Quando Diego Maradona diventò presidente di una squadra di calcio femminile

Intervista ad Antonio Gimmelli, direttore generale del Giugliano campione d'Italia nel 1989.

Diego Armando Maradona ha cantato e ballato fra i tavoli, felice come un bambino, insieme al suo amico Mango, il cantante di “Oro” e di “Mediterraneo”. Poi le cose si fanno un po’ più placide e ci si prepara a fargli la proposta, che è il vero obiettivo della festa, almeno nella testa di chi l’ha organizzata. Si celebrano il primo scudetto e la prima Coppa Italia vinti dall’Associazione Calcio Femminile Giugliano, ribattezzata in Campania G.B. per il campionato 1988/1989. Maradona è l’ospite d’onore in questa serata di fine giugno, tirato in ballo grazie all’intercessione di Gennaro Montuori detto Palummella, lo storico capo del “Commando Ultrà Curva B” del Napoli. Al termine della cena, col benestare del suo manager Guillermo Coppola, Diego Armando Maradona accetta di diventare presidente onorario della squadra femminile di calcio di questa città da 120mila abitanti nell’area nord di Napoli.

Il merito è del disegno intelligente di uno dei migliori direttori generali del calcio femminile dell’epoca, il napoletano Antonio Gimmelli, conosciuto nell’ambiente come “Il Moggi del calcio femminile”. Uno che da ex arbitro nei primi anni Ottanta è passato per tutti i campi di Serie A e B, sviluppando una conoscenza approfondita delle calciatrici e delle realtà societarie. L’impegno di Maradona sarà reso ufficiale qualche mese dopo, in un’altra cena – stavolta in un ristorante di pesce – a Licola Mare, sul litorale a ovest di Napoli. Sono le 21,45 del 25 ottobre 1989 quando si chiude l’assemblea e si firma il verbale. E questa è la storia di come si arrivò a quella firma, raccontata 33 anni dopo.

Lo slancio amatoriale

Il ristorante è il luogo fondativo che ritorna nella storia del calcio femminile a Giugliano. Nel libro C’era una volta… a Giugliano il calcio femminile del giornalista e storico locale Paolo Buonanno si legge: «L’idea di mettere su una squadra di calcio femminile fu di Armando Russo, ex calciatore del Giugliano: ne parlò ad alcuni suoi amici durante una cena in un ristorante della zona». La società inizia la sua attività nel 1977, Armando Russo ne è l’allenatore. La presidente è una donna, Eva D’Angelo, titolare di un negozio di articoli sportivi. A giocare sono ragazze del posto e la squadra arriva seconda nel campionato di Serie C.

Nel 1978 il Giugliano va in Serie B. Nel 1980 arriva la promozione in A, campionato in cui la squadra rimarrà per il resto della sua storia. All’esordio il Giugliano parte bene, galleggia a metà classifica. Poi retrocede, ma viene salvato due volte dai ripescaggi, visto che in quegli anni la sparizione delle squadre è fatto abbastanza frequente. Arriva qualche nuovo investimento privato, ma quella dell’A.C.F. Giugliano rimane un’esperienza molto amatoriale. Il campionato 1985/1986 è l’ultimo sotto l’egida della FIGCF. Dall’anno successivo il calcio femminile passa alla FIGC con il riconoscimento ufficiale del movimento. E la Serie A diventa a 16 squadre.

Diego Armando Maradona e Anna Rosaria Tagliaferri, presidente del Campania G.B., tagliano la torta dopo la vittoria dello scudetto 1988/89. L’immagine è tratta da Sport – Il Discobolo, mensile di informazione e cultura dello sport, Anno XI n. 2, uscito nel febbraio 1990

Il Gran Bazar

L’aiuto di uno sponsor è fondamentale per strutturarsi. Ma comporta anche il rischio di scomparsa della società al ritirarsi di queste realtà. Ne è consapevole Antonio Gimmelli quando, nella stagione 86/87, entra nel Giugliano femminile come direttore generale. È il primo anno in cui il Giugliano si struttura per puntare alla vittoria del campionato, eppure arriva un un amaro decimo posto. Alla fine di questa stagione, ecco la svolta. Prima della conclusione del campionato la società viene infatti rilevata dal gruppo “Gran Bazar”. La nuova presidente è Anna Rosaria Tagliaferri, moglie di Vittorio Gallo, patron del gruppo immobiliare Gran Bazar Casa, costola della società G.B. Invest.

Le tv locali di Napoli hanno un pubblico enorme in città. Chi all’epoca segue la programmazione di Canale21 ha familiarità con la trasmissione Gran Bazar, un salotto della domenica in cui dalle 14 alle 20 si alternano musicisti e attori, e i loro numeri sono intervallati dalle televendite in cui si offre di tutto, incluse le case trattate dalla società immobiliare G.B. Invest. Di questo Gran Bazar è conduttrice Anna Rosaria Tagliaferri. Suo marito Vittorio Gallo ha conosciuto Gimmelli nel negozio di quest’ultimo al Vomero, il quartiere collinare della Napoli bene. «La cosa», racconta Gimmelli a Undici nella sua casa di Frattamaggiore, «avvenne così: io facevo l’arbitro, avevo un negozio di cristallerie e porcellane ed era cliente mio questo signore. Io gli dissi che non facevo più l’arbitro ma che stavo cercando di aiutare una squadra che era in crisi e che mi aveva chiamato per una mano. E proposi: “Se lei mi fa da sponsor…”. Facemmo una cena e questo fu: uscirono i primi 40/50 milioni subito, per coprire l’anno in corso». Ancora una cena, dunque.

Così, al termine del campionato 86/87, parte il vero progetto del trio Gallo-Gimmelli-Tagliaferri. La società investe circa 750 milioni di lire per le tre stagioni 87/88, 88/89 e 89/90. Una disponibilità economica che permette a Gimmelli di far mercato. Ma Gimmelli lavora anche, e tanto, con la stampa: «Ero riuscito ad avere un appuntamento fisso di due minuti nel TG Sport della Campania. Poi negli anni di G.B. Invest eravamo sempre su Napoli Canale21 con uno spazio sul calcio femminile a Gran Bazar. E poi Telemontecarlo, quando si poteva. Invitavo giornalisti a pranzo e a cena, perché era l’unica cosa che poteva muovere attenzione sul calcio femminile».

All’inizio del campionato 88/89 il fortissimo Trani rinuncia alla partecipazione alla Serie A. L’occasione è ghiotta, il mercato di Gimmelli a quel punto è rapace: «Dal Napoli», si legge da Buonanno, «arrivano il portiere Luana Pavan, il difensore Michele Inverno e la nazionale Anna Mauro. Sempre dalla compagine napoletana, poi, c’è il ritorno di Anna Maria Migliaccio, Rosa Gaudino e Donatella Bova. Dal disciolto Trani vengono prelevate il libero Viola Langella, il terzino Antonella Marrazzo e Antonella Carta, anche lei stabilmente in Nazionale. Dalla Juve Siderno arriva l’arcigno difensore Jackson e dalla Lazio l’estrosa mezza punta Conchita Sanchez». Se Sanchez è la Maradona del calcio femminile, Carta è con Carolina Morace l’attaccante più importante della Nazionale. Al termine della stagione 88/89 arrivano lo scudetto e la Coppa Italia, che sarà del Giugliano anche nella stagione 1989/1990.

Il Moggi del calcio femminile

«Abbisogniamo, innanzitutto, di un po’ di pubblicità in più e mi riferisco a quella televisiva, l’unica in grado di penetrare nelle case di tutti gli italiani e lasciare un messaggio». Le idee base del pensiero di Gimmelli sono sempre state molto chiare, come si deduce da questa sua intervista sulla rivista Sport – Il Discobolo del febbraio 1990. «Era un ex arbitro», spiega Antonella Carta al telefono, «e quindi era preparato sul calcio femminile. Ma soprattutto era un bravo dirigente che faceva l’interesse della squadra». Proprio Antonella Carta deve a Gimmelli il passaggio al Giugliano e un progetto in cui lei sarà protagonista. «Quando mi chiamò, Gimmelli è stato carino, mi ha detto che voleva rinnovare la squadra e prendere me con altre tre o quattro persone. Mi son trovata bene. È stata una soddisfazione enorme sia per noi che per lui».

Maradona e Gimmelli al ristorante “L’incontro” di Licola, il 25 ottobre 1989 (© Vittorio Martone 2022)

Arbitro maschile in origine, Gimmelli fa carriera fino a una certa soglia. Poi se ne va, a causa di veti incrociati e sbarramenti. È un esilio volontario che dura poco. Rientra, sponda femminile, poi si reinventa dirigente sportivo. E cresce, fino a sfiorare la nomina a direttore generale della Divisione Calcio Femminile della Figc. «Avevamo tutti il sospetto che il calcio femminile potesse essere affossato dalla Figc, e inizialmente così doveva essere», racconta Gimmelli. «Nel 1986 Marina Sbardella, giornalista di Telemontecarlo, viene nominata come presidente della Divisione Calcio Femminile e mi chiamò per sondare, per darmi quel ruolo. Ma litigammo al primo incontro». Il calcio femminile dell’epoca lo racconta come un movimento parcellizzato: «Per una rosa di venti calciatrici forti se ne andavano 30, 35 milioni all’anno. Ma erano investimenti inutili senza la visibilità. E quella, per averla, te la dovevi inventare».

A volo di Palummella

L’invenzione arriva, con l’apertura di una strada che porta dritto a Maradona. «Stavo organizzando la trasferta per la finale di Coppa Italia a San Benedetto del Tronto», racconta Gimmelli. «E avevo saputo che ci sarebbe stata la diretta con una troupe nazionale della Rai. Non volevo far vedere lo stadio vuoto e organizzai dei pullman con Palummella: tutti tifosi napoletani capitanati da lui e tutta la trasferta spesata da me. Palummella arriva coi tifosi e fanno una bella caciara. Ma alla fine della partita viene il commissario di polizia, mi chiede: “Lei è il direttore generale del Giugliano? Mi faccia la cortesia, nessuno può abbandonare lo stadio”. Erano state rubate cassette di birra per 300, 400 mila lire dell’epoca. Mi dissero: “Se lei non paga, questa gente da qua non esce”. E il mio gesto di pagare liberò la situazione. Fu una bravata degli ultrà, niente di che. Palummella, che apprezzò questi miei gesti, mi disse: “Diretto’, noi venerdì teniamo un evento con Diego. Ho parlato a Diego di voi, ve lo vorrei presentare. Se venite gli portate anche gli auguri perché fa il battesimo delle figlie”. Io presi due medaglie d’oro e gliele portai come regalo. Maradona rimase legato a me tanto che mi invitò a casa sua. Da lì cominciai a pensare di coinvolgerlo».

La finale di Coppa Italia è quella del 29 maggio 1989 contro la Reggiana, vinta ai rigori dopo il 2-2 nei tempi regolamentari. Il 17 giugno il Giugliano dovrebbe giocare invece la sua ultima partita in casa contro la Juve Siderno, per festeggiare lo scudetto davanti ai suoi tifosi e davanti a Maradona, ospite d’onore. Ma la Juve Siderno dà forfait per risparmiare i soldi della trasferta: «Una cosa che se avessi saputo la trasferta gliel’avrei pagata io», dice Gimmelli. Viene quindi organizzata in fretta e furia un’amichevole con la Salernitana, vinta delle giuglianesi per 7-0. Davanti a 2.200 spettatori, Maradona apre l’incontro palleggiando a centrocampo con Conchita Sanchez. «Si misero a palleggiare tutti e due», racconta Gimmelli, «e non so per quanti minuti la palla non cadde a terra». Una settimana dopo c’è la festa ufficiale di fine stagione. È quella con Mango, a cui Maradona è invitato.

Qualche tempo dopo, alla fine di una cena – più sobria – nel ristorante di pesce “L’incontro” di Licola Mare, Gimmelli e Maradona si siedono uno accanto all’altro per firmare il verbale con cui la presidenza onoraria della squadra passa da Vittorio Gallo, il patron dello sponsor, a Diego Armando Maradona. Foto di rito, i giornalisti entusiasti e qualche risolino che scappa anche a noi a rileggere le parole di rito del verbale: «dopo ampia discussione», in riferimento alla valutazione dei soci sulla possibilità di accettare o meno «di conferire l’incarico al sig. Diego Armando Maradona». Il quale firma col sorriso, «dopo ampia valutazione». Ma senza il consueto 10 che accompagna i suoi autografi, vista l’ufficialità dell’atto.

La firma di Diego Armando Maradona come neo presidente onorario del Campania G.B., tra quella di Antonio Gimmelli e Anna Rosaria Tagliaferri (© Vittorio Martone 2022)

Epilogo

Personalmente immagino la Serie A femminile degli anni Ottanta come un misto guascone di competenza e improvvisazione, di organizzazione e genialità sopra le righe. Il Gimmelli che ho conosciuto nella sua casa di Frattamaggiore, oggi che il calcio è un ricordo lontano e che il suo lavoro è l’amministrazione di condomini, ha dei sorrisi e degli ammiccamenti che lasciano intuire come il territorio su cui si è mosso come dirigente sportivo sia stato effettivamente questo. Il suo Giugliano, con la presidenza onoraria di Maradona, conquistò sì maggiore attenzione mediatica e anche maggiore pubblico, ogni qualvolta “Lui” andava a seguire le partite, ma gli appuntamenti non furono molti.

La SSC Napoli nel 1990 avrebbe vinto il suo secondo scudetto, il Campania G.B. la sua seconda Coppa Italia. Ma di lì a poco Maradona sarebbe stato sopraffatto dalle sue difficoltà, mentre gli investitori della G.B. Invest avrebbero mollato il Giugliano al proprio destino, che l’operazione era stata troppo onerosa e senza ritorni. Un annuncio che coincide proprio con la conquista di questo terzo trofeo dell’era Gallo-Gimmelli-Tagliaferri e che fa parlare la stampa locale di “una festa a metà”.

E Antonio Gimmelli che fine fa? «Mi sono inventato partite ufficiali e amichevoli tra le Nazionali, quelle del Giugliano con i giornalisti… sempre per una questione di promozione e immagine. Ho avuto grandi apprezzamenti dai presidenti di A e di B. Dopo il Giugliano mi ha preso il Napoli femminile e facemmo il passaggio dalla B alla A, ma il presidente non era paragonabile a quello di Giugliano. In Campania poi non c’erano più realtà. Ho provato anche prima della pandemia a fare qualcosa, ma non c’è stato verso. Oggi seguo il calcio, vedo tutte le domeniche le trasmissioni a Napoli Canale21». Ma bisogna crederlo: queste parole, dette da lui, non suonano così tristi come potrebbero sembrare.