Highlights — L’accecante ritorno di Assan Ceesay

Il gol da fuori dell'attaccante del Lecce è il nostro momento preferito della 23esima giornata.

Di Assan Ceesay avevamo un po’ perso le tracce, e non solo perché il suo ultimo gol, fino a qualche ora fa, risaliva a ottobre: sembrava che Marco Baroni avesse individuato in Lorenzo Colombo la prima punta titolare del suo Lecce, e che la sua scelta fosse definitiva. I risultati, d’altronde, stavano e stanno dando ragione all’allenatore giallorosso, comodamente appollaiato a +10 sul terzultimo posto in classifica, per altro davanti a squadre come Fiorentina e Sassuolo, decisamente più quotate del Lecce a inizio stagione. A Bergamo, però, Assan Ceesay ci ha messo un attimo – ma veramente un attimo – a riprendersi la scena, a ricordarci i motivi per cui aveva sorpreso tutti a inizio anno, quando sembrava che potesse essere l’attaccante giusto su cui poggiare il progetto-salvezza di una squadra neopromossa dalla Serie B e infarcita di giovani da verificare in massima serie, prima ancora che da svezzare.

Avviene tutto dopo meno di quattro minuti di gioco, ed è un fulmine improvviso che squarcia il Gewiss Stadium, un saggio di fisicità, scaltrezza ma anche generosa dose di tecnica di base. Perché serve anche – se non soprattutto – grande tecnica per addomesticare una rimessa laterale che pare buttata avanti senza pretese, solo per scacciare l’Atalanta dalla metà campo offensiva. E serve grande tecnica se alle spalle di Ceesay c’è Demiral in pressione alta, come pretende il calcio di Gasperini. L’attaccante del Lecce non si fa intimorire, anzi: usa le braccia per appoggiarsi sul suo marcatore e tenerlo a distanza, controlla il pallone con un primo tocco dolce e poi lo deve alzare, perché Djimsiti lo bracca da sinistra e lui non vuole perdere il possesso, vuole continuare a difendere la palla. Così riesce ad anticiparlo, a mandare a vuoto il suo intervento, alzando la sfera.

A questo punto c’è la palla che ricade dall’alto e c’è un terzo giocatore dell’Atalanta – Éderson – che è accorso per cercare di recuperarla, e allora qualunque attaccante appoggerebbe di testa all’indietro, servirebbe un suo compagno perché possa aprire il campo e dare aria alla manovra del Lecce, dopotutto aver resistito così bene alla pressione di Demiral e Djimsiti e già tanta roba. Ceesay, però, ha un’idea e una soluzione ancora migliori, ancora più tecniche: aspetta che la palla scenda e poi la sposta col piede buono, il sinistro, girandosi dall’unico lato libero, privo di avversari, alla sua destra. In pratica esegue quello che i telecronisti di un tempo definivano stop a seguire, con giravolta incorporata. Ed è così che si apre davvero il campo, anche perché Éderson sfiora solamente il pallone e si fa superare, è come se Ceesay fosse fatto di materia inconsistente e avesse attraversato il suo corpo.

Ora Ceesay può prendersi qualche metro di prato verde, può sfruttare la sua falcata impetuosa, anche perché nel frattempo Demiral ha perso il duello e il contatto fisico con lui e si sta lamentando con l’arbitro per una presunta trattenuta. Una pessima idea, per due motivi. Numero uno: Ceesay, come detto, non ha più un avversario che lo affronti frontalmente, che gli copra lo specchio della porta. Numero due: il difensore dell’Atalanta si perde l’attaccante del Lecce che alza altissima la gamba sinistra e carica il tiro, assumendo una posa a metà tra un airone e un ballerino di danza classica; Éderson prova a stargli attaccato e potrebbe provare a chiudergli la conclusione, solo che non ci riesce, visto che tutto avviene in un tempo davvero brevissimo. Forse non se l’aspetta nemmeno, a pensarci bene. E perché dovrebbe, dopotutto? Siamo a trenta metri dalla linea di porta, forse qualcuno in più; e poi Ceesay avrebbe potuto continuare la sua progressione e invece sta tirando, sta eseguendo una giocata che sembra di alleggerimento.

Il punto è che neanche Musso si aspetta la conclusione. E allora non è nella posizione giusta: è tutto spostato sulla sinistra, piuttosto avanzato rispetto alla linea. È una condizione di partenza fatale, perché il tiro di Ceesay è tutt’altro che una giocata di alleggerimento: la palla, impattata col collo interno, si alza dal prato e poi rimbalza pochi centimetri dopo il dischetto, prende velocità e schizza in maniera velenosa, al punto che anticipa le mani protese di Musso e tocca ancora il terreno quando è già finita in porta. Anzi: in buca d’angolo.

Il modo migliore per riprendersi la maglia da titolare

Il fatto che Assan Ceesay fosse un po’ sparito dai radar, a pensarci bene, è solo un’altra medaglia da appuntare sulla bella stagione del Lecce: abbiamo visto, quindi lo sappiamo, che l’attaccante gambiano possiede questo tipo di colpi, eppure la squadra giallorossa ha continuato a esprimersi benissimo e a fare ottimi risultati anche nel periodo in cui Baroni ha deciso di seguire altre strade. Nella storia della Serie A, anche recente, ci sono state tante squadre medio-piccole in grado di fare bene per merito esclusivo – o quasi esclusivo – di attaccanti in stato di grazia. Ecco, il Lecce di Baroni è qualcosa di diverso. È qualcosa di più. L’abbiamo visto anche a Bergamo, per tutta la partita giocata dopo questo lampo firmato da Ceesay: non ha solo segnato un altro gol e battuto l’Atalanta, che di per sé sono cose che già basterebbero a parlare di impresa, ma l’ha fatto con grande autorevolezza, mostrando una chiara identità di gioco, oltre che delle individualità di spicco. Viene quasi da pensare che Ceesay dovesse segnare solamente gol così bello, un gol accecante e quasi assurdo, per potersi riprendere un po’ di spazio, un po’ di luce. Per essere di nuovo protagonista. La buona notizia, per il Lecce, è che c’è riuscito. In vista dell’ultimo sprint per una salvezza che al momento sarebbe strameritata, ritrovare un attaccante del genere è un’ulteriore rassicurazione.