Il primo capitolo della trilogia Milan-Napoli è stato scritto e diretto da Stefano Pioli

Com’è andata la prima sfida tra invenzioni tattiche e inaspettati stati di grazia di Leão, Tonali e Diaz.

Napoli-Milan è stata e sarà la partita più importante del mese di aprile: la squadra di Spalletti è vicinissima allo scudetto ma è anche attesa anche dai primi quarti di Champions della sua storia, quella di Pioli deve prendersi il quarto – o il terzo, o il secondo – posto in Serie A e può legittimamente puntare alla semifinale europea. A maggior ragione dopo aver vinto il primo atto in modo netto, meritato, un 4-0 senza appello che resterà nella storia di questa stagione. Per raccontare – e per anticipare, ovviamente – i temi di questa partita in tre atti, due redattori di Undici, Davide Coppo e Alfonso Fasano, tifosi dichiarati di Milan e Napoli, si sono dati un appuntamento virtuale. Ecco cosa pensano di quello che è successo ieri sera, ma hanno parlato anche del futuro, di quello che potrebbe succedere nei prossimi nove giorni, fino alla gara d’andata in Champions League.

Davide Coppo (DC): La prima domanda che mi viene in mente, forse perché sono un tifoso che guarda sempre il bicchiere mezzo vuoto, è: cosa sarebbe cambiato con un attaccante in grado di dare profondità e attaccare l’area di rigore con la velocità di un rapace, come Osimhen? Ma mi chiedo: ha senso fare questa domanda? Dopotutto il Milan ha avuto il controllo della partita da subito, mi sembra, e soprattutto a centrocampo, quindi forse no. Però non si può ignorare.

Alfonso Fasano (AF): Rispondo anch’io da tifoso. Da tifoso della squadra che ha perso e quindi tende a vederlo mezzo pieno, il bicchiere: con Osimhen sarebbero cambiate un bel po’ di cose, perché il Napoli 2022/23 è una squadra che lancia moltissimo il pallone in avanti. In molti momenti di molte partite che ho visto, soprattutto quando c’è Politano al posto di Lozano, il Napoli costruisce dal basso – per attirare il pressing avversario – e poi lancia il pallone in avanti come se fosse il proiettile di una fionda. In una situazione del genere, avere Osimhen al posto di Simeone, soprattutto contro Kjaer e Tomori, avrebbe fatto la differenza. Se pure non avesse giocato bene, avrebbe generato molta più tensione nella difesa del Milan.

Allo stesso tempo, però, sono perfettamente d’accordo con te: sarebbe sbagliato, per il Napoli e soprattutto per il Milan, ridurre tutto all’assenza di Osimhen. Il Milan, ieri sera, è stato davvero bellissimo: sembrava di rivedere la squadra dell’anno scorso, anzi ancora più corta e aggressiva. Pioli ha vinto il duello tattico da ogni punto di vista, e Bennacer trequartista (vero, non finto) è stata una mossa geniale. Ma bastava fare una cosa così semplice per rivedere quel Milan? Ovviamente so che non è così, c’è tanto altro da dire e spiegare: tu cosa sceglieresti?

DC: Penso che il centrocampo sia stata la chiave della partita e, più in generale, la chiave con cui spiegare buona parte della stagione del Milan 2022/23. Un centrocampo che mancava quando, in inverno, il Milan prendeva quattro gol da qualsiasi Pergolettese incontrasse. Un centrocampo poi trasformato a 5 con il passaggio, un po’ salvifico ma molto difettoso, alla difesa a tre. Non si riusciva a trovare una quadra all’assenza di Kessié, e contro il Napoli la si è trovata. Sono le partite perfette di Pioli a partire dalla fase difensiva, con Lobotka marcato quasi a uomo, Zielinski annullato, e poi Leão e Díaz che hanno giocato a tutta fascia per raddoppiare sistematicamente su Kvara e Politano.

Però quello che ha inciso più di ogni altra cosa – perché che Pioli sia un allenatore che sa preparare tatticamente bene le partite lo vediamo da quattro anni, a Milano – è stata la concentrazione, la capacità di stare dentro la partita, la fiducia nel pallone. Il Milan, come si è visto in occasione del 2-0 di Díaz, è una squadra che ha bisogno di giocare di prima. Nel 2023, questo gioco si è inceppato per l’imprecisione dei passaggi e dei controlli. Gli stessi giocatori che per tre anni hanno dialogato in rapidissimi uno-due improvvisamente non sapevano più scambiare. Ed è stata la cosa più inaspettata, per me: il coraggio con cui il Milan è sceso in campo. Come se fosse il maggio del 2022. La chiave per spiegare la sparizione del Napoli è sempre a centrocampo?

AF:  Sì, decisamente: se non puoi saltare il centrocampo, come detto prima, allora devi passare per forza da lì. Solo che Pioli quel reparto l’ha chiuso perfettamente, è come se l’avesse silenziato: Bennacer che seguiva a ombra Lobotka, Tonali che era ovunque, Krunic che ci ha messo quantità e qualità, i difensori che stavano altissimi e rischiavano serenamente di giocare in parità numerica. Poi ci sono anche i demeriti di Lobotka, Anguissa, Zielinski: avrebbero dovuto essere più precisi e sicuri negli appoggi, e invece si sono fatti travolgere dalla fisicità degli avversari.

Questo, secondo me, è un tema fondamentale. Anche per le partite di Champions che verranno. So che non ami i dati, ma questo devo snocciolarlo per forza: ieri sera i giocatori del Milan hanno vinto 23 contrasti complessivi contro i 13 del Napoli. È una differenza enorme, se ci pensi. Ed è il frutto di una prestazione – individuale e di squadra – vicina alla perfezione, perché vuol dire che le distanze in campo e anche la condizione psicofisica dei giocatori erano davvero eccezionali. Proprio per questo, devo chiedermi e quindi devo chiederti: potremo rivedere il Milan che abbiamo ammirato al Maradona? So che puoi rispondere in maniera definitiva, in fondo non sei un veggente. Ma conosci la tua squadra, il tuo allenatore, il tuo ambiente. Poi se vuoi ti dico la mia sul Napoli, in questo senso.

DC: Ma questo è un dato che invece ha senso, e parla proprio di quello che scrivevo prima: alla fine il contrasto è anche una questione di rabbia, di convinzione, di voglia di vincere, o al contrario di timore, timidezza. Sulle prossime partite la risposta è difficile perché è difficile capire cosa sia il Milan, quello dell’anno scorso e pure questo. Se da un lato è innegabile che ci sia stato un pelo di “overperformance” nella primavera che ha portato allo scudetto, è altrettanto innegabile che il Milan che perde punti contro Cremonese, Sassuolo, Lazio, Inter, Salernitana abbia “sottoperformato”, cioè sia stato la peggior versione di se stessa.

Che squadra è, il Milan? Una buona squadra da zona Champions o la corazzata da otto vittorie consecutive che gioca un calcio velocissimo e aggressivo? È un enigma, anche se tenderei a pensarla secondo l’opzione più moderata. Va detto che il Milan, se si escludono i due derby persi malissimo contro l’Inter, ha sempre giocato molto bene gli scontri diretti, quindi anche in Champions penso che si parta più o meno alla pari. E poi c’è la questione Leão: se è in partita, è uno degli attaccanti più forti del mondo. Ma questa cosa è imprevedibile. Nel Napoli, mi ha comunque stupito Kvaratskhelia: pur non avendo inciso perché raddoppiato sempre benissimo da Calabria e Díaz, era evidente quanto rimanga un giocatore fuori dall’ordinario: dà sempre l’impressione di poter colpire, e ingabbiarlo così per altri 180 minuti non sarà facile, forse nemmeno realistico. Quell’assist per Mário Rui, poi parato da Maignan, ha qualcosa di magico.

La sintesi

AF: Prima intendevo esattamente questo: visto che ha giocatori come Kvara (e Osimhen, presumibilmente: forse un giorno i documentari e/o i podcast true crime ci racconteranno la vera storia del suo “infortunio”), è impensabile che il Napoli possa essere regredito al punto da giocare così male anche nella doppia sfida di Champions League. La situazione di classifica, inoltre, deve aver necessariamente inciso sull’approccio alla gara, in fondo per il Napoli i rischi erano minimi. E poi c’è Spalletti, che finora ha sempre dimostrato di avere le risorse – tattiche, dialettiche, anche psicologiche – per permettere alla sua squadra di reagire alle inevitabili cadute vissute lungo la stagione. Ti chiedevo del Milan proprio per questo: io sono certo che vedremo un Napoli molto meno svagato, diciamo così, tra nove giorni e qualche ora, ma la vittoria di ieri è stata fragorosa, ed è questo che ha cambiato o spostato qualcosa, in vista dei quarti di finale. Per il Napoli può essere anche un bene, eh: tornare sulla Terra dopo aver passeggiato nell’iperspazio è un evento potenzialmente salutare. Il Milan saprà gestire l’effetto contrario?

DC:  Posso rispondere solo empiricamente, considerando cioè l’esperienza già vista: e direi di sì. Il Milan non ha mai mostrato il rischio di montarsi la testa, ma al contrario gioca al meglio quando surfa sull’entusiasmo. Semmai il suo problema è opposto: non sa reagire alle difficoltà, come invece, come dici tu, il Napoli ha sempre saputo fare in questa stagione dopo ogni sconfitta. Ma sarà interessante anche tatticamente, la nuova partita a San Siro. Perché se fino a ieri ci chiedevamo come Pioli avrebbe tentato di limitare Spalletti, adesso siamo a domandarci come Spalletti possa riuscire a liberarsi dalle gabbie di Pioli, e imbavagliare non solo Leão, ma un Brahim Díaz in modalità Messi, anzi, Kvaratskhelia.

AF: Sì, hai centrato un altro punto: finora non avevamo ancora parlato di Brahim, il miglior finto esterno che ho visto affrontare il Napoli in questa stagione. Anche questa mossa di Pioli è stata molto interessante, ha inciso pesantemente sulla partita, ci dice che il Milan ha tante risorse e che Spalletti può aspettarsi di tutto per le partite di Champions. Forse il Napoli ha perso proprio questo, rispetto a inizio anno: tutti sanno cosa aspettarsi, più o meno, e allora è più semplice lavorare sul come fermarlo. È anche giusto così, in fondo, visto che Osimhen e Kvaratskhelia (ma anche Lobotka, Anguissa e tutti gli altri) sono davvero difficili da contenere quando sono tutti efficienti e in giornata – altrimenti non ci sarebbero tutti questi punti di distacco in campionato, no? Ecco, l’unico dubbio che resta da sciogliere riguarda chi sarà efficiente e chi sarà in giornata, ma non possiamo farlo fino a martedì o mercoledì prossimo.