Gli organizzatori del Mondiale 2026 vogliono portare la Champions League negli Usa

«Sarebbe un successo enorme», ha detto il governatore del New Jersey.

Gli Stati Uniti non sono mai stati così centrali, nel mondo del calcio. Da qualche settimana Lionel Messi gioca a Miami, molte grandi squadre inglesi ed europee si stanno allenando – e stanno anche disputando tornei amichevoli – su suolo americano, tra tre anni ci saranno i Mondiali in co-host con Canada e Messico e nel frattempo la MLS sta crescendo a ritmo molto sostenuto, dal punto di vista tecnico ed economico. La conseguenza inevitabile di questo sviluppo armonico è l’aumento dell’interesse da parte degli appassionati locali: gli stadi della lega sono sempre più pieni, e anche le sfide “in trasferta” tra i top club europei richiamano moltissime persone sugli spalti. È da qui che bisogna partire per comprendere le parole pronunciate da Phil Murphy, governatore del New Jersey e parte del comitato dirigente che ha portato i Mondiali negli USA: «Mi piacerebbe molto vedere queste partite anche a livello ufficiale. Posso dirlo inequivocabilmente: moriremmo per ospitare una gara di Champions League, sono sicuro che avrebbe un successo enorme».

Questa idea viene in qualche modo sostenuta e confortata dai dati: Manchester United-Arsenal, che si è disputata al MetLife Stadium, New Jersey, è stata seguita da più di 82mila spettatori. In realtà anche l’Europa del calcio, cioè la UEFA, si è detta possibilista in merito a questa opportunità commerciale: secondo quanto riportato da Espn, ad aprile scorso il presidente Ceferin avrebbe definito «un’ipotesi possibile» quella relativa allo svolgimento di alcune gare di Champions negli Stati Uniti. «Abbiamo anche iniziato a discuterne», avrebbe aggiunto Ceferin, «ma poi ogni anno ci sono degli impegni che intasano il calendario, e allora diventa più complicato».

Come ricorderete, negli ultimi anni la Liga spagnola ha cercato in diverse occasioni di organizzare alcune gare di campionato su suolo americano. Tutte le volte, però, questo progetto è stato bloccato dalla Federcalcio di Madrid, che ha vietato categoricamente di disputare gare ufficiali al di fuori della Spagna. In realtà anche la Premier League, nel 2008, aveva valutato l’idea di creare un turno di campionato “extra” da disputare al di fuori dell’Inghilterra, con un occhio agli Stati Uniti: pure in quel caso il progetto venne accantonato. Nel frattempo, però, la NFL ha dimostrato che questo tipo di operazione non è solo fattibile, ma anche remunerativo. Ed è proprio alla NFL che ha fatto riferimento Murphy in un recente incontro con la stampa: «Ogni anno ci sono diverse partite di Regular Season che si svolgono in Europa, e ogni volta è un grande successo. Io sono un tifoso dei New England Patriots, che quest’anno, a novembre, giocheranno a Francoforte contro gli Indianapolis Colts. Lo stadio può ospitare 55mila persone e i biglietti richiesti sono stati 700mila. Certo, alcune squadre hanno dovuto rinunciare a una partita casalinga, ma è bastato trovare un accordo con i proprietari per eliminare anche questo problema». Anche con il calcio, in fondo, potrebbe andare proprio così.