La Super Lega si farà in Africa

La CAF ha annunciato l'inizio del nuovo torneo ad agosto 2023, con alcune differenze sostanziali rispetto al progetto nato e abortito in Europa poco più di un anno fa.

Più o meno due anni fa, nell’ultima settimana di aprile 2021, il calcio europeo fu prima distrutto e poi ricostruito dall’operazione Super Lega, tutto in poche ore. Pochi giorni dopo, però, un’altra porzione calcistica del mondo iniziò a parlare di un progetto analogo: si trattava dell’Africa, solo che fu proprio la Confederazione locale, la CAF, a mettere in piedi la cosa, a differenza da quanto avvenne nel Vecchio Continente. Oggi quell’idea così ambiziosa e rivoluzionaria è diventata realtà. O meglio: diventerà realtà tra qualche mese, per la precisione ad agosto 2023. L’annuncio ufficiale è arrivato al termine di una riunione a cui era presente anche Gianni Infantino, presidente Fifa e prima persona a cui è venuta l’idea di una Super Lega africana, e contestualmente a un’altra comunicazione piuttosto attesa, vale a dire quella relativa allo spostamento temporale della prossima Coppa d’Africa – inizialmente in calendario per l’estate 2023 e ora slittata a gennaio 2024. Oltre alle date delle due competizioni, è stato comunicato anche l’ammontare del montepremi destinato alle squadre partecipanti: 100 milioni di dollari. Non ci sono ancora molti dettagli, invece, sulla formula del torneo e sulle squadre che vi parteciperanno.

Patrice Motsepe, presidente della CAF, ha dichiarato che «la Super Lega ha un potenziale enorme, ce ne siamo già accorti in fase di progettazione: investitori e sponsor ci hanno inondato di richieste, quindi è chiaro che si tratta di un’operazione che alzerà di molto il livello del calcio africano». L’entusiasmo è stato palpabile non solo all’esterno, ma anche all’interno della confederazione africana: le 54 federazioni riconosciute hanno infatti votato all’unanimità per far proseguire il progetto, anche perché tutte riceveranno un contributo di solidarietà da parte della CAF. Insomma, in Africa sta andando proprio come avrebbero sognato i presidenti dei club che hanno formato la Super Lega europea, solo che loro avevano organizzato la loro rivoluzione senza includere l’Uefa e le Federazioni nazionali. C’è una bella differenza.

Ma quali sono le ipotesi per il format della nuova Super Lega africana? La prima incertezza riguarda il numero di club iscritti, che dovrebbero essere 24 oppure 30; uno dei primi incontri preparatori si è svolto alla presenza di 30 presidenti di altrettanti club africani, ma non è detto che quello sia il numero definitivo. Inizialmente le squadre sarebbero inserite in gironi organizzati con criteri geografici, poi si passerebbe a una fase finale interzona. Secondo quanto raccolto dal magazine francese So Foot, le società che hanno maggiori possibilità di essere coinvolte nel progetto sono – ovviamente – quelle che hanno già vinto la CAF Champions League, per esempio Al-Ahly e Zamalek (Egitto), TP Mazembe e AS Vita Club (RD Congo), Esperance de Tunis ed Etoile du Sahel (Tunisia), ASEC Abidjan (Costa d’Avorio), Raja Casablanca e WAC Casablanca (Marocco), MC Alger e JS Kabylie (Algeria) o i sudafricani di Kaizer Chiefs e Mamelodi Sundows, ma ovviamente ci si dovrebbe aprire anche a club provenienti da nazioni in cui il calcio è ancora in via di sviluppo, per esempio Horoya (Guinea), Al-Hilal e Al-Merreikh (Sudan), Simba SC (Tanzania), Dynamos (Zimbawe).

Interrogato sulla questione, Gianni Infantino si è espresso in maniera entusiasta: «È una proposta completamente diversa da tutte le altre, perché non parliamo affatto di una lega separatista», ha detto il presidente Fifa alla BBC. «Nella nostra mente si tratta di un torneo integrato nelle strutture tradizionali del calcio africano e globale. Inoltre si tratta di una competizione aperta, che consente alle squadre di essere promosse e anche retrocesse se non riescono a ottenere grandi risultati». Insomma, la Fifa sembra essere favorevole al progetto, anche perché ci sono delle evidenti differenze con la Super Lega europea nata e morta ad aprile 2021. Anche se i grandi oppositori al progetto portato avanti da Barcellona, Real Madrid, Atlético, Juventus, Inter, Milan e le Big Six della Premier furono la Uefa e il suo presidente Ceferin, non proprio due alleati di Infantino, era inevitabile non sottolineare la lontananza tra le due idee e soprattutto tra i due contesti di partenza, visto che parliamo di calcio africano, della necessità di aumentare la visibilità dei club e del movimento. In questo senso, gli incassi di i 2,5 miliardi di dollari – in cinque anni – auspicati da Infantino potrebbero essere un’iniezione fondamentale per la crescita del calcio africano, soprattutto se confrontati con gli attuali premi assicurati dalla CAF Champions League: 2,1 milioni di euro alla squadra vincitrice, 1.08 milioni alla finalista; 695mila euro alle semifinaliste, 565mile ai club che arrivano ai quarti e 475mila a quelli che arrivano a giocare la fase a gironi.

In questo trionfo di ottimismo e di entusiasmo, c’è qualche voce fuori dal coro? Certo che sì: alcuni rappresentanti di club provenienti dall’Africa centro-Occidentale, per esempio l’ASEC Abidjan (Costa d’Avorio) e il Diambars (Senegal), poco meno di un anno fa avevano evidenziato come un progetto del genere potrebbe alimentare, anziché ridurre, le disuguaglianze tra le varie aree del Continente. Secondo Benoît You, il direttore generale dell’ASEC, «un eventuale sistema chiuso o semi-chiuso non funzionerebbe, vedremmo sempre le stesse partite e solo i grandi club ne trarranno vantaggio». Saer Seck, presidente del Diambars, parlò invece di problemi economici e logistici: «Sarà una competizione elitaria, riservata soprattutto alle squadre del Nord Africa e dell’Africa del Sud. Quale sarebbe la logica sportiva se la squadra al settimo posto del campionato marocchino, con il pretesto che è un grande club, vi prendesse parte? Non voglio vedere un sacco di Al-Ahly-Espérance, non voglio vedere vedere i più ricchi diventare sempre più ricchi e gli altri stagnare o impoverirsi. La CAF dovrebbe piuttosto avviare una riflessione per promuovere la Champions League e la Confederation Cup, per renderle più mediatiche e finanziariamente interessanti». È passato un po’ di tempo da quando queste parole vennero rilasciate: nel frattempo avrà cambiato idea? O questi dubbi e problemi sono rimasti intatti? Tra un anno lo scopriremo.