La costruzione dal basso fatta benissimo: una lezione del Lech Poznan

Un'azione impostata dal portiere e poi trasformatasi in gol dopo 25 passaggi.

La tendenza per cui le squadre costruiscono le proprie azioni dal basso, utilizzando il portiere e i centrali nei primi scambi fin dalla propria area di rigore, è ormai universale. In tutti i campionati, a tutti i livelli, gli allenatori non riescono più a rinunciare all’idea di giocare il pallone in maniera ricercata, sofisticata. Il motivo di questa scelta sta nei numeri a medio-lungo termine: è una strategia efficace, che ammortizza gli eventuali errori – anche se portano al gol subito – permettendo a chi la applica di guadagnare più metri sul campo. E, soprattutto, di autodeterminare il proprio gioco – al netto del pressing degli avversari, ovviamente. In effetti, i difensori – ma anche i portieri – di oggi – hanno una maggior qualità tecnica rispetto al passato, e allora si può dire che la stragrande maggioranza dei giocatori professionisti riescono a effettuare passaggi precisi, a breve o media gittata. Magari non saranno bravi come Pirlo in questo fondamentale, ma hanno ciò che serve per non fare tanti/troppi errori. E allora, come detto, le squadre che giocano in questo modo sono sempre di più. L’ultimo esempio, in questo senso, arriva dal Lech Poznan, squadra campione di Polonia, attualmente al terzo posto dell’Ekxtraklasa – il massimo campionato polacco – e prossima avversaria della Fiorentina nei quarti di Conference League.

Proprio in Conference League, il Lech ha dato una vera e propria lezione di come e quanto possa essere utile costruire dal basso. Nella gara di ritorno degli ottavi, giocata in Svezia contro il Djurgardens, la squadra allenata da John van den Brom – un olandese: forse non è un caso – ha segnato un gol, il primo dei tre realizzati, al termine di un’azione di 25 passaggi iniziata su rimessa dal fondo, e che ha coinvolto tutti i giocatori in campo senza che gli avversari riuscissero a intercettare il pallone. La sfera è transitata tra i piedi del portiere Bednarek, dei centrali Milic e Salamon, dei terzini Joel Pereira e Rebocho, poi di tutti gli altri calciatori in maglia bianca. I giocatori del Lech hanno privilegiato i tocchi corti e rasoterra, ma hanno anche velocizzato e verticalizzato il gioco con passaggi tra le linee e lanci a mezza altezza, fino a che Kwekweskiri non ha imbucato la palla per il tertzino Rebocho, bravissimo a sua volta a mettere un cross basso e arretrato per Marchwinski, che aveva seguito l’azione e ha potuto tirare fronte porta, a botta praticamente sicura.

Un bel gol corale, non c’è che dire

Certo, vanno fatte alcune precisazioni: in questa azione, il Djurgardens difende in dieci visto che Danielson era stato espulso pochi istanti prima dell’intervallo; anche in virtù di questo cartellino rosso, il risultato del doppio confronto era già indirizzato, considerando il risultato (2-0 per il Lech) della gara d’andata in Polonia. Non a caso, viene da dire, il Lech ha segnato altre due volte prima del termine della partita. Al netto di tutto questo, l’azione della squadra polacca resta da incorniciare. Per padronanza tecnica e precisione dei meccanismi tattici, dei movimenti, cose che determinano una sicurezza – si potrebbe dire anche sfrontatezza – piuttosto significativa nella gestione del possesso. La Fiorentina, che come abbiamo detto affronterà il Lech nei quarti di finale di Conference League, è avvisata: resta la squadra favorita per passare il turno, ma affronterà un avversario da non sottovalutare. O, quantomeno, che sa cosa fare con il pallone tra i piedi.