La Nazionale che ha cambiato le cose

L'Italia di Milena Bertolini ha migliorato la percezione del movimento, ha creato una nuova iconografia calcistica. L'ha fatto con la forza dei risultati e del progresso tangibile, e ora è una delle outsider agli Europei, subito dopo le grandi.

Una volta superata una certa soglia anagrafica, diciamo dopo i 20 o i 25 anni d’età, pure gli appassionati di calcio più compulsivi finiscono per smettere di riconoscere i volti di tutti i giocatori. Magari le facce dei giocatori della squadra del cuore sì, quelle riescono ancora a identificarle, ma farlo con tutte le facce di tutti i calciatori del campionato e delle coppe europee diventa proprio impossibile. Forse va così perché gli adulti hanno più cose a cui pensare e quindi diventano noiosi, forse va così perché a un certo punto anche i collezionisti di figurine smettono di collezionarle davvero, cioè smettono di fare scambi, di portare le doppie sempre con sé, di comprarle e maneggiarle quotidianamente, e allora perdono dimestichezza e intimità con i nomi e con i volti dei calciatori, è come se la loro memoria andasse fuori allenamento. Il fatto che il calcio femminile viva una fase di crescita si evince da un fenomeno esattamente contrario: dopo l’estate 2019, cioè dopo che l’Italia è tornata a giocare i Mondiali a vent’anni di distanza dall’ultima volta, in tanti abbiamo imparato ad associare i nomi e i volti di Barbara Bonansea, Cristiana Girelli, Daniela Sabatino, Elena Linari, Laura Giuliani.

Ne eravamo felici, certo, ma eravamo anche un po’ sorpresi di tutto ciò. Forse perché non ce l’aspettavamo, del resto era da tantissimo tempo che il movimento sembrava essersi fermato, era come se si fosse cristallizzato agli anni Novanta, quando la conoscenza media del pubblico mainstream non andava oltre Carolina Morace, al massimo qualcuno ricordava l’esistenza di Patrizia Panico e Rita Guarino. In quel 2019, però, è successo qualcosa. O meglio: sono successe tante cose belle in campo, laddove le Azzurre hanno dimostrato di formare una squadra non solo credibile ma anche competitiva, all’altezza di avversarie ritenute anche molto superiori; e poi, anche dopo quelle settimane calde e indimenticabili, si è registrato un fermento diverso nei palazzi delle istituzioni calcistiche, nelle redazioni di giornali e tv, e allora i nomi e i volti delle calciatrici azzurre sono diventati familiari, hanno iniziato a girare sui social, nelle trasmissioni sportive e persino in quelle generaliste.

Certo, l’effetto-Mondiale – quella tendenza per cui l’interesse intorno alla Nazionale si impenna per i grandi tornei estivi e poi cala sensibilmente alla fine degli stessi tornei, e che comunque riguarda anche la squadra maschile – e poi la pandemia hanno rallentato un po’ il processo di affermazione, ma poi la cosa non è rientrata. Anzi, è andata avanti. Forse perché alcune immagini erano davvero indelebili, e infatti abbiamo ancora negli occhi Barbara Bonansea che esplode di gioia mista a rabbia dopo il gol del pareggio contro l’Australia nella partita d’esordio ai Mondiali, e poi la stessa Bonansea che viene trascinata a terra da Valentina Giacinti dopo la rete decisiva, quella della vittoria, realizzata al minuto 95’; abbiamo ancora negli occhi Cristiana Girelli che segna tre volte e scivola sulle ginocchia contro la Giamaica, Aurora Galli che esulta con il viso arrossato dopo il gol del 2-0 alla Cina, le ragazze in maglia azzurra che ballano la macarena in cerchio, la corsa sotto i tifosi in festa per celebrare l’approdo ai quarti di finale e la prima vittoria della storia in una gara a eliminazione diretta di Coppa del Mondo, la delusione e le lacrime e l’orgoglio al termine della partita persa contro l’Olanda campione d’Europa, a un soffio da quello che sarebbe stato un incredibile approdo alle semifinali.

Alla vigilia di questo Europeo forse è ancora un po’ presto per parlare di rituali prepartita di massa, di ritrovi nelle case, di bandiere ai balconi, così come sarebbe avventato immaginare caroselli e bagni nelle fontane in caso di vittoria. Ma nell’aria e sui giornali e in tv e su internet c’è una tensione diversa, e il merito è dell’Italia di Milena Bertolini. Che sta creando attese e suscitando aspettative, che è considerata tra le possibili outsider per il torneo continentale in Inghilterra ed è in testa nel girone di qualificazione ai Mondiali del prossimo anno. Insomma, questa Nazionale femminile è un gruppo che ha creato valore, che racconta e rappresenta davvero un cambiamento in atto. Che ha dato origine e sta alimentando una nuova iconografia calcistica, una galleria di immagini positive e soprattutto riconoscibili da molte persone. Che ha fissato – con la forza dei risultati, del progresso percettibile – dei nuovi standard e ora proverà a superarli, perché le Azzurre hanno saltato una sola fase finale degli Europei, 27 anni fa, eppure non superano i quarti dal 1997, ed erano proprio i tempi di Carolina Morace, Patrizia Panico, Rita Guarino.

Tutti i gol segnati dall’Italia nelle qualificazioni a Euro 2022

Quella guidata dal capitano Sara Gama è la generazione che ha messo la Nazionale – e quindi l’intero movimento – oltre la dimensione del folclore e del trafiletto, e questo sviluppo va al di là del racconto che si fa del calcio femminile, è un discorso che riguarda anche la progettualità, il talento che fiorisce, che si mostra. Non a caso il ricambio è già iniziato: nella rosa delle pre-convocate per gli Europei c’erano Annamaria Serturini, Lisa Boattin, Maria Luisa Filangieri, Chiara Robustellini, Angelica Soffia, Anastasia Ferrara, Giada Greggi, Flaminia Simonetti, Valentina Bergamaschi, Manuela Giugliano, Arianna Caruso, Aurora Galli, Chiara Beccari, tutte giocatrici tra i 17 e i 22 anni. Alcuni nomi e alcuni volti li conosciamo già, altri inizieremo presto a riconoscerli e poi li ricorderemo a lungo, fin quando l’età non ci costringerà a dimenticarli, perché sono nomi e volti che stanno entrando nelle nostre case con una frequenza sempre maggiore, con audience e spazi sempre più vasti, sempre più importanti.

E andrà sempre così, anzi andrà sempre meglio, a cominciare da questi Campionati Europei. È quello che le calciatrici chiedevano e volevano fare da un pezzo. È quello che si doveva fare da un pezzo. Ora è arrivato quel tempo, e l’Italia c’è, ha tutto ciò che occorre per essere protagonista: un gruppo di donne in maglia azzurra che sanno giocare molto bene a calcio, un progetto tecnico in grado di progredire e persino un pubblico che si emoziona per le ragazze, insieme alle ragazze, anche perché ha finalmente imparato a riconoscerle. A riconoscersi in loro.

Da Undici n° 45