Tra Milan e Napoli è ancora tutto aperto

Il secondo atto della trilogia tra Elmas prima punta, Brahim Díaz, Maignan e le assenze per il return match, quelle certe e quelle eventuali.

Il secondo atto di Milan-Napoli, dieci giorni dopo lo 0-4 dello stadio Maradona, ha avuto uno svolgimento e un esito decisamente meno clamorosi, meno inattesi. Il risultato di misura e la qualificazione ancora aperta, ancora incerta, sono lì a dimostrarlo. In fondo parliamo di due squadre dai valori assoluti simili, al netto del ritardo accumulato dal Milan nella classifica di Serie A, e che hanno sempre dato vita a gare tirate ogni volta che si sono affrontate. L’ultimo scontro diretto è stato evidentemente un’eccezione, come avevano spiegato Davide Coppo e Alfonso Fasano nel loro primo dialogo virtuale dopo la partita. Questo è il secondo appuntamento, e ovviamente si parla della partita di San Siro e di quello che potrebbe succedere al Maradona tra cinque giorni, tra Maignan, Osimhem, Kim Min-jae, Brahim Díaz e ciò che potrebbero fare Pioli e Spalletti.

Davide Coppo (DC): Ci si aspettava che la musica sarebbe cambiata parecchio, rispetto allo 0-4 di campionato, e nonostante il conteggio dica due vittorie a zero per il Milan, in questo trittico di scontri, a me sembra cambiata eccome: il Napoli ha giocato bene, oserei dire meglio del Milan, e soprattutto nel primo tempo è stato capace di mettere il guinzaglio al centrocampo e alla trequarti di Pioli, quella che aveva trovato la chiave per il dominio al Maradona. Poi, certo, il calcio è un gioco fatto così e proprio quel Bennacer che aveva giocato pochi palloni fino ad allora è andato a segnare l’unico gol della partita, partito da un’ennesima magia di Diaz.

Alfonso Fasano (AF): Ecco, direi che anch’io posso partire proprio da Brahim Díaz, da una giocata che mi ha ricordato sinistramente ciò che era successo nel match di campionato di dieci giorni fa: un dribbling bellissimo che ha messo fuori gioco due giocatori del Napoli, uno di questi era Lobotka, e che ha portato al gol. È uno di quei momenti per cui non me la sento mai di dare colpe a qualcuno, in questo caso a Spalletti o ai giocatori del Napoli, ma solo meriti: a Brahim, che è sempre stato un mio feticcio in potenza; a Pioli, che ha indovinato ancora la scelta di metterlo in campo come finto esterno; a Leão e Giroud, bravissimi a fare tutto ciò che serviva per liberare Bennacer al tiro.

Come spaccare in due una squadra con una sola giocata

E poi non me la sento di dare colpe al Napoli, lo spazio enorme in cui ha galoppato Brahim prima del gol nasce da un pressing fatto sempre benissimo. Tu hai detto che il Napoli ha giocato bene, anzi meglio del Milan, e il motivo è stato proprio quel pressing: un rischio che Spalletti si è preso consapevolmente e che ha pagato i suoi dividendi per tutta la gara. Non abbastanza per vincere, questo va detto. Ma non c’erano molte altre soluzioni, per il Napoli, e credo che ne parleremo tra poco. E in fondo la squadra azzurra ha anche sofferto poco, quasi sempre per via di assoli come quello di Brahim, per altro: Leão che incendia il campo e poi mette fuori a tu per tu con Meret; Kjaer che si mangia gli avversari in terzo tempo e quasi spacca la traversa; Giroud che fa a sportellate con tutti e mette Tonali solo davanti alla porta. In fondo, ma non per importanza, mi sento di citare – di sottolineare con cinque Tratto Pen virtuali di colori diversi – un’altra giocata individuale incredibile: la parata di Maignan su Di Lorenzo nei minuti finali. Ora capisco perché la sua assenza, secondo molti tifosi, ha tolto dei punti al Milan in campionato.

DC: Nella mia chat “milanista” già dal primo tempo ci si chiedeva: immaginate questa partita senza Maignan. Perché è vero, Elmas da falso nueve non ha creato i pericoli che doveva, probabilmente, ma le parate già nel primo tempo hanno segnato la partita quanto un gol, come si dice. Sul tiro di Anguissa forse no, ma l’intervento sulla bomba di Zielinski all’undicesimo è mostruosa. E pensare che non è nemmeno la migliore.

E poi parlavi di pressing: nel primo tempo il Milan non è riuscito a giocare quasi mai rasoterra dalla difesa all’attacco, ma non ha mai perso lucidità nell’impostare dal basso con calma. E questo è un merito di cui non si parla poi molto di un portiere che ha i piedi di un regista, e che sa dirigere la sua difesa con la stessa competenza. Poi, certo, c’è quell’intervento alla fine: era andato in controtempo, forse si aspettava un tiro incrociato e non sul secondo palo, per questo ha le gambe piegate. Riesce a spingere solo con i reni, la schiena, e le braccia. Non si parla delle partite con i “se”, ma a sfiorare il pensiero mi viene un brivido di paura.

Uno dei momenti decisivi della partita

AF: Quando hai parlato di Elmas mi sono trovato d’accordo con te, è stato poco più che evanescente – a voler essere generosi. Ma, come accennavo prima, non c’erano molte altre soluzioni: Osimhen e Simeone erano assenti; Raspadori, l’abbiamo visto nella ripresa, è fuori condizione, è legnoso, sembra quasi impaurito di andare in campo. Personalmente credevo che l’utilizzo di Elmas avrebbe portato il Napoli ad attaccare, come si diceva una volta, con un tridente-tourbillon, che lui e Kvara si sarebbero scambiati un po’ le posizioni. Invece no, sono stati statici, forse perché – come ha detto Spalletti – Elmas doveva «sporcare ogni possesso del Milan», e l’ha fatto pure bene.

Ecco, ovviamente da tifoso non sono entusiasta del fatto che il Napoli abbia dovuto “ridursi” a schierare Elmas centravanti in una partita così importante. Al tempo stesso, però, devo dirmi soddisfatto di come Spalletti abbia provato a fare di necessità virtù. L’hai detto tu: delle partite non si parla con i periodi ipotetici, quindi ora riguardo il Napoli bisogna capire ciò che ha funzionato bene e ciò che si potrebbe fare in vista della partita di ritorno. Non ci saranno Kim e Anguissa e sono due assenze pesanti, ma secondo me peseranno di meno rispetto a ciò che succederà con Osimhen. Per un motivo molto semplice: il Napoli giocherà comunque con quattro difensori e tre centrocampisti, e al di là del sistema di gioco non modificherà la sua essenza. Con o senza Osimhen, invece, cambia tantissimo. Ce ne siamo accorti in queste tre partite – Milan, Lecce, Milan – senza di lui, ce ne siamo accorti perché Kvaratskhelia ha meno spazio da prendersi, ce ne siamo accorti lungo un secondo tempo in cui il Napoli non ha creato grandi occasioni. Se n’è accorto anche Spalletti, che infatti nel postpartita ha parlato moltissimo del centravanti nigeriano e del tifo del Maradona. Per il Milan, invece? Cosa credi che possa o debba cambiare Pioli, se cambierà?

DC:  Difficile cambiare, per il Milan: sono convinto che ieri, confrontando gli undici in campo, il Milan fosse una squadra al livello del Napoli, più o meno. Il problema è la panchina: il Milan non ce l’ha, e si è visto anche a San Siro, ancora una volta, quando il fantasma di Rebic è entrato per far rifiatare Leão. Origi non ha mai dato la minima certezza offensiva, a centrocampo né Vranckx né Adli sembrano pronti, Messias non è a livello ed è fuori forma, solo Saelemaekers ha dato sprazzi di buon gioco, ma sono stati sprazzi, appunto. Non lo dico per scaramanzia, ma con Osimhen penso che il Napoli la possa ribaltare senza troppi problemi: semplicemente perché, se è in forma come lo è stato per tutta la stagione, è “unplayable”. Può tranquillamente spaccare ogni difesa, e quella del Milan, traballante quest’anno in più momenti, non fa eccezione. Il Milan, come dimostra da sempre, ha il problema della gestione del risultato: si è visto ieri, si vedrà al Maradona su novanta minuti. Il Milan non può permettersi di cambiare, questo è il suo grande rischio. Ma tatticamente sì, non potrà rimanere ancora lo stesso, per la terza partita di fila.

AF: È proprio questo che mi fa essere fiducioso, non voglio dire ottimista, per il ritorno. Sembrerà una frase banale, probabilmente lo è, ma a volte è la realtà a essere banale: la terza partita sarà diversa dalla prima e diversa dalla seconda, continuo a credere che molto dipenderà da Osimhen – e non perché me l’hai “suggerito” – ma quello che ho visto ieri sera è il cambiamento, la sperimentazione perpetua che mi aspetto sempre da Spalletti. Allo stesso tempo penso pure che il Milan resti – e quindi resterà – il peggior avversario possibile per il Napoli, visto che gli incastri di fisicità e qualità trovati da Pioli sono geneticamente difficili da sostenere, per i giocatori di Spalletti. Vediamo: siamo veramente sul filo, è ancora tutto apertissimo, ci rivediamo qui tra pochi giorni e ne parliamo un’ultima volta, quella definitiva.