Perché Milinkovic-Savic non è mai andato in un top club?

C'entra sicuramente l'amore per la Lazio, ma il suo caso è davvero particolare.

In tutti i Paesi con una grande tradizione calcistica, compresa e soprattutto l’Italia, ogni estate e ogni inverno le stesse voci di mercato si ripetono, finiscono per accostare sempre lo stesso calciatore alle stesse squadre. Chi ha già l’intesa col giocatore, chi ha già l’accordo col club. In particolare, da cinque o sei anni sentiamo sempre la solita storia intorno a Sergej Milinkovic-Savic. Ma questa volta è diverso. O meglio: sembra essere diverso. E allora proviamo a dirlo in modo netto, perentorio: Sergej Milinkovic-Savic lascerà la Lazio dopo otto stagioni. Le motivazioni che inducono a darlo per certo sono essenzialmente due: i soliti problemi della società di Lotito con l’indice di liquidità, problemi che costringeranno la Lazio a fare un certo tipo di mercato, e il contratto del giocatore, in scadenza tra un anno. Il Sergente, infatti, nonostante i progressi nel rapporto con Sarri e il secondo posto in classifica colto quest’anno, non sembra intenzionato a rinnovare. Ironicamente, il più fiducioso sulla permanenza del serbo sembrava essere il direttore sportivo Igli Tare, che a febbraio affermava di sapere «come stanno le cose» e assicurava di voler evitare l’ennesimo tormentone. Peccato che, quattro mesi più tardi, Tare si sia dimesso dall’incarico dopo quindici anni.

Il fatto che le cose fossero destinate a cambiare lo avevano capito anche i tifosi. Che avevano colto il primo campanello d’allarme dopo la partita giocata a Monza, a inizio aprile. Al termine della gara, chiusa proprio da Milinkovic-Savic con una pennellata su punizione, Sergej si era sfogato davanti ai microfoni di Lazio Style Channel:  «Ti devo dire la verità: non prendevo bene le parole negative e le critiche che sono arrivate negli ultimi mesi. […] Sentire queste cose dopo tutti gli anni che sono qua, dopo tutto quel che ho fatto per questa società…». Qualche minuto prima, parlando a Dazn, aveva risposto a una domanda sul rinnovo, quindi sul suo futuro, dicendo che «non ci penso e non ne parlo». Una doppia mazzata per il tifo della Lazio, soprattutto se consideriamo che Milinkovic-Savic, in passato, si era sempre esposto poco, mantenendo un atteggiamento disteso, quasi timido, spesso scherzoso, nei confronti dei media – le didascalie sul suo profilo Instagram, per esempio, sono sempre lucide, originali. Prima di quelle risposte così poco concilianti non era mai andato oltre ai classici sto bene qui e penso solo alla Lazio. Come direbbe Ron Burgundy, «Well, that escalated quickly». Lo spettro del 30 giugno 2024 bussa già alla porta ed ecco spiegato perché il costo virtuale del cartellino, stando alle ultime indiscrezioni sulle richieste di Lotito, si sia abbassato a 30/35 milioni quando lo stesso Lotito, solo cinque anni, millantava di averne rifiutati 110.

Sergej Milinkovic-Savic sarebbe dunque rimasto a Roma così a lungo perché imprigionato da un presidente così affezionato e così intransigente da declinare qualunque avance, anche quella di un’offerta a tre cifre? Difficile pensarla in questo modo, deve esserci qualcosa in più che spieghi perché uno dei centrocampisti più completi d’Europa non abbia mai lasciato la Lazio, e non ci sia mai andato neanche vicino. Sicuramente l’alta valutazione del cartellino e la renitenza di Lotito a trattare per i suoi pezzi più pregiati hanno influito. Ma, soprattutto dentro una bolla di mercato che si gonfia di anno in anno, sembra veramente strano che i club più potenti d’Inghilterra – pronti a sborsare, per fare due esempi, 121 milioni per Enzo Fernández nel 2023 e 105 per Paul Pogba già nel 2017 – non abbiano mai tentato l’acquisto di Milinkovic-Savic.

Anche perché SMS ha tutto per essere decisivo in Premier, in Champions League, ovunque: forza fisica poderosa, un metro e novantadue centimetri di presenza aerea costante, vigore ed eleganza, intensità e compostezza. Alterna grandi capacità di impostazione a un ottimo tempismo nell’inserimento. Tira da fuori, calcia le punizioni, ha gli occhi anche dietro la testa. È pratico del 4-3-3 ma preferisce il 3-5-2, non a caso dice che con questo modulo sa sempre dove giocare il pallone, ha più gente intorno e spesso può rifiatare in zona offensiva perché qualcun altro coprirà al posto suo. Milinkovic-Savic non è soltanto un calciatore di grande qualità, ma è anche una figura dotata di leadership che conosce ormai a memoria ogni insidia del campionato italiano. Nulla a che vedere col centrocampista imponente ma sbarbato atterrato dal Belgio nel 2015, col ragazzo rimasto disorientato dal numero di tifosi venuti ad accoglierlo. Infine, parliamo di un vero e proprio maniaco dell’assist, un feticista dell’altruismo che lo porta spesso a prendere la decisione meno popolare, il passaggio anziché il tiro – una volta ha detto che lo fa «perché così due persone sono felici».

Gli highlights essenziali della stagione di Milinkovic-Savic

A questo punto, è inevitabile chiedersi: perché un giocatore del genere non ha mai desiderato davvero lasciare la Lazio? Oppure, stessa domanda posta da un’altra angolazione: perché i top club d’Europa non hanno mai affondato davvero il colpo per prendere Milinkovic-Savic? Un dato su tutti, prima di provare a rispondere: nella sua carriera, SMS ha collezionato appena otto presenze in Champions League. E in queste otto gare non ha lasciato impronte significative: zero gol, zero assist. Nel caso di specie, si potrebbe dire che non tutto è riconducibile ai soldi e all’ambizione. Forse Sergej si è innamorato di Roma, della sua gente, del sole, del sapore di grandezza che si respira per le strade della Capitale. Forse, quando entra nello Stadio Olimpico, si sente a casa.

Certo, un’offerta sostanziosa da una big di Premier o dal PSG o dal Bayern Monaco l’avrebbe fatto vacillare. Succederebbe a chiunque, è successo a chiunque. Ma perché queste offerte non sono mai arrivate, al netto delle parole di Lotito? Oppure, per dirla meglio: perché non sono mai state così importanti da convincerlo a lasciare la Lazio? Forse al di là dell’Italia la forza percepita di SMS è meno elevata, forse l’assenza della Lazio dalla Champions – una sola fase a gironi disputata nelle ultime 15 stagioni – l’ha un po’ oscurata. Ma quel che abbiamo visto fare a Milinkovic-Savic negli ultimi otto anni – 341 partite con 69 gol e 59 assist, giusto per rimanere alle cifre principali – è un po’ troppo per pensare che gli scout di dei vari top club non abbiano mai fatto un cerchio rosso intorno al suo nome. Insomma, se non è ipotizzabile che i top club degli altri campionati non si siano mai accorti di lui, potrebbe quindi valere il contrario: Sergio non si è accorto di loro, non ha ascoltato voci provenienti dall’estero, in Serie A era dominante – lo è ancora – e ha voluto esercitare lo strapotere che ha scoperto di avere. E allora ha scelto la Lazio, ha scelto Roma. Ha scelto di non lasciare la sua comfort zone.

Non a caso, viene da dire, gli spifferi di mercato riguardano sempre le solite tre big italiane, persino ora che si trova pubblicamente sul mercato. E a prezzo di saldo. Forse, chissà, è anche perché Inter, Milan e Juventus sono contemporaneamente alla ricerca di un centrocampista con le sue caratteristiche. Il club nerazzurro, fino a qualche giorno fa, sembrava in pole position: reduce da un’annata decisamente positiva, Inzaghi sarebbe sicuramente contento di ricevere Milinkovic-Savic come ricompensa al merito. E anche per SMS la scelta sarebbe piuttosto semplice: giocherebbe nel suo ruolo preferito e nel suo modulo preferito, guidato da un tecnico per il quale conserva ancora parecchio affetto – lo chiama Simo, e sorride pensando a tutte le volte che ha perso la voce nel post-partita. Se guardiamo al Milan, invece, la situazione si è movimentata grazie al mercato in uscita: con la cessione di Tonali arriveranno circa 70 milioni che dovranno essere reinvestiti per completare la rosa e rafforzare, prima di tutto, il centrocampo. Sergej conosce il reparto a due – la Nazionale serba gioca con un 3-4-1-2 molto offensivo e lui è uno dei mediani – e quindi non farebbe fatica ad adattarsi. E poi c’è la Juve, soprattutto nel caso in cui dovesse andarsene Rabiot: i bianconeri lo seguono e lo corteggiano da anni, ma non hanno mai affondato il colpo decisivo.

Ovviamente ci saranno anche altre motivazioni dietro la fedeltà di Milinkovic-Savic alla Lazio, nel senso che il rapporto con Roma e con la società, così come la voglia manifesta di rimanere in Serie A, non possono bastare a spiegare una permanenza così lunga. Il fatto che il viaggio sia arrivato alla fine aggiunge un po’ di romanticismo alla storia, dimostra che Sergej in tutti questi anni ha scelto di non andare via, o comunque di non forzare il trasferimento, di fare quello che sta facendo oggi, dopo otto anni d’amore. E ora potrebbe fare un ultimo regalo alla Lazio: se la sua volontà, come sembra, è quella di provare una nuova esperienza altrove, accettare il trasferimento durante questa sessione di mercato sarebbe un gesto d’amore che permetterebbe a Lotito di sistemare il bilancio; al contrario, restare ancora un anno porterebbe il club biancoceleste a perdere comunque il suo cartellino a parametro zero.

Sergej, per ora, non si espone. Nelle prossime settimane si deciderà il suo futuro, o forse è già deciso, chissà. Ma lui non ne vuole parlare e non ne sta parlando. Si è ritirato dalla scena tirando le somme col suo ultimo post sui social, scritto col suo solito mood lucido, originale: «9 gol. 8 assist. 700 chilometri. Secondo posto. Champions League. Anche #Sergente ora riposa un po’». E la faccina che sbadiglia. Come da otto anni, il suo è certamente un riposo meritato. Ma questa volta è diverso.