L’ennesimo suicidio dell’Amburgo

La squadra tedesca ha perso il playoff contro l'Hertha Berlino, e per il quarto anno di fila ha mancato la promozione.

La maledizione dell’Amburgo si sta trasformando in psicodramma. Sono passati quattro anni da quando il leggendario orologio del Volksparkstadion, che lancetta dopo lancetta scandiva il tempo speso dalla squadra tedesca in Bundesliga, si è fermato. Era attivo dal 1963, data di fondazione della Bundes a girone unico. L’Amburgo era uno dei 18 club fondatori, e per più di 50 anni restò in massima divisione, costruendo una nobiltà sportiva arricchita dalla Champions League del 1983, vinta contro la Juventus. La retrocessione del 2018 è stato il coronamento di anni bui, in cui per ben tre volte la squadra è arrivata terzultima in campionato riuscendo a salvarsi al playout contro la terza di Zweite. Da quella retrocessione però l’Amburgo non è mai riuscito a sollevarsi. Stagione dopo stagione l’HSV trovava sempre il modo di farsi male da solo, mandando in fumo le speranze promozione dei suoi tifosi. E anche questa volta la storia si è ripetuta, forse in un modo ancora più crudele.

Nelle tre stagioni precedenti l’Amburgo era arrivato sempre quarto in Zweite, fuori di un soffio dal playout. Dopo aver passato praticamente tutto il campionato nelle parti alte della classifica finiva regolarmente per scivolare fuori dalla zona promozione in primavera. Quest’anno però il copione sembrava diverso. L’Amburgo è riuscito ad arrivare terzo, posizionamento che gli ha permesso di volare a Berlino per il playoff contro l’Hertha, scivolato al terzultimo posto della Bundesliga dopo l’incredibile vittoria dello Stoccarda. All’Olympiastadion la partita è tesa, dura. La qualità tecnica lascia spazio all’emotività. Al 56esimo lo stadio è ammutolito. il cross di Ludovit Reis dalla sinistra si è trasformato in un tiro che involontariamente ha sorpreso il portiere dell’Hertha Christensen. L’urlo liberatorio del settore ospiti è diventato speranza al triplice fischio finale: la promozione per l’Amburgo non è mai stata così vicina.

 

Al ritorno ad Amburgo ci sono più di sessantamila persone. Una città intera si è riversata al Volksparkstadion, che però si trasforma ben presto nel teatro perfetto per l’ennesimo dramma. Bastano tre minuti infatti all’Hertha Berlino per segnare il gol del vantaggio: un angolo conquistato sulla sinistra trova la testa di Boyata, di mestiere difensore, che fa 0-1 sul tabellone. Nel secondo tempo invece è una punizione dalla destra di Plattenhardt a ingannare il portiere dell’Amburgo Heuer Fernandes e a infilarsi sul palo lontano. L’Hertha Berlino riesce così a rimanere in Bundesliga, un traguardo raggiunto anche grazie al lavoro di Felix Magath. Ironia della sorte l’allenatore tedesco nel 1983 segnò il gol che regalò all’Amburgo la Champions League, ora invece è coprotagonista dell’ennesimo psicodramma della sua ex squadra.