Alexander-Arnold ha creato una piattaforma di supporto per i calciatori che non riescono a diventare professionisti

Si chiama "The After Academy", e creerà opportunità lavorative per i ragazzi svincolati dopo aver giocato nei vivai dei grandi club.

Anche se spesso subisce delle critiche, Trent Alexander-Arnold è uno dei giocatori più forti al mondo. Difficile definire in modo diverso un terzino di 24 anni che gioca da titolare nel Liverpool da quando ne aveva 19, che è stato protagonista di cavalcate vittoriose come quella nella Champions League 2018/19 e nella Premier League 2019/20; potremmo scomodare le cifre incredibili sugli assist serviti in carriera, ma in fondo non ce n’è bisogno. La storia di Alexander-Arnold è di quelle perfette, assolutamente lineari nel loro sviluppo: è nato a Liverpool, a sei anni è entrato nel settore giovanile dei Reds e pian piano è arrivato fino alla prima squadra e alla Nazionale inglese, con cui ha accumulato 18 presenze. Sono tanti, anzi sono la stragrande maggioranza, i calciatori che hanno provato e non sono riusciti a fare lo stesso percorso di Alexander-Arnold. Che si sono fermati prima, di solito per scelta delle società. Ed è a loro che il giocatore del Liverpool ha deciso di dare un aiuto concreto, creando una piattaforma che possa supportarli nella loro vita senza calcio, oltre il calcio.

È stata Sally Nugent, giornalista della BBC, a raccogliere le impressioni e le intenzioni di Alexander-Arnold. Che, evidentemente, ha deciso di intraprendere questo percorso dopo aver visto cosa può succedere ai calciatori che non riescono a diventare professionisti dopo aver passato l’infanzia e l’adolescenza nei settori giovanili: lui, inevitabilmente, ne ha conosciuti tanti. Secondo le stime, solo in Inghilterra ci sono 1,5 milioni di aspiranti calciatori, e solo lo 0,012% di questi – circa 180 – riescono a firmare un contratto con un club di Premier League; più di tre quarti di coloro che riescono a entrare in un Academy, vale a dire nei settori giovanili delle squadre professionistiche, poi resta svincolato tra i 13 e i 16 anni. «Ho toccato con mano le difficoltà che provano i ragazzi quando si ritrovano senza squadra», ha detto Alexander-Arnold. «La loro sofferenza è enorme, e per questo credo sia arrivato il momento di cambiare». Perciò, come detto, è nata “The After Academy”, che creerà nuove opportunità lavorative a coloro che non riescono a diventare calciatori professionisti.

Realizzata in collaborazione con la Professional Footballers’ Association (PFA), che a sua volta ha attivato canali di comunicazione diretta con molte aziende del territorio nazionale, “The After Academy” sarà finanziata per cinque anni da Alexander-Arnold. «Io ho un sogno», ha detto il giocatore del Liverpool. «Vorrei che tutti quei ragazzi che non hanno più una squadra abbiano un luogo dove andare, delle persone a cui rivolgersi per pianificare il loro futuro». La creazione di “The After Academy” è un modo per evitare casi come quello di Jeremy Wisten, morto suicida un anno dopo la fine della sua esperienza nell’Academy del Manchester City: molti ex giocatori giovanili citati in questo lungo articolo della BBC hanno raccontato l’enorme disagio psicologico e pure i problemi materiali dovuti alla fine dei loro percorsi di formazione, a cui si erano dedicati in maniera assoluta. Anche la Premier League ha cercato di fare la sua parte in questo senso, per esempio ha reso obbligatoria l’istituzione – da parte di tutti i club – di piani di supporto triennale per i giocatori che vengono svincolati prima di compiere 21 anni. Ma iniziative come quelle di Alexander-Arnold, vista la dimensione mediatica del personaggio, fanno molto più rumore, e così permettono di conoscere una realtà che altrimenti verrebbe completamente ignorata.