Highlights — Il tacco che non ti aspetteresti mai da Petagna

L'assist per Ciurria in Empoli-Monza è il nostro momento preferito della 25esima giornata di Serie A.

Siamo nel mezzo del primo tempo di Monza-Empoli, e Gianluca Caprari si ritrova a fare quello che sa fare meglio: zampettare nel mezzo spazio di centrosinistra e toccare più volte la palla, in attesa che gli venga – o gli venga suggerita – un’idea per poter far progredire l’azione della sua squadra, magari in modo creativo e imprevedibile per gli avversari. Andrea Petagna ha letto perfettamente la situazione, e allora inizia a fare un po’ di cose da vero centravanti: venir fuori dal fuorigioco, mettere il corpo davanti a quello di Luperto e chiamare, letteralmente, il passaggio a Caprari, un po’ come farebbe un pivot di basket. Il tocco di Caprari è rasoterra ma veloce, la palla si dirige verso Petagna – è come se fosse attratta da lui – e nel frattempo c’è Patrick Ciurria che fa il contromovimento, che aggredisce e si prende lo spazio alle spalle di Ismajli, l’altro centrale dell’Empoli.

È qui che Andrea Petagna si ricorda di essere Andrea Petagna, un calciatore diverso da quello che vedono gli altri, e tra poco ne parleremo. Prima bisogna parlare di quello che fa in quest’azione: allunga la gamba sinistra in modo che il suo piede forte possa toccare la palla, ma allo stesso tempo si coordina per fare in modo che quel tocco sia di tacco, e di prima intenzione. Perché Petagna sa che Ciurria ha fatto quel movimento, l’ha visto senza guardarlo; perché Andrea Petagna ha questo tipo di qualità, ha due piedi – soprattutto il sinistro – che sono in grado di fare certe giocate; perché Andrea Petagna certe cose le pensa e le prepara prima di eseguirle, poi il pensiero e l’azione finiscono per coincidere. Non sempre, ma succede spesso. Queso è uno di quei casi, e così ne viene fuori un assist perfettamente dosato, col pallone che si alza leggermente e poi rimbalza sul terreno di gioco. Ciurria deve solo farlo scorrere ed è davanti al portiere, Ismajli non può raggiungerlo neanche con una scivolata disperata. Sinistro in diagonale, gol del Monza. Andrea Petagna nel frattempo si è girato verso la porta e non ha esultato, anzi ha abbassato leggermente la testa mentre camminava lentamente verso il suo compagno. Nessuna esultanza, zero esaltazione: per lui è ordinaria amministrazione. Forse su questo atteggiamento pesa anche il fatto che il guardalinee ha sbandierato il fuorigioco, chissà, ma poi per fortuna ci ha pensato il Var a rimettere le cose a posto.

Una magia

Il problema di Andrea Petagna è che fino a oggi ha vissuto un equivoco. O meglio: lui stesso è un equivoco antropometrico, semantico, visivo. Nel senso che è un centravanti di 190 centimetri, ha due spalle enormi e gioca benissimo da pivot, una cosa inevitabile vista la sua fisicità, eppure il suo calcio va decisamente oltre le idee e le mosse che contraddistinguono i centravanti-pivot. Nel suo menu tecnico ci sono colpi che non ti aspetteresti mai da lui, e il tacco per Ciurria è solo l’ultimo di una lunga serie: più o meno un anno fa segnò alla Sampdoria librandosi letteralmente in volo, con una rovesciata maestosa, stilisticamente perfetta; nel corso della sua miglior stagione di sempre, vissuta a Ferrara con la Spal, ha segnato a San Siro, dopo uno stop a seguire complicatissimo, e poi anche a Udine, dopo uno slalom speciale nello stretto condotto con tocchi misurati e sapienti; non si contano i suoi controlli orientati con la suola, i suoi tocchi smarcanti definiti un po’ volgarmente sponde, i colpi di testa precisi definiti altrettanto volgarmente spizzate.

C’è da dire che Petagna esegue tutte queste giocate in modo macchinoso e quindi non troppo fluido, non troppo elegante, ma provateci voi a portarvi dietro tutto quel peso, tutto quell’ammasso di muscoli, e vediamo se riuscite a essere anche agili, rapidi, sguscianti. Petagna dà la sensazione di essere un trequartista di molti anni fa imprigionato in un altro corpo, e infatti gli errori che commette – controlli sbagliati, tiri e passaggi fuori misura – sono evidentemente dovuti a una mancata coordinazione tra l’idea e la sua realizzazione. Solo che Petagna non resiste, vuole giocare a modo suo, un modo massimamente ambizioso: non potrebbe permettersi certi movimenti e certi trick col pallone, eppure ci prova sempre. Chi scrive lo sa, l’ha visto giocare nella squadra per cui fa il tifo, ed era sinceramente ammirato da questo contrasto perenne e irrisolvibile tra mente e corpo.

Anche al Monza, in fondo, sta andando in questo modo: dopo un inizio da horror, Petagna è entrato in condizione – non è facile riuscirci con quelle misure atletiche – e ha iniziato a migliorare il rapporto tra le giocate tentate e quelle riuscite, infatti nel 2023 ha già servito cinque assist decisivi ed è diventato titolare inamovibile in una squadra che fa un calcio ricercato. Magari non sarà mai un grande realizzatore o un attaccante da Champions League, ma ha tutto ciò che occorre per farci divertire, per farci vedere cose belle che non potrebbero appartenergli e invece gli appartengono eccome.