Da anni, nello sport e non solo nello sport, si parla dell’Italia come di una nazione che ha un rapporto complicato con il talento e la gioventù. Il fatto che il calcio sia la disciplina più ricca e più seguita del Paese e che la Nazionale maschile non si sia qualificata per gli ultimi due Mondiali ha acuito questa sensazione e l’inevitabile disturbo che ne deriva, ma c’è un intero universo di sport giovanili che deve essere supportato, seguito, stimolato. Ma qual è il valore di questo comparto di business? Quali sono le sue prospettive a breve, medio e lungo termine? E soprattutto: cosa si può fare e quali modelli si possono seguire per crescere ancora? Sono questi gli interrogativi a cui ha provato a rispondere “Il valore dell’attività giovanile nello Sport System italiano”, l’ultimo report realizzato da Banca Ifis e presentato alla Sala Giunta del Coni lo scorso 22 dicembre. I dati, in questo senso, sono davvero significativi: secondo le rilevazioni di Banca Ifis, infatti, lo sport giovanile produce un valore quantificabile nell’1% del Pil nazionale e in quasi 30 miliardi di euro di ricavi annui. Una cifra che vale il 31% dell’intero sport system italiano.
L’indagine di Banca Ifis è partita inevitabilmente dalle famiglie, il primo contesto socio-culturale in cui si vive la passione per lo sport, laddove nasce lo sport giovanile: il 79% dei nuclei familiari italiani ha almeno un/una ragazzo/a che fa sport, e il 51% dei nuclei campione indica questa pratica come un elemento fondamentale per il benessere dei figli. Inoltre, il 60% delle famiglie riconosce il portato valoriale della pratica sportiva. Dal punto di vista dei ricavi, invece, il 12% dei ricavi dei produttori dello Sport System (abbigliamento, attrezzature e veicoli sportivi) è trainato dagli acquisti dei giovani sportivi, grazie a una spesa media annua che va dai 250 ai 400 euro – una quota variabile in base all’età – e che, complessivamente, si attesta sui 17,3 miliardi di euro. La quota percentuale più alta dei ricavi, il 54%, deriva delle società sportive e di gestione degli impianti; merito dell’importante quota rappresentata dai giovani sportivi sul totale della popolazione complessiva (28%), che generano ricavi per 46,4 miliardi di euro. Un’altra fetta significativa è quella legata al comparto media: l’8% dei ricavi dei broadcaster e della stampa rientranti nello Sport System, una quota di 2,5 miliardi di euro, è generato da adolescenti e ragazzi.
Sono gli stessi adolescenti e ragazzi che compongono – in larghissima parte – il pubblico dei social, che cresce in maniera esponenziale a ogni vittoria sportiva di un atleta italiani. Ma quanto cresce il seguito social di un giovane italiano quando si impone nel suo sport? Ovviamente ogni storia è a sé, ma i casi di Jannik Sinner e di Wilfried Gnonto dicono tantissimo: dopo la vittoria alle Atp Finals NeXt Gen di tennis, nel 2020, Sinner ha visto crescere il suo seguito del 733%; Gnonto, invece, ha aumentato i suoi follower del 424% dopo l’esordio con la Nazionale maggiore. Come loro, anche le piattaforme social di Benedetta Pilato, Vito Dell’Aquila, Larissa Iapichino e Alessandro Michieletto hanno ricevuto dei boost fortissimi dopo i loro successi nelle rispettive discipline, generando un effetto benefico che si allarga all’intero comparto di business e che diventa anche un volano per la crescita economica: secondo Banca Ifis, infatti, il potente trascinamento delle vittorie nelle competizioni più importanti, detto “effetto performance”, genera un’esternalità positiva valorizzata per 500 milioni di euro all’anno. La generazione di questi soldi è legata a diversi fattori: l’incremento medio annuo dei tesserati under 20 desiderosi di emulare i loro idoli, l’aumento di premi, retribuzioni e sponsorizzazioni, la crescita del numero di follower sui social media. Insomma, investire sullo sport e sul talento genera dei ricavi importanti, innesca un circolo virtuoso economico e anche socio-culturale. Lo dicono i numeri, e lo dicono in maniera netta, inequivocabile.