Il caso Mbappé potrebbe cambiare per sempre il rapporto tra calciatori e sponsor

L'attaccante francese non ha partecipato a delle campagne pubblicitarie con i brand scelti dalla Nazionale, per motivi etici.

Da anni, ormai, tutti sostengono che Kylian Mbappé sia destinato a cambiare il calcio. In campo, è evidente, questa transizione sta avvenendo davanti ai nostri occhi, complice anche il declino – evidente, innegabile – di Messi, Ronaldo e di tutti i calciatori simbolo dell’ultima generazione, quella dei campioni nati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Ora, però, Mbappé ha iniziato a cambiare le cose anche fuori, per di più in un ambito/aspetto centrale nello sportbusiness di oggi: il rapporto tra calciatori, sponsor e le squadre, indifferentemente club o Nazionali. Cosa è successo di così importante? Mbappé, che in questi giorni si trova in ritiro con la Francia a Clairfontaine, ha deciso di non partecipare a una serie di eventi e campagne promozionali già concordate tra la Federazione francese e gli sponsor che supportano l’attività della Nazionale. Per la precisione, secondo Capital, le aziende in questione sarebbero Uber Eats, Volkswagen, Konami, Orange , Coca-Cola e Xbox Foundatio.

Il punto, come detto, è che queste campagne promozionali erano già state programmate per questo break internazionale. E quindi è come se Mbappé avesse rifiutato di assolvere a degli incarichi che lo riguardavano in quanto componente della squadra nazionale guidata da Deschamps. In particolare, L’Équipe Le Parisien hanno confermato che l’attaccante del Psg ha deciso di non presenziare alle riprese di alcuni video, preferendo rimanere nella propria stanza. Mentre tutti i suoi compagni partecipavano, come da accordi sottoscritti in precedenza, a questo evento interno. Di quali accordi stiamo parlando? Secondo quanto riportato da Le Figaro, si tratterebbe di un contratto firmato dai giocatori al momento della prima convocazione con la Nazionale francese, e che prevede l’utilizzo della loro immagine in campagne promozionali sovvenzionate dalle aziende partner. Questa scrittura, che porterebbe circa 25mila euro nelle tasche dei giocatori per ogni partita disputata con la Nazionale, è regolata da alcuni paletti: il magazine So Foot, per esempio, parla di spot e shooting in cui debbano comparire almeno cinque giocatori, e che quindi non mettono in risalto un solo testimonial.

Il nocciolo della questione è qui, in questo punto: Mbappé si sarebbe rifiutato di associare la propria immagine senza ad aziende non scelte direttamente da lui e dal suo entourage, anche in virtù di una riconoscibilità superiore rispetto a tutti i suoi compagni di squadra. Il 23enne fuoriclasse del Psg ha spiegato la sua posizione in un comunicato stampa affidato all’agenzia di stampa France Press: «Più volte, negli ultimi anni, abbiamo discusso con la Federazione di questo argomento relativo alle sponsorizzazioni: le condizioni stipulate a suo tempo nell’accordo in vigore non consentono più di sviluppare l’immagine del calcio nel rispetto dei valori di un’istituzione come la Nazionale, così come di quelli specifici per ogni giocatore della squadra. In ogni caso, la decisione di Mbappé non deve essere considerata come un atto di ribellione: il suo obiettivo non è economico, ma svuole emplicemente cambiare le cose. Non a caso, ha deciso di devolvere i suoi bonus commerciali in beneficenza». In chiusura, una dichiarazione piuttosto significativa: «Questo episodio non mette in discussione il coinvolgimento di Mbappé nel progetto della Nazionale francese, il suo attaccamento alla squadra e ai compagni. Anzi, deve essere un’occasione per aprire un dialogo intorno a questi temi».

In pratica, come si evince da queste parole, Mbappé, la sua famiglia e il suo staff hanno deciso di prestare l’immagine del calciatore solo a dei marchi che condividono le sue idee, le sue visioni del calcio e della vita. Alcuni giornali francesi hanno ipotizzato che la volontà del clan Mbappé sia quella di rappresentare solo brand con politiche sostenibili e dalla perfetta condotta sociale ed etica. Di conseguenza, sarebbero automaticamente esclusi i siti di scommesse e le aziende di fast food, giusto per fare qualche esempio. In questo modo si aprirebbe una nuova frontiera nel rapporto tra sponsor e squadre di club e Nazionali, perché sarebbero i giocatori ad avere l’ultima parola sulle proprie partecipazioni a tutte le partnership. Secondo Gary Tribou, docente all’Università di Strasburgo in marketing intervistato dal medium France Info, «siamo di fronte a un possibile momento di svolta, a un evento che potrebbe cambiare il business del calcio per come lo conosciamo oggi». Anche perché tutto questo avrà delle conseguenze economiche per tutti i calciatori che non si chiamano Kylian Mbappé.

Da parte sua, la Federazione francese si trova di fronte a un problema rilevante: ha negoziato e stipulato degli accordi legati alle figure più rappresentative della Nazionale, primo tra tutti lo stesso Mbappé, e ora le cosa potrebbero cambiare. È per questo che Noel Le Graët, presidente della FFF, ha deciso di affrontare la questione con una certa calma, senza esagerare con le parole e/o con i provvedimenti: interrogato sul caso da L’Équipe, ha annunciato che Mbappé giocherà la prossima partita (la Francia affronterà in amichevole la Costa d’Avorio), ha detto di voler incontrare rapidamente Mbappé, e che «non è giusto trasformare ciò che sta accadendo in un affare di stato. Vogliamo affrontare le cose punto per punto, e rendere felici le persone, i giocatori, i nostri sponsor. Tutto si risolverà quando andremo a trattare di nuovo con le nostre aziende partner, prima della Coppa del Mondo». Il punto è proprio questo: quale sarà la posizione di Mbappé prima e durante quelle trattative? Dalla risposta a questa domanda dipenderà molto del calcio del futuro.