta, ma poi ci vogliono freddezza e qualità per fermare il passaggio di Vinícius, per non impanicarsi dovendo gestire un pallone solo apparentemente facilissimo, per indovinare lo spazio della porta non presidiato dai difensori dal Psg, dal ritorno di Donnarumma.
Qui la partita cambia, e diventa il playground di Benzema. Lo era stato di Mbappé, ed è stato bellissimo, inutile negarlo o nasconderlo. Benzema, però, è qualcosa di diverso. È un attaccante forse meno forte, ma più completo, più assoluto. Mbappé ha il tempo e tutto ciò che occorre per arrivare a certi livelli, ma non è ancora tempo. Lo si capisce in pochi minuti. Ecco un altro colpo di testa che va vicinissimo al palo, una rifinitura al limite dell’area che manda in crisi la difesa del Psg e mette Vinícius solo davanti a Donnarumma. Poi, in un crescendo rossiniano, il gol squarciante eppure poetico che porta avanti il Real Madrid: l’azione stavolta la conducono Modric e Vinícius, e lo fanno davvero alla grande; Benzema si propone una prima volta per ricevere il pallone, solo che i suoi compagni cambiano il fronte d’attacco e allora lui deve cambiare strategia; inizia a muoversi come un ladro d’appartamenti dentro l’area di rigore, una mezzaluna, un paio di passi indietro per evitare il fuorigioco, poi un momento di stasi che è un messaggio a Modric, vale a dire “dammi la palla giusta e io non sbaglierò”. Va esattamente così: Modric è un fenomeno e fa viaggiare la palla in un corridoio che in realtà non esiste; Benzema è un fuoriclasse, stoppa il pallone a seguire, aspetta un istante e poi scocca un tiro forte, senza appello. In realtà Marquinhos è velocissimo a chiudere in scivolata, solo che Benzema è stato un fulmine: il tiro viene solo deviato dal capitano del Psg, anzi il suo tocco mette fuori causa Donnarumma. Il Real Madrid celebra la coordinazione di Benzema con un tweet in cui c’è scritto, semplicemente, “Arte”. Pochi secondi dopo arriverà il terzo gol, ma di quello abbiamo già parlato all’inizio.
Il centravanti perfetto, capitolo ennesimo
Abbiamo parlato dei tre gol di Benzema, e poi di tutte le occasioni create o finalizzate dal centravanti francese. Ci sono tiri splendidi, colpi di testa, grandi rifiniture, ma anche movimenti d’autore, azioni in pressing. Sopra, giusto per integrare il discorso, c’è il video dei suoi highlights personali. Nel montaggio ci sono anche altri momenti, altre grandi giocate che non abbiamo approfondito per questioni di tempo e di spazio. È evidente, comunque, che Karim Benzema abbia vissuto una notte da centravanti perfetto. Ed è una definizione che vale per tutti, per chi ama le prime punte di una volta – quelle basiche e letali sotto porta – e per chi invece preferisce un approccio e uno stile più armonico, più completo, quindi più moderno. Il vero nocciolo di questa storia è è che gli appassionati di Real Madrid o di Benzema, quelli che lo conoscono e lo seguono veramente sanno che certe serate non sono un’eccezione, né tantomeno un caso. Sono eventi frequenti, che si ripetono e si inseguono ormai da anni. Alcune sono state oscurate da Ronaldo, ma questo non modifica la sostanza delle cose: Karim Benzema è sempre stato questo, è sempre stato così forte, così decisivo, forse prima segnava un po’ di meno ma aveva la stessa importanza capitale nel gioco della sua squadra, di una squadra che ha vinto tutto per tantissime volte, che non è ancora stanca di provarci. E questo lo rende un giocatore dal valore inestimabile, non solo per il Real Madrid, ma per l’intera storia del calcio.