Storia del Ponziana, la squadra che fu divisa tra Trieste e la Jugoslavia

La Trieste post-Liberazione visse per anni momenti tesi e difficili, politicamente parlando. Anche lo sport, nel suo piccolo, venne diviso: il caso del Ponziana è emblematico.

Due blocchi, due squadre, una città sola. Trieste non è una città qualsiasi, non lo è mai stata. È una porta: per l’Italia o per l’Oriente, dipende dal punto da cui la si guarda. È terra di confine, e come tutte le terre di confine racchiude storie uniche e, spesso, dimenticate. Quella dell’Amatori Ponziana è una di queste. Una storia di sport, il cui prologo prende forma dal 25 aprile 1945, giorno della Liberazione dell’Italia dal giogo nazi-fascista. Ma per raccontare questa pagina c’è da fare prima un passo indietro di trentatré anni. Tornare al 1912.

Trieste è una delle città più importanti dell’articolato, complesso e stanco Impero austro-ungarico. Sei appassionati di calcio decidono di creare una realtà che possa competere contro la più rinomata e conosciuta Triestina, fondata sei anni prima. Nasce il Circolo Sportivo Ponziana. La società ha poco appoggio e ancora meno risorse. I primi anni quindi non sono semplici. Nel 1928 la società vive una prima scissione interna. Autore: il regime fascista. Le camicie nere triestine vogliono la fusione con l’Edera Football Club. La risposta di alcuni giocatori del Ponziana è clamorosa: creare i “Ponzianini Erranti”. Questi prendono parte alla Prima Categoria uliciana (il campionato indipendente organizzato dalla Unione Libera Italiana del Calcio). Ma è una parentesi dalla vita breve, che si esaurisce alla fine della stagione 1931/32. Tutto rimane così invariato fino al 1940, poi arrivano la guerra, l’interruzione dei campionati, il caos. Il Secondo conflitto mondiale rade al suolo ogni aspetto della vita sociale e la Ponziana non viene risparmiata: la Guerra non ha portato infine solo povertà e distruzione, ma anche una nuova scissione interna.

La Trieste post-Seconda guerra mondiale è caratterizzata da un contesto politico complesso e diviso tra Italia e Jugoslavia. Una situazione tanto instabile da rendere la piccola realtà calcistica – figlia del quartiere popolare di San Giacomo, storicamente a maggioranza slava – un bersaglio diretto della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il primo ministro jugoslavo Tito vuole la squadra biancazzurra triestina, e la invita a partecipare al massimo campionato Jugoslavo. Una proposta assurda, surreale, ma che si concretizza. L’anima italiana del Ponziana prosegue il suo percorso sportivo in Serie C, mentre quella slava passa a giocare la Prva Liga con il nome di Amatori Ponziana. È il 1946. Il confine orientale viene reso ancora più incerto da quello che succede l’anno dopo: il Trattato di Parigi fra l’Italia e le potenze alleate genera il Territorio Libero di Trieste. La zona triestina viene divisa in due aree: Zona A, ovvero il centro città sotto il controllo angloamericano, e Zona B, il circondario sotto la giurisdizione slava.

Stella Rossa, Partizan Belgrado e Dinamo Zagabria, oltre al Hajduk Spalato. Queste diventano all’improvviso le avversarie della seconda (o terza) società di Trieste. Ma in quale impianto gioca l’Amatori Ponziana? Il primo anno, per ragioni di ordine pubblico, si decide che le partite casalinghe vengano disputate a Lubiana. Dalla stagione 1947/48 però arriva il passaggio nell’impianto di Valmaura. A due passi dalla Risiera di San Sabba, l’ex fabbrica per la pilatura del riso utilizzata durante la Seconda guerra mondiale come campo di detenzione e di concentramento nazi-fascista. Per alcuni lo sconfinamento è una questione di prestigio. In Italia i giocatori possono aspirare al massimo alla Serie C. Ma non c’è solo un aspetto sportivo: l’invito di Tito infatti è stato accompagnato da un sostanzioso aiuto economico. La prima stagione di Prva Liga è nel 1946/47. Un campionato di prova, non solo per la squadra triestina ma per l’intero sistema jugoslavo. È la prima stagione dopo il conflitto bellico e vi partecipano le migliori squadre delle 7 regioni del neocostituito Stato. In totale 12 realtà, prima dell’aggiunta in corsa dell’Amatori Ponziana e del Kvarner. Fischio d’inizio il 25 agosto 1946.

La stagione non va nel migliori dei modi: l’Amatori si classifica all’undicesimo posto con 21 punti, di fatto retrocedendo sul campo. Il torneo è dominato dal Partizan Belgrado. È una prima annata comunque non priva di soddisfazioni e di grandi imprese per il Ponziana, come la vittoria del 22 dicembre 1946 contro l’Hajduk Spalato, una delle squadre più blasonate e storiche di tutto il calcio balcanico. A salvare i triestini ci pensa allora la burocrazia: per la stagione successiva, nel 1947/48, viene deciso di ridurre il numero di squadre partecipanti a 10, così che i biancazzurri riescono a mantenere la categoria a scapito dei montenegrini del Budućnost.

L’annata 1947/48 racconta invece di un altro Amatori, soprattutto nel girone di ritorno. In quello di andata le difficoltà continuano e le soddisfazioni latitano (l’unica è una nuova vittoria contro l’Hajduk Spalato per 2 a 1). Inoltre non mancano i casi “politici”: nella partita contro il Partizan Belgrado (finita con il punteggio di 5 a 0 per i bianconeri serbi) il portiere triestino Parola si gira in segno di protesta in occasione di un calcio di rigore molto dubbio concesso ai belgradesi. Il labiale del capitano Zlatko Cjajkowski non lascia spazio a interpretazioni. «Svinja fascisticka». Porco fascista.

L’ultima partita del girone di andata segna però un’inversione di marcia decisiva.  L’Amatori infila tre successi consecutivi che rappresentano uno spartiacque per il campionato, contro il Lokomotiv Zagabria, FK Sarajevo e Subotica.. Una parabola positiva culminata con l’incredibile vittoria per 1 a 0 al Comunale contro la Stella Rossa. Quella di Colombin contro i biancorossi è il punto più alto di un torneo terminato al settimo posto. La salvezza stavolta arriva sul campo. Nettamente. Quello che però non appare così netto è lo status quo a livello geopolitico.

Nel 1948 la Jugoslavia viene espulsa dal Cominform, l’organizzazione internazionale che riuniva i partiti comunisti europei. È iniziata la Terza Via di Tito, una linea politica che porta la Jugoslavia ad allontanarsi dalle influenze sovietiche. I rappresentanti jugoslavi possono ora sedersi al tavolo con i delegati del blocco occidentale. Cosa significa questo per l’Amatori Ponziana? Molto, a dire la verità. L’attenuazione del sentimento anti-occidente indebolisce il valore simbolico della squadra triestina. Tre vittorie, dodici sconfitte e quattro pareggi. Dieci punti complessivi. Un ruolino di marcia che per l’Amatori significa ultimo posto in graduatoria. Eppure anche stavolta i triestini evitano la retrocessione. È arrivato il tempo del ricongiungimento con il Ponziana Calcio.

L’aver giocato in Jugoslavia non passa senza conseguenze in Italia. In tempi così instabili e scossi da continui stravolgimenti politici non potrebbe essere altrimenti. Per la FIGC tutti i giocatori dell’Amatori Ponziana meritano una squalifica di sei mesi. E dopo tale termine le cose non migliorano. Il rientro infatti non è né facile né immediato. La retorica del “tradimento della patria” è un marchio indelebile per chiunque abbia deciso di giocare nel campionato jugoslavo. La riunificazione – dettata anche dalla fine del sostegno economico e dall’appoggio politico che prima veniva garantito dal governo jugoslavo – decreta l’inizio di un nuovo capitolo per il Ponziana; quello di una società che lancia giovani promesse come Fabio Cudicini, Giovanni Galeone e Giorgio Ferrini (futuro capitano del Torino) e che tocca il suo punto più alto nella stagione 1974/75 giocata in Serie C. Il 1 dicembre 1974, davanti a 20mila spettatori assiepati al Valmaura, il piccolo Ponziana batte la Triestina 1 a 0 grazie a un gol di Miorandi. La situazione di instabilità post-bellica della città di Trieste, divisa tra tre poteri, sarà invece ancora lunga, diventando il simbolo di una penisola incapace di chiudere, dopo il 25 aprile 1945, le ferite aperte dai fatti della Seconda guerra mondiale. La parola fine la scrive il trattato di Osimo del 10 novembre 1975, con il quale vengono fissati in maniera definitiva i confini tra Italia e Jugoslavia già decisi dal Memorandum di Londra del 1954, che aveva terminato la breve esperienza del Territorio Libero di Trieste.

Ma oggi che fine ha fatto il Ponziana? La squadra oggi gioca nel campionato friulano di Eccellenza, e nel suo piccolo, le cose stanno andando bene. Nel 2018 dalla Prima Categoria riesce a passare in Promozione. Due anni dopo, dalla Promozione salta all’attuale Eccellenza, dove è ancora protagonista. Nell’ultima giornata, prima del 25 aprile, ha battuto in casa per 3 a 0 il Kras Repen, ipotecando di fatto la salvezza.