Il cross di Spinazzola ha attraversato tutto il campo. Dybala avrebbe potuto controllare il pallone col suo piede forte, ovviamente il sinistro, e invece fin dal primo istante ha assunto la posizione di chi voleva andare alla conclusione. Basta riguardarlo, il corpo di Dybala, per capire che non si è trattata di una coordinazione facile: la gamba destra posta in avanti, molto in avanti, il piede sinistro che sfrutta questa distanza per caricare solo che deve farlo in un attimo, così che la conclusione possa arrivare al volo ed essere potente, nonostante il pallone venga colpito appena prima che tocchi il terreno di gioco. Come nelle migliori giocate di Paulo Dybala, la traiettoria del tiro è efficace e finisce nello specchio della porta; inoltre, averlo visto scoccare è stato un momento di grande appagamento estetico, almeno secondo i canoni di chi ama il calcio. Non si può dire la stessa cosa della parata approssimativa di Samir Handanovic, ma tutto ciò che ha fatto Paulo Dybala resta, eccome se resta. Anche perché è un gesto pregno di significati.
Negli ultimi dieci anni di calcio italiano e internazionale, Paulo Dybala è stato uno dei giocatori più incantevoli da vedere in campo, da ammirare alle prese con il pallone. In diversi momenti le sue giocate e i suoi gol sono state addirittura accecanti, oltre che decisivi per trascinare la Juventus alle sue vittorie, come se avessero portato a compimento l’ideale sovrapposizione tra estetica e funzionalità, tra bellezza e significato e impatto del gesto tecnico. Sta andando in questo modo anche con la Roma. E non sono tanto i numeri di gol e assist – comunque consistenti: cinque reti e due passaggi decisivi in nove gare ufficiali – a fare la differenza, quanto il modo in cui stanno arrivando: in questo inizio di stagione, Dybala sta tracciando dei confini nuovi per la squadra giallorossa e per sé, è come se si stesse riappropriando della dimensione cui apparteneva, quella dei grandi giocatori creativi ma anche risolutivi, quella dei campioni in grado di determinare i risultati delle partite più importanti con dei colpi di grande effetto scenico.
Tutto da ammirare
Nel calcio ultra-contemporaneo, un comparto di business che avverte fortissimo il peso della crisi legata alla pandemia e in cui i singoli calciatori – e i loro procuratori – stanno acquisendo sempre più potere in sede di mercato, liberarsi a costo zero da un club è una situazione più frequente che in passato. Anche se si tratta di giocatori importanti, di nomi riconoscibili sulla platea internazionale. Il caso di Dybala rientra in questa tendenza, ma la fine della sua storia con la Juve è stata vissuta e raccontata con termini più antichi, come se fossimo ancora nel 2010 o nel 2015, per cui è assurdo che a un calciatore del genere venga fatto scadere il contratto. Forse è andata così perché Dybala non voleva lasciare la Juventus, forse abbiamo avuto questa percezione perché la Juventus ha fatto una valutazione lunga e soffertissima che ha portato alla chiusura del rapporto col suo numero dieci, fatto sta che che si è trattato di un addio traumatico. E allora c’è stato bisogno di dare un senso a tutto questo, di individuare delle motivazioni scatenanti, per esempio il fatto che gli ultimi due anni di Dybala siano stati caratterizzati da una certa fragilità fisica. Ecco, questo inizio di stagione e ora questo gol, che rimandano a un passato luccicante, smentiscono o comunque depotenziano questa narrazione: Paulo Dybala non era finito e non era nemmeno injury-prone, come si dice negli Stati Uniti, anzi è ancora un giocatore capace di inventarsi giocate e gol da fuoriclasse assoluto, e che finora alla Roma ha saltato una sola partita da quando sono iniziate Serie A ed Europa League.
E poi c’è un altro aspetto non secondario: questa nuova maestosa manifestazione del talento di Dybala ha avuto luogo a San Siro, in uno dei templi del calcio italiano, e ha portato al primo successo della Roma di Mourinho in uno scontro diretto in Serie A – se consideriamo le squadre qualificate alla Champions League 2022/23. Come se non bastasse, San Siro è anche la casa dell’Inter: un club che l’ha prima sedotto e poi abbandonato per ricongiungersi con Lukaku, almeno stando ai racconti dei giornalisti di calciomercato. E allora l’emozione deve essere stata ancora più grande, e allora la rivincita deve essere stata ancora più gustosa e quindi gratificante, per Dybala.
Nel calcio come nella vita di tutti i giorni e di tutti gli uomini, riuscire a staccarsi – anzi: a scrostarsi – le etichette che ti hanno appiccicato addosso è una soddisfazione che può essere davvero gigantesca: pensate a quei giocatori che venivano definiti incostanti o poco professionali e sono riusciti a cancellare certe maldicenze. Ecco, facendo le dovute proporzioni e rimettendo il tutto nell’ambito di uno sport-gioco milionario, Paulo Dybala alla Roma sta facendo proprio questo: si sta riabilitando, sta riportando tutto a casa, si sta riprendendo ciò che il caso e anche un po’ gli altri sembravano avergli tolto per sempre. Il suo non è proprio un ritorno, visto che in fondo non era mai andato via, ma si può – anzi: si deve – definire come la riaccensione di una stella che avevamo già dato per morta, e che invece era stata solo oscurata, solo per un po’, come succede al sole in occasione delle eclissi.