Da dove arriva Moustapha Cissé, che fino a febbraio giocava in una squadra di rifugiati

Dalla Seconda Categoria pugliese al primo gol nella prima gara disputata in Serie A.

Il primo gol realizzato in Serie A, per di più all’esordio assoluto nel massimo campionato, è una storia sempre bellissima per tutti i calciatori. Ma per Moustapha Elhadji Cissé, 18enne attaccante guineano di proprietà dell’Atalanta, quel momento ha dei significati in più, e anche più importanti. La sua, infatti, è una storia quasi magica: Moustapha giocava in Seconda Categoria pugliese solo poche settimane fa, l’Atalanta gli ha fatto firmare un contratto e l’ha aggregato alla squadra Primavera il 23 febbraio scorso, dopo averlo notato nel corso di una partita disputata con la sua ex squadra – l’ASD Rinascita Refugees, che ha sede a Copertino, in provincia di Lecce. Cissé ha disputato la sua prima gara con la Primavera quattro giorni dopo il suo arrivo a Bergamo, e anche in quell’occasione ha realizzato un gol, anzi due, contro il Milan.

L’approdo di Cissé in prima squadra è un evento un po’ casuale, dovuto alle assenze di vari attaccanti a disposizione di Gasperini – su tutti Duván Zapata. Il tecnico dell’Atalanta ha deciso di convocarlo per la gara casalinga contro il Genoa di una settimana fa, finita 0-0, e poi di mandarlo in campo per la prima volta nel secondo tempo di Bologna-Atalanta, anche quella inchiodata sullo 0-0 al momento del suo ingresso sul terreno gioco al posto di Muriel. Sedici minuti dopo aver iniziato la sua prima partita tra i professionisti, Cissé si è fatto trovare pochi centimetri dentro l’area di rigore, in un quadrato di campo perfetto per sfruttare un bell’assist di Mario Pasalic: tiro a girare con il sinistro e palla in buca d’angolo. Si è trattato di un gol fondamentale per l’Atalanta, che altrimenti avrebbe dovuto dire addio alla possibilità di qualificarsi alla prossima Champions League – la squadra nerazzurra accusa otto punti di svantaggio dalla Juve quarta in classifica, ma deve recuperare una partita.

Insomma, Moustapha Cissé ha scritto – perché ha vissuto – una storia che sarebbe splendida già così. Ma c’è anche dell’altro: la Rinascita Refugees, come si evince dal nome, è una società che utilizza il calcio come veicolo di integrazione per rifugiati e migranti, nell’ambito dei progetti SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e SIPROIMI (Sistema di Protezione per Titolari di Protezione Internazionale e per Minori Stranieri non accompagnati). Oltre a disputare il campionato di Seconda Categoria, la Rinascita Refugees ha anche trionfato nell’ultima edizione del Progetto Rete!, che dal 2015 permette a tantissime squadre con finalità umanitarie di confrontarsi tra loro a livello regionale e poi nazionale.

Nato nel 2015 per promuovere il calcio come strumento educativo, formativo e di integrazione sociale, il Progetto Rete! ha dei numeri in crescita esponenziale: per la prima edizione furono coinvolti 237 giocatori, arrivati poi alle soglie di quota 600 per l’edizione 2019, l’ultima prima dell’inevitabile rallentamento dovuto alla pandemia. Cissé è entrato a far parte di questo mondo di integrazione e solidarietà nel 2019, al termine del suo viaggio dalla Guinea all’Italia, e ora è bellissimo pensare che sia potuto arrivare fino all’Atalanta, alla Serie A, a essere protagonista su un palcoscenico così importante. È un segnale chiaro: accogliere e coltivare la diversità è sempre la cosa migliore da fare.

Il gol di Cissé

 

La foto in apertura è tratta dal profilo Twitter dell’Atalanta