I rinvii dal fondo stanno diventando sempre più importanti

Un tempo erano situazioni di gioco insignificanti, oggi definiscono l'identità tattica di una squadra.

Da diversi anni, ormai, uno dei dibattiti più ricorrenti – e più controversi – sulla tattica calcistica riguarda la costruzione dal basso, vale a dire la volontà degli allenatori di far creare gioco alle proprie squadre senza improvvisare, partendo da dietro, iniziando ogni possesso palla impegnando i portieri e i difensori nei primi scambi. Insomma, di far progredire la manovra in modo ragionato, senza buttare avanti la palla. Come tutti gli argomenti che riguardano il gioco, la polarizzazione delle opinioni è inevitabile: c’è chi ne fa un caposaldo strategico ma anche filosofico, c’è chi la avversa in maniera poco lucida e anche sconveniente, in fondo. Perché la tendenza a utilizzare questa strategia è diventata trasversale, anzi universale, per un motivo molto semplice e molto valido: le statistiche avanzate dimostrano la sua efficacia nel medio-lungo periodo, sulle dieci partite e sull’intera stagione. È anche in virtù di questo cambiamento che una delle situazioni di gioco più insignificanti, almeno in apparenza, è diventata una parte fondamentale dell’identità tattica di una squadra. Stiamo parlando delle rimesse dal fondo, a cui The Athletic ha dedicato un lungo articolo di approfondimento.

Non è un caso che abbiamo cominciato questa analisi partendo dalla definizione di costruzione dal basso: far partire le azioni da dietro è diventata una strategia talmente diffusa al punto che qualche stagione fa, vale a dire dall’inizio dell’annata 2019/20, è diventato possibile battere le rimesse dal fondo servendo qualsiasi giocatore – anche il portiere – che si trovi all’interno dell’area di rigore. Prima, infatti, il codice dell’International Board sanciva che la palla fosse considerata effettivamente in gioco solo quando superava le tre linee che delimitano l’area. Per dirla brevemente: l’evoluzione tattica del calcio ha portato all’adattamento regolamentare di cui abbiamo parlato, e poi a un inevitabile aumento delle rimesse giocate dentro l’area di rigore. Ma c’è chi sta continuando a fare la resistenza: se guardiamo alla Premier League in corso, i portieri di Newcastle ed Everton, Pope e Pickford, rinviano la palla a una distanza media di 48,4 e 48,2 metri, rispettivamente. Giusto per quantificare la differenza: sempre nella stagione attuale, il Tottenham di Antonio Conte rimette in gioco il pallone su una distanza media di 23 metri. Esatto, avete letto bene: meno della metà.

Oltre alla distanza media, un’altra metrica che si può utilizzare è quella relativa alla quantità di rinvii lunghi o corti, Il Tottenham in questa classifica è secondo, con il 24% dei rilanci di Lloris (o del suo sostituto Forster) che coprono distanze inferiori ai 40 metri. Al primo posto di questa particolare classifica c’è il Liverpool: Alisson rinvia il pallone oltre i 40 metri solo per il 22% dei suoi calci dal fondo. In fondo a questa graduatoria ci sono Everton (71% di rinvii oltre i 40 metri) e Brentford (72%). È evidente che, nella compilazione di queste statistiche, la qualità di portieri e difensori abbia un peso importante. Ma questo non deve trarre in inganno, nel senso che non si tratta dell’unica discriminante: l’Arsenal di Mikel Arteta, capolista del campionato inglese fin dalla prima giornata, una squadra geneticamente portata al possesso palla, è una delle squadre che ha l’approccio più vario a questa particolare situazione di gioco, se consideriamo che Ramsdale comincia il pallone lanciandolo oltre i 40 metri nel 48% dei casi.

In casi del genere è interessante esaminare non solo la lunghezza, ma anche la direzione dei rinvii dal fondo, le traiettorie più usate per far partire l’azione. Nel caso dell’Arsenal, Ramsdale sceglie molto spesso di servire i difensori centrali, ma non disdegna affatto il lancio lungo sulla fascia destra oppure la ricerca diretta del centravanti. Nel caso del Manchester United, invece, addirittura il 45% dei rinvii dal fondo seguono sempre la stessa direttrice, la stessa identica meccanica, che per altro è anche singolare: battuta di Lisandro Martínez, un difensore centrale, e pallone servito al portiere De Gea. Quasi inevitabile, viene da pensare, che un cultore del gioco di posizione come Erik ten Hag voglia iniziare l’azione partendo dal basso.

Insomma, dimmi come rimetti il pallone in gioco e ti dirò chi sei: la rimessa dal fondo, che un tempo era utilizzata semplicemente per guadagnare metri in campo, come se fosse il calcio d’invio di una partita di rugby, ora è un indicatore fedele dell’identità tattica di una squadra, una sorta di biglietto da visita da esibire alla partita, al pubblico, agli avversari. Come detto in precedenza, la tendenza è chiara: sempre più squadre costruiscono il gioco con passaggi non troppo lunghi già a partire dal primo tocco del portiere, perché in fondo battere corto è più conveniente. Lo dicono i numeri: nella Premier League di questa stagione, il 13% dei rinvii lunghi ha portato a un pallone giocato nell’area di rigore avversaria. La stessa cifra, se guardiamo ai rinvii corti, sale al 15%. Potrebbe sembrare una differenza minima ma in realtà non lo è, e per rendersene conto basta proiettare questo dato a tutte le rimesse dal fondo di tutte le squadre.

Oltre a questi dati, però, The Athletic ne snocciola anche altri: il Brentford, per esempio, cerca costantemente la testa di Toney, un attaccante bravissimo nei duelli aerei e che permette alla squadra di Frank di risalire velocemente il campo e/o di aggredire in modo organico la seconda palla. Anche il Southampton ragiona e muove il pallone allo stesso modo. Questo per dire che, come succede sempre nel calcio e in tutti gli sport, una strategia può essere giusta per una squadra ma anche sbagliata per un’altra. Non esiste, perché non può esistere, una verità assoluta. Certo, esistono dei dati che sono certamente indicativi, che raccontano e/o suggeriscono un’evoluzione, e allora è sempre giusto leggerli, capirli, interpretarli. Ma poi ci sono le caratteristiche dei giocatori, le idee degli allenatori, i contesti e le aspettative da rispettare. Nel calcio una nuova intuizione/invenzione può invalidare o anche ribaltare una teoria, anche quella che sembrava invincibile e invece era solo questione di tempo.