Justine Lindsay è la prima cheerleader apertamente trans nella storia della NFL

In una lega non proprio progressista, si tratta di un evento importante nel rapporto con le minoranze.
di Redazione Undici
09 Giugno 2022

Justine Lindsay ha fatto e farà la storia della NFL. Perché a fine marzo ha comunicato di essere entrata a far parte dei Topcats, la squadra di cheerleader dei Carolina Panthers. E perché, nello stesso post Instagram in cui ha annunciato di essere un membro dei Topcats, ha anche dichiarato di essere la prima cheerleader apertamente transgender della lega. Si tratta di una svolta epocale, per il football e soprattutto per Lindsay: come spiegato in un’intervista a BuzzFeed News, nessuno era a conoscenza del fatto che lei fosse una donna trans. «Neanche la mia migliore amica, che per me è come se fosse mia sorella», ha aggiunto. «Era un segreto che tenevo nascosto a tutti, nessuno ne era a conoscenza a parte i membri della mia famiglia».

Come spiegato anche dallo stesso BuzzFeed, non esiste un albo ufficiale delle cheerleader NFL, quindi non c’è certezza assoluta che Justine Lindsay sia la prima cheerleader trans. Ciò che è sicuro è che lei è la prima a comunicarlo ufficialmente, e infatti si è detta «molto spaventata» ma anche «felice di ciò che ho fatto: ho mostrato al mondo che certi steccati possono essere superati, che certe porte possono essere sfondate. Ho detto alla gente: “Ehi, noi siamo esseri umani che vogliono migliorare noi stessi come tutti gli altri, non persone che si esprimono solo in base alla propria sessualità”». Chandalae Lanouette, responsabile dei Topcats, ha spiegato che «Il mio obiettivo è creare una squadra che incendi il campo, e che sia composta da esseri umani in grado di essere amici tra loro, di aiutarsi e sostenersi a vicenda. Lindsay aveva scritto di essere trans nella sua domanda per entrare nei Topcats, ma sono il suo talento e la sua essenza ad averla portata in squadra, non la sua storia».

L’ingresso di Lindsay nei Topcats ha dunque un significato importantissimo, e non solo perché si tratta di una persona transgender: le squadre di cheerleader NFL non sono un esempio di inclusione e tolleranza, visto che solo di recente gli uomini sono entrati nei roster e che le donne nere e appartenenti ad altre minoranze continuano a essere selezionate in numero inferiore rispetto alle bianche, e a quelle che rispettano un certo canone di bellezza. Lindsay, invece, è nera e porta i capelli rasati a zero. Quando il suo nuovo allenatore le ha detto che avrebbe potuto mantenere la stessa acconciatura, ha reagito con grande sollievo. Anche perché «in questo modo avrei potuto ispirare delle ragazze che soffrono per il fatto di non avere capelli». Insomma, la sua storia può essere un esempio. Anzi: deve esserlo. Da qualsiasi punto di vista.

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