L’improvvisa rivelazione di Abdelhamid Sabiri

Da dove arriva il fantasista tedesco della Sampdoria?

Il gol in un derby di Genova piuttosto importante – visto che ha dato un contributo decisivo alla retrocessione del Genoa – lo ha praticamente reso immortale per l’intero ecosistema della Sampdoria. Un po’ come avvenne per Mauro Boselli nella tarda primavera del 2011, solo che allora gioia e dolore erano a parti invertite. Il punto è che Abdelhamid Sabiri è già andato oltre quel tocco in spaccata a pochi metri dalla Gradinata Nord, il cuore caldo del tifo genoano: il fantasista tedesco si è preso la scena con una serie di prestazioni di grande qualità, fino a esplodere definitivamente nella gara (stra)vinta dalla Sampdoria contro la Fiorentina, un 4-1 netto e che porta il suo timbro e la sua firma. Basta riguardare la sintesi per rendersene conto: Sabiri è stato decisivo nel secondo, nel terzo e nel quarto gol della sua squadra, con un assist perfettamente dosato per Quagliarella, una percussione da sinistra che ha aperto il campo e ha invitato Candreva al passaggio decisivo verso Thorsby e poi con un colpo da biliardo che ha incenerito Terracciano sul primo palo.

Tutte queste giocate sono state pensate e fatte nell’ambito di una prestazione dominante e senza posizioni fisse, come si conviene a un grande costruttore di gioco offensivo: Sabiri è stato – solo teoricamente – schierato come esterno sinistro di un attacco a tre completato da Candreva e Quagliarella, ma in realtà si è mosso lungo tutta la fascia sinistra per facilitare il possesso dei compagni, e poi molto spesso si è accentrato per poter giocare sul suo piede forte, il destro. Non a caso a fine partita è risultato il giocatore della Samp con il maggior numero di palloni toccati, 50. Le movenze e la conduzione in corsa sono evidentemente aristocratici, sono quelli di un trequartista del passato, di un vero numero dieci, ma Sabiri non è un calciatore (solo) estetico oppure egoista, anzi è molto presente in tutte le fasi di gioco, ha una buona visione periferica e anche una discreta resistenza. Non a caso è stato proprio Marco Giampaolo a definirlo «un trequartista o una mezzala, non certo un laterale d’attacco o una seconda punta: in quelle posizioni è un adattato». È evidente che il tecnico della Sampdoria abbia deciso di ritagliargli un ruolo spurio, a metà tra rifinitore ed esterno offensivo, per assecondare le caratteristiche della rosa, per non perdere la spinta propulsiva di Candreva sulla destra. Ma le inclinazioni di un calciatore sono difficili da resettare o anche solo da modificare, e quindi Sabiri sta venendo fuori per quel che è: un talento in grado di organizzare, rifinire e anche finalizzare l’azione offensiva.

Davvero un bell’assist

In tanti lo avevano capito a suo tempo, ma poi se ne sono dimenticati. O magari è stato lo stesso Sabiri ad aspettare troppo per manifestare le sue doti reali. Non si spiega altrimenti una carriera stranissima, iniziata in alcune squadre giovanili di Francoforte – la città in cui lui e i suoi genitori si sono trasferiti dal Marocco – e proseguita poi al Coblenza e al Darmstadt. L’esordio da professionista arriva nel 2015/16, quando ha 18 anni, grazie alla fiducia del Siegen, una piccola squadra di Öberliga – quinta divisione tedesca – che poi lo cede al Norimberga. Dopo aver fatto delle buone cose con la formazione riserve, Sabiri si aggrega alla squadra senior e mette a segno cinque gol in nove gare di 2.Bundesliga: uno score sufficiente perché venga chiamato a giocare in Premier League, nell’Huddersfield. Siamo nell’estate 2017, Sabiri sembra sul punto di decollare e invece non riesce nemmeno ad alzare il carrello delle ruote, visto che in due stagioni mette insieme solamente 13 presenze in tutte le competizioni. Non va molto meglio l’esperienza successiva con il Paderborn, in Bundesliga: 25 presenze, quattro gol e ultimo posto in classifica.

Il Paderborn lo lascia libero di cercarsi un’altra squadra, anche perché il rapporto con l’ambiente non è proprio dei migliori: alcuni mesi dopo l’addio, Sabiri dice che «al Paderborn avevamo i giocatori che servivano per rimanere in Bundesliga, e invece non ci siamo riusciti»; il suo ex allenatore Steffen Baumgart, sentendosi chiamato in causa, gli risponde e lo definisce «un calciatore che non pensa mai alla squadra ma solo a se stesso». Nel frattempo, le cose del campo sembrano dare ragione a Sabiri, piuttosto che al suo vecchio tecnico: il calciatore tedesco ha ceduto al lungo corteggiamento dell’Ascoli, preferendo la Serie B italiana alla Zweite Liga tedesca, ed è diventato subito un titolare fisso, nonché uno dei talenti più brillanti del torneo. Sabiri è incisivo non tanto e non solo attraverso i numeri – a fine stagione avrà accumulato otto gol e quattro assist – ma perché ha una grande influenza sul gioco dei compagni, orchestra e guida la manovra offensiva, batte benissimo i calci piazzati e trascina, di fatto, i bianconeri alla salvezza. Il tecnico Sottil viene riconfermato per la nuova stagione e continua ad affidare le chiavi dell’Ascoli a Sabiri, che ripaga la fiducia continuando a mostrare una qualità evidentemente superiore rispetto alla stragrande maggioranza dei compagni e degli avversar. Inevitabile che arrivi una chiamata da un club più importante, e nel suo caso si tratta della Sampdoria. Al momento Sabiri è in prestito con diritto di riscatto fissato a due milioni, insomma per la Samp è già un potenziale affare di mercato. Forse a 26 anni da compiere – il prossimo 28 novembre – non è ancora troppo tardi per esplodere, anche se erano davvero in pochi ad aspettarselo.