Sabato 25 giugno Los Angeles si è svegliata con una notizia clamorosa: Gareth Bale giocherà nella Major League Soccer, in California, con la maglia del Los Angeles FC. Il cinque volte campione d’Europa ha scelto infatti gli Stati Uniti per ritrovare forma e continuità dopo gli ultimi anni bui con il Real Madrid, e prepararsi così al meglio ai Mondiali in Qatar, al via il prossimo dicembre. Bale ha scelto il Los Angeles FC perché si tratta di un club che ha grandi ambizioni, nonostante sia nato relativamente da poco: quello di Bale è la seconda grande operazione conclusa e annunciata in questo mese di giugno dopo l’acquisto di Giorgio Chiellini. È un evidente tentativo di contendere ai Galaxy il primato cittadino, di creare una franchigia/squadra che possa essere attraente non solo sul piano sportivo ma anche su quello commerciale, conquistando sempre nuovi tifosi, anche oltreoceano.
Il progetto LAFC, però, non nasce con Chiellini e Bale, ma arriva da lontano: nel 2014, uno dei più influenti produttori nel mondo del cinema, Peter Guber, decide di investire nel calcio. Stiamo parlando di un uomo che ha incassato tre miliardi di dollari con due film storici come Taxi Driver e Midnight Express, e che è già co-proprietario dei Los Angeles Dodgers in MLB e degli ultimi campioni NBA, i Golden State Warriors. In America, come rivelato da L’Equipe, lo definiscono un uomo che «gestisce tutti i suoi affari con l’obiettivo di fare soldi». Il prototipo perfetto del business man americano, insomma, che ha individuato Los Angeles come il palcoscenico perfetto per entrare nel mondo del calcio: «Se giocare a Parigi ha un sapore speciale, lo stesso vale per Los Angeles. Milano, Monaco, Manchester non hanno quello che abbiamo noi. L’ho visto durante tutta la mia carriera tra film, tv e musica: Los Angeles è una città speciale, che può portare ad altre carriere, altre fonti di reddito e opportunità sempre nuove» ha dichiarato il produttore prima di provare ad acquistare, invano, i Galaxy. Ma Guber non era l’unico interessato a investire in Mls, e a farlo a Los Angeles. C’erano anche Tom Penn, un avvocato diventato agente di diversi giocatori NBA, e Henry Nguyen, un uomo d’affari vietnamita-americano, le cui ambizioni erano però limitate dalle regole MLS. La Federazione chiede infatti, per fondare una squadra, un minimo di 100 milioni di euro di investimento e altri 250 per costruire un nuovo stadio. Cifre importanti, per cui, nel 2014, i tre si ritrovarono allo stesso tavolo per stringere un’alleanza commerciale e fondare il Los Angeles FC. Tra gli altri investitori ci sono anche Magic Johnson, Brandon Beck – il creatore del videogioco League of Legends – e Mia Hamm, la calciatrice più famosa degli Stati Uniti.
Sul piano sportivo i risultati del Los Angeles sono stati un continuo crescendo. Nel 2018, anno del loro esordio in Major League Soccer, sono arrivati terzi in Western Conference, prima di essere eliminati al primo turno dei playoff. La stagione successiva il club ottenne il suo primo trofeo: il Supporter’s Shield, ovvero il premio per la squadra che a fine stagione ha raccolto più punti nella classifica generale, in pratica quella che vincerebbe il titolo se la MLS avesse lo stesso format dei principali campionati europei. Un anno dopo è arrivata anche la qualificazione alla finale della Concacaf Champions League, la più importante competizione per club di Nord e Centro America. La sconfitta contro i messicani del Tigres UANL non ha spento le ambizioni della franchigia californiana, anzi: «Vogliamo diventare la squadra più forte della Mls, vogliamo essere conosciuti e rispettati in tutto il mondo» ha dichiarato Peter Guber. «A Los Angeles serve una formazione competitiva, non necessariamente la migliore. Perché se abitui i tuoi spettatori e i tuoi fan a vincere soltanto, avrai problemi quando non vinci più. L’idea quindi è di essere competitivi, ma soprattutto eccitanti».
In questi anni il Los Angeles FC ha voluto infatti costruire, anche sul mercato, una squadra a immagine e somiglianza della sua città. LA è la seconda metropoli più popolosa degli Stati Uniti dopo New York, ed è caratterizzata da un tessuto sociale cosmopolita: secondo diversi studi demografici, la popolazione è composta per il 48% da ispanici, per il 26% da caucasici, per il 14% da asiatici e per l’8% da afroamericani. Non sorprende più di tanto quindi che in passato i Galaxy fossero stati accusati di essere “troppo bianchi” e quindi non rappresentativi della loro fanbase locale. Sul mercato la dirigenza del LAFC ha cercato invece di diversificare i profili dei suoi calciatori: oggi solamente cinque giocatori sono statunitensi, il resto sono tutti stranieri, con il messicano Carlos Vela – ex attaccante dell’Arsenal e finora stella indiscussa della squadra – che è attualmente il miglior marcatore della storia del club, grazie a 73 gol realizzati in 119 partite. Gli acquisti di Bale e Chiellini vanno in controtendenza con quanto fatto sul mercato negli ultimi anni, ma probabilmente segnano una dichiarazione d’intenti da parte della dirigenza del Los Angeles. Quest’anno i risultati della squadra sembrano essere molto incoraggianti: dopo sedici giornate è prima in classifica con 33 punti, a quattro punti dal Real Salt Lake secondo. Gli arrivi di Bale e Chiellini potrebbero contribuire ad allargare questo gap, ma anche la possibile data del loro sbarco in California potrebbe avere un significato importante: una gara candidata a essere quella del loro esordio è il derby contro i Galaxy, in calendario per sabato 9 luglio.