Il gol di Boulaye Dia in Napoli-Salernitana 1-1 è destinato a rimanere nella memoria dei tifosi granata (per molto tempo) e nella memoria dei tifosi azzurri (per molto meno tempo, visto che ha solo rimandato la festa scudetto). Ovviamente è a causa del suo peso specifico: non si è trattato solo della rete che ha tolto al Napoli la possibilità di celebrare già ieri la vittoria del campionato, ma ha anche permesso alla Salernitana di allungare il suo periodo positivo contro un grande avversario, per lo più in un derby. Tutto questo è importante, ma a pensarci bene è anche un po’ un peccato. Per un motivo molto semplice: Boulaye Dia ha realizzato un gran bel gol, il suo tiro forte ma anche arcuato sul secondo palo è una piccolo grande gioiello, l’ennesimo confezionata in questa stagione, e per di più è stato scoccato alla fine di un’azione travolgente – su cui il Napoli ha difeso in maniera ingenua, addirittura con Osimhen, ma questo è un altro discorso.
Boulaye Dia è un calciatore che sa fare cose belle, oltre che decisive. Non è sempre stilisticamente perfetto, si può dire che a volte la sua coordinazione sacrifichi un po’ di eleganza sull’altare sacro dell’efficacia, ma questo non vuol dire che non sia un attaccante di qualità. Il fatto che il suo gol numero 12 in Serie A – a cui vanno aggiunti sei assist decisivi: un dato molto significativo nell’economia del gioco della Salernitana – sia stato così pesante ma anche così bello sta lì a dimostrarlo. Tutto comincia da un calcio di punizione battuto velocemente, ed è qui che si è manifestata l’ingenuità del Napoli: Dia è stato trovato in posizione larghissima sulla destra ma c’era anche molto campo libero davanti a lui, visto che tutti i giocatori della squadra di Spalletti si aspettavano un cross a centro area. Il caso e la difesa a zona su palla inattiva vogliono che il difendente più vicino all’attaccante della Salernitana sia Victor Osimhen, e quindi avrete capito perché abbiamo scelto il termine “difendente” al posto di “difensore”. Dia fa una finta di corpo, sterza e supera facilmente il suo avversario diretto, e a quel punto si trova la palla sul sinistro. Non il suo piede migliore, ma è difficile crederlo dopo quello che succede pochi attimi dopo.
Sì perché il tiro di Dia, a riguardarlo con attenzione, ricorda quelli scoccati dai giocatori mancini quando si ritrovano sul vertice destro dell’area grande o piccola, uno su tutti quello di Grosso contro la Germania ai Mondiali 2006. Il centravanti senegalese della salernitana inarca tantissimo le spalle verso il terreno di gioco per coordinarsi, e ha Juan Jesus proprio davanti a sé, più Osimhen in pressione alla sua destra; la palla gira intorno al difensore brasiliano e poi anche alla destra di Kim Min-jae, per infilarsi nel lato corto della rete difesa da Meret, ovviamente quello più remoto sul secondo palo. La differenza rispetto a tiro di Grosso è che Dia non conclude di prima e – soprattutto – fa una finta che gli permette di penetrare più all’interno dell’area, di avere più angolo di tiro, ma in ogni casa si tratta di un angolo strettissimo. Un tipo di angolo solo i giocatori con una certa qualità balistica sanno vedere ed esplorare con le loro conclusioni. Il fatto che Dia ci sia riuscito dopo una bella azione personale è un ulteriore titolo di merito.
È arrivato il momento di vederlo, questo gol
Se la Salernitana dovesse a mantenere – o a consolidare, o a migliorare – la sua attuale posizione di classifica e a centrare la salvezza, una buona parte dei meriti apparterrebbero a Boulaye Dia. Questo gol contro il Napoli è l’apice emotivo e tecnico di una stagione in cui l’attaccante senegalese è stato l’anima della squadra granata, un calciatore influente e quasi irrinunciabile, molto più di qualsiasi altro elemento nella rosa di Paulo Sousa – ma anche ai tempi di Nicola. Il fatto che abbia segnato i due gol decisivi – per altrettanti pareggi – a Napoli e nella gara di San Siro contro il Milan la dice lunga su questo aspetto, è un punto esclamativo che va oltre le statistiche, che racconta l’importanza dell’operazione fatta col Villarreal, che spiega quanto possa incidere la presenza di un attaccante capace di fare la differenza in modo così netto, per una squadra come la Salernitana.