Cos’è il terremoto che sta scuotendo il calcio francese

Dopo le parole su Zidane, il presidente Noël Le Graët è stato rimosso dal suo incarico. Ma non è l'unico grande cambiamento.

Da diverso tempo, ormai, tutto il mondo era a conoscenza che l’apparato dirigenziale della Federazione francese fosse – a dir poco – in tumulto, ben lontano dall’immagine di successo, quasi di onnipotenza, proiettata da una Nazionale maggiore in grado di vincere due titoli Mondiali, un Europeo e di disputare altre tre grandi finali – Mondiali 2006 e 2022, Europei 2016 – in venticinque anni. Poco più di due anni fa, per dire, un reportage del New York Times aveva scoperchiato una moltitudine di accuse di bullismo e sessismo in seno agli uffici e agli organi direttivi della FFF (acronimo di Fédération française de football). Il presidente Noël Le Graët – ex sindaco socialista di Guingamp – ne era uscito pulito, almeno inizialmente, ma era evidente che sul suo interregno c’erano delle nubi piuttosto scure, piuttosto accentuate. Ora proprio Le Graët ha perso il posto in modo a dir poco avventuroso e disonorevole, e per colpe solamente sue. O meglio: per aver gestito malissimo – al punto di farle vedere anche fuori – le guerre di potere che continuano a combattersi all’interno della FFF, e che si sono inasprite intorno alle figure di Didier Deschamps e Zinédine Zidane.

Ma andiamo con ordine: da due giorni, Noël Le Graët non è più il presidente della Federcalcio. Nella nota ufficiale diramata per annunciare il suo addio, si legge che «Noël Le Graët, d’accordo con il comitato esecutivo della FFF riunito oggi a Parigi, ha scelto di ritirarsi temporaneamente dalle sue funzioni di presidente della Federazione fino alla comunicazione definitiva della verifica effettuata dal Ministero della Sport, e in attesa della sua analisi da parte del comitato esecutivo della FFF». Una formula evidentemente concordata e non definitiva per far sì che nessuno esca con le ossa rotte da quello che era successo nella settimana precedente, quella in cui è stato annunciato il rinnovo del contratto di Didier Deschamps, ct della Nazionale francese, fino al 2026. In seguito a quell’annuncio, precisamente domenica 8 gennaio, Le Graët è stato intervistato dall’emittente RMC ed è stato incalzato con alcune domande sui presunti colloqui fatti con Zidane per la successione di Deschamps. La risposta di Le Graët è stata a dir poco gretta, semplicemente assurda dal punto di vista diplomatico: «Non avrei nemmeno risposto alla sua chiamata al telefono. E poi cosa avrei dovuto dirgli? ‘Salve signore, non si preoccupi, cerchi un altro club, ho appena firmato un contratto con Didier’?».

Le reazioni contrarie sono state immediate, vibranti, e sono piovute da tutte le direzioni. Kylyan Mbappé ha twittato indignato sul fatto che «Zidane è la Francia e non si dovrebbe mancare di rispetto a una leggenda», e anche Franck Ribery si è espresso più o meno negli stessi termini. Il Ministro dello Sport francese, Amélie Oudéa-Castera, ha dichiarato che «Le dichiarazioni contro Zinedine Zidane sono una vergognosa mancanza di rispetto. Un presidente della federazione sportiva più importante di Francia non dovrebbe dirlo». Il Real Madrid ha diramato un comunicato ufficiale per difendere il suo ex allenatore e uomo-simbolo. A tutte queste bordate, Le Graët ha cercato di mettere una pezza con delle scuse piuttosto banali: in un comunicato ufficiale affidato all’agenzia AFP, ha dichiarato che le sue frasi su Zidane erano state «incaute» e «hanno provocato un malinteso: ho accordato un’intervista a RMC che non avrei dovuto accordare, poiché si cercava la polemica opponendo Deschamps a Zidane, due monumenti del calcio francese. Ho detto cose che non riflettono il mio pensiero, la mia considerazione per il giocatore Zidane e per l’allenatore che è diventato: lui conosce l’immensa stima che provo nei suoi confronti, come quella di tutti i cittadini francesi».

Il punto è che ormai la posizione di Le Graët era diventata fin troppo debole, e la situazione è peggiorata ancora di più poche ore dopo: martedì 10 gennaio, l’agente di calciatori Sonia Souid ha accusato pubblicamente il presidente federale di averla molestata con degli sms. Non era la prima volta che si parlava di Le Graët in merito a questa vicenda: a settembre, infatti, il magazine So Foot aveva pubblicato alcune notizie in merito a presunte molestie tramite messaggi di testo inviati ad alcune collaboratrici, e anche a possibili conflitti di interesse dello stesso presidente. In seguito a queste rivelazioni era stata avviata un’inchiesta ancora in corso, e il fatto che Souid sia stata il primo testimone a venire allo scoperto ha dato un’accelerata al procedimento – il ministro Oudéa-Castera si è congratulata con lei e ha in qualche modo “spinto” perché si organizzasse la riunione che ha portato alla detronizzazione di Le Graët.

Per fine mese, l’inchiesta e il controllo governativo su Le Graët e sulla Federazione potrebbero emettere delle sentenze molto dure, e smantellare ulteriormente un’istituzione in grande difficoltà. Oltre al presidente, infatti, anche il direttore generale della FFF, l’ex schermitrice Florence Hardouin è stata sospesa dal suo incarico – e poche ore dopo, secondo quanto riportato da L’Équipe, è stata ricoverata in ospedale per un attacco di cuore. Il paradosso è che i rapporti tra l’ex presidente e Hardouin erano davvero pessimi, anzi secondo alcune indiscrezioni sarebbe stata proprio Hardouin a muoversi in prima persona contattando Zidane, e scavalcando quindi l’autorità di Le Graët. Che poi, come detto, avrebbe in qualche modo fatto valere la propria posizione e la propria decisione – quella di confermare Deschamps – scagliandosi contro Zidane nell’intervista che ha dato il via a questa vicenda. Per il momento Le Graët sarà sostituito dal suo vice Philippe Diallo, ma ovviamente è poco probabile che possa tornare a essere presidente federale, dopo tutto quello che è successo. È quindi finita un’epoca durata più di undici anni: Le Graët era stato eletto per la prima volta il 18 giugno 2011 con il 54,39% dei voti, poi è stato riconfermato in due tornate, la prima il 15 dicembre 2012 con l’83,07% delle preferenze e la seconda il 18 marzo 2017. Il suo terzo mandato sarebbe scaduto tra pochi mesi, ma le polemiche intorno a lui, come abbiamo raccontato, sono sempre state furenti. Una su tutte: a settembre 2020, in un’intervista a BFM Business, aveva detto che «il razzismo nel calcio francese non esiste: o se esiste c’è a malapena». Poche ore prima, c’era stato un caso di discriminazione piuttosto evidente durante una partita tra Psg e Marsiglia. Evidentemente l’idea migliore per un presidente del genere era quella di limitare al massimo le interviste, le manifestazioni pubbliche. Oppure, ancora meglio, di andare in pensione. Ci siamo arrivati.