La storia incredibile di Dino Toppmöller, il nuovo allenatore dell’Eintracht Francoforte

Un nome e un cognome celebri, una carriera assurda vissuta ai margini del grande calcio.

Dopo l’addio di Oliver Glasner, l’Eintracht Francoforte ha dato il via a una nuova era. Nel segno di un nuovo allenatore, come si conviene a tutte le squadre di calcio di un certo livello. Il prescelto è Dino Toppmöller, 42enne tedesco che ha anche giocato nell’Eintracht – 16 presenze nella stagione 2002/03. Toppmöller ha una storia ricchissima, piena di coincidenze assurde, costruita in luoghi strani e fatta con e da personaggi molto conosciuti. Cominciamo col dire che Dino Toppmöller è figlio di Klaus, che i più attenti ricorderanno sulla panchina del Bayer Leverkusen nei primi anni Duemila: si tratta di quel Toppmöller che nel 2002 mise insieme un terribile Treble al contrario, perdendo la finale di Coppa di Germania, quella della Champions League e anche la Bundesliga, ovviamente all’ultima giornata.

Basterebbe già questa parentela illustre, ma continuiamo: Dino Toppmöller non ha mai allenato in Bundesliga, né tantomeno in un grande campionato europeo. Negli ultimi tre anni, infatti, è stato il secondo di Julian Nagelsmann, prima al Lipsia e poi al Bayern Monaco. Il bello è che, prima di lavorare con Nagelsmann, ha allenato un club di seconda divisione belga (il Virton), ma solo per pochi mesi, e ha vissuto per cinque anni in Lussemburgo, da vera e propria star del calcio locale: dal 2014 al 2016 è stato player-manager del FC Rapid Mansfeldia Hamm Benfica, club della capitale che non aveva collegamenti con il Benfica di Lisbona ma aveva scelto questo nome – nel frattempo abbandonato – per via del legame stretto con la comunità portoghese in Lussemburgo; in seguito Toppmöller ha smesso di giocare ed è stato scelto come tecnico del Dudelange, con cui ha vinto per due volte il Treble – no, non quello sfuggito al padre: campionato, Coppa e Coppa di Lega del Lussemburgo – e ha raggiunto una storica qualificazione ai gironi di Europa League. Sì, ricordate bene: quel Dudelange che affrontò il Milan nel 2018 era allenato proprio da Dino Toppmöller. Quasi pleonastico aggiungere che si trattò di una prima volta in assoluto: nessuna squadra del Lussemburgo aveva mai raggiunto la fase a gironi di una coppa europea dell’era moderna.

Ci sono diverse altre storie da raccontare, su Dino Toppmöller. Per esempio l’origine del suo nome di battesimo, dal sapore tutt’altro che germanofono: in un’intervista, suo padre Klaus ha raccontato di averlo scelto per omaggiare Dino Zoff, che lui considerava «il portiere più forte del mondo». Nella stessa intervista, però, Toppmöller-padre ha anche spiegato che «se fosse nato oggi l’avrei chiamato Manuel, come Neuer: adesso è lui il miglior portiere della storia». E ancora: Dino Toppmöller è passato per il Manchester City all’inizio degli anni Duemila, per sei mesi in prestito, ma non ha giocato neanche una gara ufficiale. Come se non bastasse: il suo primo successo come allenatore, la promozione in prima divisione con l’ex Benfica di Lussemburgo, è arrivato anche grazie a una tripletta segnata in prima persona alla penultima giornata del campionato 2014/15 – grazie quei tre gol la sua squadra ha vinto il duello a distanza con i rivali cittadini dell’Union Luxemburg. Ora, come detto, approda all’Eintracht con un’esperienza ampia ma limitata a certi contesti un po’ borderline; allo stesso tempo, però, va anche detto che in Bundesliga queste assunzioni un po’ wild avvengono piuttosto spesso. Magari tra qualche mese avremo un’altra storia assurda da raccontare su Dino Toppmöller: non ci sorprenderebbe, come potrebbe.