Lo Shakhtar è una fabbrica di talento e soldi

Mudryk al Chelsea è solo l'ultimo grande colpo fatto sul mercato in uscita.
di Redazione Undici 16 Gennaio 2023 alle 19:06

Il passaggio di Mykhaylo Mudryk al Chelsea a cifre altissime, alla fine lo Shakhtar dovrebbe incassare una cifra tra i 70 e i 75 milioni di euro, segna un nuovo record per il club più vincente del calcio ucraino: finora, infatti, la cessione più onerosa completata dallo Shakhtar era quella di Fred, venduto al Manchester United per 59 milioni di euro nell’estate 2018. Il punto è che non si tratta di casi isolati, piuttosto di una conseguenza diretta alla strategia di reclutamento che lo Shakhtar attua da anni, e che si basa sullo scouting – soprattutto in Brasile: negli ultimi vent’anni sono arrivati ben 40 calciatori di quel Paese – e sulla valorizzazione sistemica del talento.

In realtà negli ultimi anni la macchina messa in piedi dal club ucraino si era un po’ ingolfata, per motivi comprensibili: l’esilio lontano dal Donbass, le crescenti tensioni dell’Ucraina con la Russia, infine la guerra. Poi però è arrivato il tempo della rivelazione di Mudryk, che ha seguito di pochi mesi gli addii meno remunerativi, ma pur sempre significativi dal punto di vista economico, di David Neres (passato al Benfica), Dodó (Fiorentina), Marcos Antônio (Lazio) e Fernando (Salisburgo). In totale, nelle ultime due sessioni di trasferimento, lo Shakhtar ha incassato poco meno di 115 milioni di euro. A fronte, per altro, di un investimento praticamente nullo, appena 7,6 milioni di euro: una condizione inevitabile, visto che il campionato ucraino è ripartito solo in esilio, e che la fine del conflitto con la Russia sembra essere piuttosto lontana. Questa situazione è stata ancor più aggravata dal comportamento dei procuratori, che si sono letteralmente approfittati della guerra per il proprio tornaconto economica: così ha denunciato la dirigenza dello Shakhtar.

Tornando al mercato e ai grandi affari dello Shakhtar, basta andare indietro nel tempo – a giorni decisamente più calmi e più felici – per rendersi conto di come funziona il modello costruito dal club ucraino. La lista dei calciatori venduti all’estero è davvero nutrita, ma anche ricca di nomi importanti: un anno prima di Fred, un giovane Ruslan Malinovskyi fu venduto al Genk per poco più di due milioni; a cavallo tra 2015 e 2016, le cessioni di Alex Teixeira (al Jiangsu Suning), Douglas Costa (al Bayern Monaco), Luiz Adriano (al Milan) e Fernando (alla Sampdoria) generarono profitti per 102 milioni di euro. E ancora, andando un po’ più indietro nel tempo: Fernandinho al Manchester City per 40 milioni; Mkhitaryan al Borussia Dortmund per 27,5 milioni; Willian all’Anzhi per 35 milioni; Chygrynskyi al Barcellona per 25 milioni; Elano al Manchester City per 12 milioni; Tymoshchuk allo Zenit per 14 milioni. Insomma, è evidente che parliamo di un club storicamente in grado di scovare delle pepite d’oro, sgrezzarle e poi rivenderle (a prezzi importanti) al miglior offerente. La speranza è che possano riprendere a farlo senza condizionamenti esterni, nel più breve tempo possibile.

>

Leggi anche

Calcio
Il Marocco vuole diventare una vera potenza del calcio mondiale, e così adesso si è messo a “rubare” i dirigenti al Real Madrid
L'obiettivo del ct Regragui è alzare ancora di più l'asticella: dall'approccio difesa e contropiede, Hakimi e compagni dovranno diventare una squadra in grado di dominare le avversarie. Come fa appunto il Real.
di Redazione Undici
Calcio
E se fosse davvero, incredibilmente, l’anno dell’Arsenal?
Vince, convince e soprattutto non subisce gol. La rosa è lunga e il vero Gyokeres non si è ancora visto: tra Premier e Champions, i Gunners hanno un tabù da sfatare.
di Redazione Undici
Calcio
L’incredibile risalita del Parma dalla Serie D alla Serie A, raccontata in un libro
Si intitola Come noi nessuno mai e lo ha scritto Nicolò Fabris, che ha vissuto quest'impresa dall'interno.
di Redazione Undici
Calcio
Quella del Mjällby campione di Svezia è una storia bellissima, ma che poteva avvenire solo in Svezia
Il club di un piccolissimo villaggio ha vinto il primo titolo della sua storia. L'ex tecnico Andreas Brännström racconta com'è arrivato questo trofeo, ma anche le anomalie e gli anacronismi del modello calcistico svedese.
di Emanuele Giulianelli