L’avvio di stagione del Siviglia è un incubo a occhi aperti

Un punto in quattro partite di Liga, una rosa impoverita e ora la Champions League.

Poche squadre in Europa, negli ultimi dieci anni, hanno avuto la continuità ad alto livello del Siviglia. Merito del metodo-Monchi, cioè di una politica di mercato iperattiva e attenta e anche fortunata, e poi di tanti allenatori e giocatori sposatisi perfettamente in una realtà che garantisce grandi palcoscenici – quest’anno il club andaluso parteciperà alla Champions League per la sesta volta dal 2015 e ha vinto quattro volte l’Europa League tra il 2014 e il 2020 – senza la pressione di dover vincere per forza, considerando l’inevitabile subalternità economica rispetto al Real Madrid, al Barcellona, all’Atlético e alle altre società dell’élite europea. Ora, però, l’isola felice creata nell’ambiente sevillista sembra vivere un momento di forte crisi. Sono i numeri a dirlo: in questo inizio di stagione, la squadra di Lopetegui ha messo insieme un solo punto in quattro partite, frutto del deludente pareggio interno (1-1) contro il Real Valladolid; nelle altre tre gare di Liga disputate finora, sono arrivate altrettante sconfitte: doppio 1-2 in trasferta contro Osasuna e Almería e netto 0-3 casalingo contro il Barcellona di Xavi.

Il problema di questo nuovo Siviglia sembra derivare direttamente dal mercato, da un inceppamento evidente del metodo-Monchi: nella sessione estiva, infatti, l’ex direttore sportivo della Roma ha avallato le cessioni di Diego Carlos e Koundé, i perni centrali della miglior difesa della Liga 2021/22 (appena 30 gol subiti per gli andalusi), sostituendoli con Tanguy Nianzou – ventenne proveniente dal Bayern Monaco – e Marcão, 26enne brasiliano ex Galatasaray. Un downgrade evidente, soprattutto se consideriamo che si è trattato degli unici affari onerosi conclusi da Monchi: gli arrivi di Januzaj, Isco, Alex Telles e Dolberg sono stati formalizzati a parametro zero o in prestito, per compensare gli addii, tra gli altri, di Ocampos, De Jong, Munir e Martial. C’è da dire che Monchi, come racconta El País in questo articolo, ha dovuto operare in regime di austerity, in pratica ha dovuto lavorare al risparmio per rimediare ai suoi stessi errori di valutazione: nelle ultime sessioni di mercato, diciamo tra il 2020 e il 2021, il Siviglia non ha fatto alcuna grande cessione, in pratica ha rinunciato alla sua stessa essenza per cercare di fare il salto di qualità in campionato e avvicinare le prime posizioni. Non è andata così, però.

Nel mirino della critica, inevitabilmente, ci è finito anche Julen Lopetegui. In realtà, come scrive sempre El País, il tecnico basco e Monchi pensavano entrambi di chiudere il loro rapporto al termine dell’ultima stagione. Ma poi le cose sono andate diversamente, Lopetegui – una scommessa personale vinta dal diesse – è rimasto al suo posto e ora Monchi sta provando a difenderlo da attacchi feroci, primo tra tutti quello della stessa tifoseria sevillista: dopo la sconfitta contro l’Almería, i fan biancorossi hanno platealmente invitato l’allenatore a lasciare la squadra; pochi giorni Monchi si è fatto fotografare insieme all’allenatore e poi ha dichiarato che «il rapporto tra me e Julen è saldo, non ci sono raffreddamenti».

Al di là di questi evidenti problemi interni, basta leggere l’elenco dei giocatori a disposizione di Lopetegui per capire che il problema del Siviglia è strutturale: la rosa è infarcita di attaccanti e trequartisti e centrocampisti con vocazione offensiva – i vari Papu Gómez, Lamela, Tecatito Corona, Isco, Januzaj, Dolberg, En-Nesyri, Suso, Rakitic – mentre mancano terzini e soprattutto difensori centrali di qualità; inoltre anche la cerniera di centrocampo, composta dai vari Delaney, Joan Jordán, Fernando e Gudelj, non sembra essere all’altezza delle ambizioni di una squadra che, almeno in linea teorica, vorrebbe competere per i primi posti della Liga e per entrare nella fase a eliminazione diretta della Champions League. Proprio la Champions, a questo punto, potrebbe rappresentare un’ulteriore iniezione di negatività nell’ambiente: il sorteggio ha decretato che il Siviglia dovrà affrontare Manchester City, Borussia Dortmund e Copenaghen, e poi il calendario prevede che l’esordio sarà proprio contro il City di Guardiola, non proprio il miglior avversario per una squadra che sta vivendo un’evidente crisi difensiva e di identità. Le crepe sono talmente profonde che perfino l’intoccabile Monchi è stato oggetto di critiche da parte di giornali e tifoseria: come detto, gli switch di mercato fatti in difesa sono stati a dir poco peggiorativi, e il fatto che la squadra di Lopetegui stia soffrendo proprio lì, in quella zona del campo, laddove l’anno scorso manifestava la sua forza, è un chiaro segnale di carenze progettuali, più che momentanee. Il tempo e la stoffa per recuperare terreno ci sono, dopotutto siamo solo a inizio settembre, ma i primi segnali, in questo senso, sono tutt’altro che incoraggianti. E potrebbero davvero segnare la fine di un’era.