I portieri delle grandi squadre non fanno quasi mai lanci lunghi

Nonostante gli errori, a volte decisivi, la tendenza globale è piuttosto chiara.

Uno dei dibattiti calcistici più caldi dell’anno riguarda l’uso – o per meglio dire: il presunto abuso – dei portieri nella fase di costruzione dal basso. È un argomento che tiene banco da molto tempo, ma negli ultimi mesi i numerosi errori commessi in diverse gare di primaria importanza – si pensi solo ai casi di Donarumma in Real Madrid-Psg di Champions League, e di Radu in Bologna-Inter – hanno alimentato la sensazione per cui si stia esagerando, cioè si stia esasperando un concetto tattico che non tutti i portieri sono in grado di interpretare nel modo giusto. Come in tutte le cose di calcio, e non solo, i numeri aiutano a comprendere la realtà: se gli allenatori di tutto il mondo tendono sempre di più ad applicare questa particolare strategia tattica, è perché si tratta di quella più conveniente nel medio-lungo periodo. In pratica, le statistiche dimostrano che costruire l’azione dalla difesa con passaggi corti o medi, coinvolgendo anche il portiere, porta a una maggiore progressione sul campo, rispetto a quanto succederebbe adoperando i lanci lunghi.

Ora c’è anche un altro dato a supporto di questa tesi. Nel suo consueto rapporto settimanale, l’osservatorio calcistico CIES ha mostrato come siano soprattutto le grandi squadre, quelle con i migliori giocatori e – inevitabilmente – i sistemi tattici più avanzati, a far giocare dei passaggi corti ai propri portieri. Nelle cinque leghe top, il rapporto più basso tra passaggi lunghi e passaggi totali è dei due portieri del PSG: 8,2% per Keylor Navas e 8,4% per Donnarumma. A completare il podio c’è Ederson Moraes, con il 14% di lanci lunghi sul numero complessivo di palloni giocati con i piedi. Scorrendo la classifica, è evidente che le squadre più forti stiano andando tutte in quella direzione: dopo Ederson ci sono Neuer del Bayern Monaco (14.9%), Pau López del Marsiglia (16.6%), Alisson del Liverpool (16.6%), Ter Stegen del Barcellona (16.9%), Ospina del Napoli (18.1%), Strakosha della Lazio (19.6%) e Mendy del Chelsea (19.8%).

Il dato più significativo si rileva quando ribaltiamo la classifica, quando la leggiamo al contrario: negli ultimi tre posti ci sono i portieri di Burnley, Osasuna e Watford, tutti sopra il 70% di lanci lunghi sul totale di passaggi effettuati. Scorrendo ancora, troviamo gli estremi difensori del Getafe, del Cadice, dell’Everton, del Valencia, dell’Alavés, del Torino e del Metz. Sono tutti tra il 60% e il 70%, sono tutti – evidentemente – gli estremi difensori di squadre con ambizioni inferiori rispetto a quelle che occupano le prime posizioni. La tendenza è chiara, anche perché per trovare il portiere di un club che si è qualificato alla prossima Champions League bisogna arrivare alla percentuale del 49.2% di Jan Oblak, che però nell’Atlético Madrid deve esprimere un gioco offensivo sicuramente meno ricercato, meno sofisticato, rispetto ad altre realtà di prestigio uguale o maggiore. Insomma, i numeri non mentono. E dicono che i portieri delle grandi squadre non fanno mai o quasi mai i lanci lunghi. Forse magari l’equilibrio migliore è quello trovato dal Milan con Maignan: il numero uno francese sembra essere tra quelli che sa adoperare e quindi utilizza spesso lo strumento della palla lunga, eppure la sua percentuale è piuttosto bassa, di poco superiore al 30%. Anche questo non può essere un caso.