L’atteggiamento speculativo tenuto per larghi tratti delle gare contro Belgio, Spagna e Portogallo ha finito per inquinare la lettura e anche la percezione che abbiamo del Marocco. Per dirla brutalmente: la squadra di Walid Regragui sa difendersi in modo compatto e chiede grande sacrificio a tutti i suoi giocatori, anche a talenti offensivi un po’ anarchici come Ziyech e Boufal, ma ha anche dei meccanismi di gioco piuttosto sofisticati. E anche esteticamente appaganti. Del resto parliamo di un gruppo con una qualità tecnica piuttosto elevata: Ziyech e Boufal li abbiamo già citati, ma anche Hakimi, Amrabat, Mazraoui, Ounahi sono dei giocatori di buonissimo livello. E che, in virtù di questo, possono andare oltre e vanno oltre i momenti di difesa intensiva visti nel corso del Mondiale. Che poi anche questo concetto va in qualche modo rivisto, rivalutato: considerando che il Belgio, la Spagna e il Portogallo erano e restano squadre più forti del Marocco, per quale motivo Regragui avrebbe dovuto giocare intere partite con un approccio ambizioso e spregiudicato? Nessuno, appunto.
Il punto, però, è che il Marocco non è una squadra che si limita ad aspettare gli avversari e a cercare di ripartire. Il racconto tecnico-tattico del suo Mondiale non può imitarsi a questo. Basta riguardare il gol segnato al Portogallo, quello decisivo, per rendersene conto. Per arrivare al colpo di testa decisivo di En-Nesyri, i giocatori di Regragui muovono il pallone, manipolano il proprio schieramento e quello degli avversari; lo fanno partendo da dietro, coinvolgendo il portiere e poi Amrabat, alzando i terzini sulle fasce, cercando continuamente corridoi e movimenti verticali. Alla fine il pallone arriva – anche piuttosto velocemente – sull’esterno per un cross al centro, e all’interno dell’area ci sono En-Nesyri – che anticipa il portiere – e altri tre giocatori a rimorchio. L’errore in uscita Diogo Costa è evidente, così come è da condannare la passività di tutta la difesa portoghese, ma in ogni caso l’azione del Marocco è stata condotta e sostenuta nel modo giusto. È tutto in questo video, ripreso con la camera tattica:
Un gol storico, e anche molto bello
Questa azione non è un caso isolato, anzi: per tutta la partita contro il Portogallo – e per tutte le partite precedenti – il Marocco ha sempre provato a uscire in questo modo dalla sua area di rigore, a mettere in difficoltà gli avversari spostando la palla e i suoi giocatori in modo ricercato, senza forzare il lancio lungo se non in situazioni oggettivamente difficili, cercando di sfruttare la tecnica e i tocchi sexy dei suoi uomini offensivi. Soprattutto di Ziyech, utilizzato come ricevitore del pallone tra le linee e come primo organizzatore della manovra offensiva: schierato a destra, a piede invertito, il fantasista del Chelsea è tornato ai livelli della sua avventura all’Ajax nel momento più importante, e così ha creato un asse di grande purezza tecnica con Hakimi. Il fatto che fosse stato escluso dalla Nazionale, visto come stanno andando le cose, è davvero inspiegabile.
In realtà anche la difesa del Marocco è molto meno antiquata di quanto pensiamo: Regragui vuole che le linee di difesa e centrocampo non siano mai troppo schiacciate verso l’area di rigore, così da togliere profondità alla squadra avversaria. Così il Marocco si compatta ma non si abbassa, così il Marocco costringe gli avversari a cercare delle soluzioni alternative – e quindi molto difficili anche solo da immaginare – per superare i suoi blocchi senza poter ricorrere al lancio lungo, visto l’ampio spazio che c’è tra la difesa e la linea di porta, uno spazio per altro sempre coperto da Bono. Belgio, Spagna e Portogallo non sono riuscite a risolvere questo rebus, ora ci proverà la Francia, e sarà interessante capire come reagiranno i difensori marocchini alla presenza di Mbappé e Giroud, due prototipi di attaccanti non ancora fronteggiati finora.