Scatenarsi al ritmo del Poz

È l'Italia di Gianmarco Pozzecco, quella che batte, al termine di una partita tiratissima, la Croazia agli Europei di basket.

Milano, Forum di Assago. Sono gli ultimi, concitati minuti di Italia-Croazia, partita degli Europei di basket. Per tutto il tempo, le due squadre si sono rincorse, riacciuffate, reinseguite a colpi di canestri e lotte fisiche. Il livello di intensità è altissimo, nessuna ci sta a perdere. L’Italia, dopo aver sconfitto l’Estonia nella prima partita del girone, ha ceduto contro la Grecia – e ci poteva stare – e contro l’Ucraina – una sconfitta sorprendente. Ora, contro una Croazia piena di talento, trascinata da Bojan Bogdanovic, l’imperativo è vincere.

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Gli ultimi minuti, dunque. Il punteggio è in equilibrio, a tre minuti dal termine l’Italia è avanti di un solo punto. L’atmosfera al Forum è di quelle speciali: il pubblico accompagna le azioni vocalmente, incoraggia gli azzurri a gran voce, tenta con bordate di fischi di innervosire gli avversari. Una danza sonora che ha un ideale direttore d’orchestra: Gianmarco Pozzecco. In giacca e cravatta, con la camicia ormai fuori dai pantaloni già dal primo quarto, il ct dell’Italia è un folletto impazzito a bordo campo: si agita, freme, dà indicazioni a squarciagola e poi fa le facce più buffe in direzione degli arbitri. E mantiene sempre un filo diretto con il pubblico: lo guarda, lo incita, fa segno con le braccia e dice, andiamo, metteteci tutta la voce che avete.

Così, a fine quarto quarto, quando l’Italia indovina un parziale di sei punti portando il vantaggio a sette punti, la Croazia è costretta a chiamare un time-out. Pozzecco salta sulle punte e aizza la folla: mulina le braccia, si nutre dell’energia dei tifosi. Il palazzetto è una bolgia. Da ogni parte si vedono appassionati con addosso maglie da basket: pochine dell’Italia, molte di Nba, ma tutti, in quel momento, trascinati da una liturgia collettiva che vuole spingere, tutti insieme, l’Italia al successo.

Quando Simone Fontecchio, a cui il pubblico dedica il canonico “MVP! MVP!” ogni volta che si presenta in lunetta, indovina una tripla impossibile, di quelle che fanno alzare il pubblico dal seggiolino, l’intero Forum è in estasi. La vittoria è più vicina e lui, il Poz, si scatena: vede la vittoria ormai a un passo, è una scheggia impazzita che si dimena nel frastuono ormai non più controllabile dell’arena. Quando la Croazia tenta il tutto per tutto, con l’ultimo possesso, ma sbaglia il tiro e alla fine perde pure palla, è fatta: Pozzecco divarica le gambe, guarda verso il cielo e stringe forte i pugni. L’Italia ce l’ha fatta, con una grande prestazione collettiva, da Fontecchio a Melli, da Pajola a Mannion.

Subito dopo il fischio finale, corre impazzito verso un gruppetto a bordo campo: ci sono Vieri e Cassano ad attenderlo, con cui si dà il cinque, ci si abbraccia, poi corre di nuovo verso il centro del campo dove salta in braccio a Ricci, che quasi non se l’aspetta. È una Nazionale sicuramente non perfetta, che con il forfait di Gallinari ha perso tantissimo, e che ancora sembra alle prese con problematiche varie nei momenti cruciali del match: ma è una Nazionale che fa innamorare, perché lì dove non arriva il talento singolo arriva il collettivo, e la seconda parte della gara contro la Croazia dimostra come gli azzurri siano riusciti a metterci tutto quello che avevano, alzando l’intensità difensiva e muovendo con più coraggio il pallone in attacco.

È merito anche di Pozzecco aver creato un gruppo disposto a seguirlo fino in capo al mondo, sapendo pure coinvolgere all’interno delle dinamiche di squadra i giocatori meno utilizzati – come Datome, che nel poco spazio a disposizione ha piazzato giocate fondamentali. «Ho visto tanto cuore stasera», ha detto Pozzecco a fine partita, «sono orgoglioso della reazione dei miei giocatori, bravi a non mollare mai». Il ct ha fatto pure autocritica, spendendo parole d’elogio per Pajola, uno dei migliori della seconda frazione azzurra: «È stato straordinario, devo scusarmi con lui perché finora lo avevo usato poco. E avevo sbagliato».