Una delle cose di cui si è parlato di più in Qatar-Ecuador sono gli spalti vuoti

Molti tifosi della squadra di casa sono andati via all'intervallo, ma in realtà lo stadio Al-Bayt non è mai sembrato davvero pieno.

Qatar-Ecuador 0-2, al netto dei valori tecnici – modestissimi per il Qatar, molto più che dignitosi per l’Ecuador – visti in campo, è già nel pantheon delle partite di calcio più discusse nella storia del calcio. Inevitabile, viste le infinite – e giustificate – polemiche che bruciano ancora oggi intorno al Qatar, al fatto che la Fifa abbia assegnato l’organizzazione della Coppa del Mondo a un Paese così, e non c’è bisogno di fare per l’ennesima volta l’elenco di tutto ciò che è andato storto e sta andando storto nell’emirato: per chi volesse approfondire ancora il discorso, vi consigliamo il reportage di Cosimo Bizzarri e Matteo de Mayda già pubblicato sul nostro sito. Adesso, poche ore dopo la fine della partita inaugurale, si parla inevitabilmente di quello che si è visto allo stadio Al-Bayt di Al Khawr. Il campo, come detto, ha sancito che tra Qatar ed Ecuador ci sono una o anche due categorie di differenza in quanto a qualità tecnica, forza fisica, preparazione tattica, e infatti La Tri ha vinto in modo netto, convincente, senza correre dei veri e propri rischi. E allora forse ha più senso parlare di quello che è successo sugli spalti di un impianto che ufficialmente potrebbe ospitare circa 60mila persone, ma che ieri – secondo i dati diffusi dalla Fifa – ha registrato 67.372 ingressi.

Al di là di questo evidente problema di conteggi, la sensazione che resta dopo Qatar-Ecuador è che non sia andata proprio in questo modo, cioè che lo stadio Al-Bayt non fosse così pieno. Su molti medium piuttosto autorevoli, tra cui segnaliamo il Wall Street Journal e il New York Times, i corrispondenti dal Qatar hanno raccontato della fuga di «migliaia di persone» dopo l’intervallo, quando il risultato era già indirizzato (il primo gol di Enner Valencia è arrivato dopo un quarto d’ora, il secondo alla mezz’ora), interpretando questo comportamento come il segnale di un profondo disinteresse verso il calcio, da parte dei qatarioti. In questo senso, Rory Smith del NYT – uno dei giornalisti sportivi e calcistici più autorevoli del mondo – ha scritto che «a un certo punto della partita, gli unici rumori che si sentivano nello stadio erano prodotti dagli ecuadoriani presenti, ovviamente felici di come stavano andando le cose, e da un gruppo solitario di poche centinaia di tifosi posizionati dietro una porta, tutti vestiti con magliette bordeaux, molti dei quali con più tatuaggi rispetto alla media del Qatar, che cantavano le loro canzoni ed eseguivano i loro movimenti coreografati: il loro supporto era costante, la loro lealtà alla causa del Qatar era mirabilmente inflessibile e risultava inalterata rispetto agli eventi, il loro tifo era così distaccato dal contesto da non conservare alcun senso, alcun significato». Non c’è bisogno di aggiungere molto altro, a queste parole.

Il punto è che lo stadio non è mai sembrato davvero pieno, neanche durante la cerimonia di inaugurazione e nel primo tempo della gara. Il fatto che molti posti siano rimasti vuoti anche prima della fuga all’intervallo si vede chiaramente nella gallery pubblicata dal Daily Mail e in tante altre foto pubblicate in rete da giornalisti inviati in Qatar. Certo, come detto la situazione è molto peggiorata subito dopo il fischio finale del primo tempo, quando tantissimi tifosi hanno lasciato l’impianto per non farvi ritorno in vista della ripresa, ma è parso chiaro a tutti che il dato dei biglietti venduti non aveva un reale riscontro nella realtà. E questa è probabilmente la sconfitta più pesante per il Qatar, ben oltre lo 0-2 incassato sul campo – tra l’altro è la prima volta nella storia che la Nazionale padrona di casa dei Mondiali perde la sua gara d’esordio. Chissà quante persone seguiranno le prossime partite contro Senegal e Olanda, con la qualificazione agli ottavi già compromessa.