Highlights — Luis Alberto è genio, bellezza e funzionalità

L'assist per Zaccagni è il nostro momento preferito della 29esima giornata di Serie A.

Nel mitologico e un po’ bistrattato gruppo sociale dei calciatori belli da vedere, Luis Alberto occupa uno spazio rilevante. Merito di un incedere perennemente elegante e al limite dell’impertinenza, di un tocco di palla estremamente sensibile e quasi mai banale, di una fantasia sempre accesa e anche molto prolifica, se guardiamo al numero e alla qualità degli assist, dei passaggi filtranti, dei lanci in profondità – soprattutto per servire Ciro Immobile. Il problema, però, è che questo modo di giocare ha creato un equivoco su Luis Alberto: lo ha fatto diventare – almeno nella percezione comune – un calciatore-esteta, ovvero uno che antepone la ricerca del colpo a effetto rispetto all’essenzialità, all’efficienza. Ecco, nella maggior parte dei casi Luis Alberto non è un calciatore di questo tipo. E ce ne siamo accorti in uno dei momenti più accecanti, nel senso di belli da vedere, di questo campionato di Serie A: l’assist di tacco servito a Zaccagni un attimo prima del gol che ha deciso Lazio-Juventus 2-1.

Non è così difficile capire che Luis Alberto ha scelto quella giocata perché era la più giusta, la più sensata, per passare la palla a Zaccagni. Ci sono diverse evidenze a supporto di questa tesi. La prima è che a inizio azione, mentre sta correndo – con la sua solita andatura caracollante – a supporto dell’azione di Felipe Anderson, Luis Alberto guarda alla sua sinistra per cercare Zaccagni con lo sguardo: da quel momento in poi, sa che potrà servirlo, che vorrà servirlo. La stessa cosa, che poi è la seconda evidenza, succede pochi istanti prima che Felipe Anderson metta la palla a centro area, per altro con un cross basso dosato in modo perfetto, teso e arretrato e soprattutto preciso, destinato esattamente sui piedi di Luis Alberto.

La terza evidenza, quella più importante, va ricercata nel tempo in cui la palla percorre lo spazio che sta tra il piede destro di Felipe Anderson e il piede destro di Luis Alberto: in quel secondo scarso, il numero 10 della Lazio vede – o più probabilmente sentepercepisce – che Cuadrado proverà a chiudergli lo specchio della porta, quindi che Zaccagni sarà libero da marcature e schermature. E allora posiziona il suo corpo in modo che il pallone possa essere toccato esattamente in quel modo, con una certa parte dello scarpino, quella che incapsula e protegge il punto più posteriore dell’interno del piede. Non è una cosa facile, ma lui la rende naturale, oltre che elegante: il piede sinistro viene puntato nel terreno per creare il corridoio in cui far passare la palla, il busto si protrae in avanti, la testa continua a guardare verso la bandierina del calcio d’angolo e si gira solo a movimento finito, per controllare che la sfera sia giunta a destinazione.

Uno dei passaggi più belli degli ultimi quindici o vent’anni

A questo punto è giusto chiedersi perché Luis Alberto abbia scelto fin dal principio di giocare quel passaggio con il tacco. Per dimostrare che si tratta di una scelta estremamente pratica, solo incidentalmente estetica, basta sfogliare la margherita delle opportunità. Delle possibili giocate alternative di Luis Alberto in quell’azione. Opzione numero uno: Luis Alberto avrebbe potuto stoppare la palla, avrebbe avuto la possibilità di farlo e poi di decidere cosa farsene, ma in quel caso Cuadrado avrebbe avuto qualche decimo di secondo in più per affondare il tackle. Opzione numero due: Luis Alberto avrebbe potuto concludere di prima verso la porta di Szczesny, ma in quel caso la sua conclusione – per via della presenza di Cuadrado e di un altro difensore della Juventus – avrebbe avuto un coefficiente di difficoltà più alto rispetto a quella poi tentata da Zaccagni. Opzione numero tre: Luis Alberto avrebbe potuto servire di prima Zaccagni colpendo il pallone in un altro modo, cioè non usando il tacco, ma per riuscirci avrebbe dovuto farlo col sinistro oppure avrebbe dovuto inventarsi un movimento innaturale. Stop, fine delle trasmissioni.

Luis Alberto è è un uomo che in nome della sua interpretazione del gioco del calcio – fantasiosa, irriverente, insofferente ai dogmi tattici – ha costruito e probabilmente sta ancora vivendo un rapporto complicatissimo con Sarri. E allora, in realtà l’abbiamo già raccontato, non può aver mai pensato a un’alternativa: uno degli assist più indimenticabili di questo campionato – per altro seguito da un tiro precisissimo e dal grande impatto estetico – va oltre gli schemi: è pura funzionalità che si sposa magnificamente con la bellezza, può essere immaginato ed eseguito da un ristretto numero di eletti. Luis Alberto è parte di questo gruppo, lo è a pieno titolo anche se a volte ci confondiamo, finiamo per dimenticarcene, e allora confondiamo la classe con l’arroganza, l’estetica con l’insolenza.