Se la Giamaica sta giocando i Mondiali femminili lo deve anche alla figlia di Bob Marley

Dal 2010 a oggi, Cedella Marley ha risollevato un movimento in ginocchio con diversi progetti solidali.
di Redazione Undici

Nella prima giornata della fase ai gironi dei Mondiali femminili, lo 0-0 tra Francia e Giamaica è stato uno dei risultati più sorprendenti. Non fosse altro che per la differenza tra le due squadre: Les Bleues erano e sono ancora tra le candidate alla vittoria finale, le giamaicane sono solo alla seconda partecipazione alla fase finale – dopo quella del 2019 – e non avevano ancora conquistato un punto. Questo grande risultato, però, non è del tutto casuale: dietro, infatti, c’è un grande lavoro di programmazione, che negli anni ha portato la Giamaica ad avere una squadra con diversi talenti di caratura internazionale. Tra le convocate per il Mondiale in Australia e Nuova Zelanda spiccano infatti Khadija Shaw, attaccante 26enne del Manchester City, e Allyson Swaby, attualmente al Psg ma con un passato anche alla Roma, tra il 2018 e il 2022.

Ma da dove nasce questa generazione di talenti? Una buona parte del merito va ascritto soprattutto a una persona: Cedella Marley. Il cognome non mente: si tratta della figlia di Bob Marley, ma oggi è soprattutto un’imprenditrice di livello internazionale nel campo dell’intrattenimento – musica, ovviamente, ma anche cinema. Marley, negli ultimi anni, ha però aggiunto il calcio ai suoi interessi/investimenti. Secondo lei il merito è dell’eredità trasmessagli da suo padre: «Papà giocava tutti i giorni, ovunque si trovasse», ha detto in parlando alla CNN. «Se non fosse diventato cantante, avrebbe voluto fare il calciatore. Anche i miei fratelli, Ziggy e Steve, avevano sempre un pallone tra i piedi. Per questo adoro il calcio ed ero super competitiva quando i miei fratelli mi sfidavano»,

Ma in che modo ha risollevato – se non proprio creato – il movimento femminile in Giamaica? Andiamo per un attimo al 2013, quando la Federcalcio di Kingston decise di sospendere l’attività della squadra femminile, per mancanza di denaro. È proprio in quel momento  che entrò in gioco Cedella Marley: «Un giorno mio figlio portò a casa un volantino in cui si chiedevano fondi per far ripartire l’attività agonistica della Nazionale femminile. Così scoprii che anche la Giamaica aveva una rappresentativa calcistica di ragazze. Dopo aver parlato con la Federazione, mi resi conto che i bisogni erano molteplici, e che i problemi da risolvere erano davvero tanti: mancavano i soldi per mantenere il centro d’allenamento, per fare i viaggi e alloggiare durante le trasferte, non c’era denaro neanche per acquistare il materiale tecnico dei centri di allenamenti». L’idea per far ripartire l’attività arrivò come un’illuminazione: Cedella Marley e il resto della sua famiglia decisero di sfruttare le loro esperienza in campo musicale e registrarono una canzone dal titolo “Strike Hard”. Grazie ai guadagni ottenuti con la vendita del singolo, Marley riuscì a creare una pagina internet e ad avviare una raccolta fondi su GoFundMe, Nel frattempo, anche grazie all’aiuto della Bob Marley Foundation, il denaro raccolto nel primo anno superò i 300ila dollari.

Dal 2014, grazie agli sforzi della fondazione Cedella Marley, dunque, il movimento femminile giamaicano è ripartito: sono stati costruiti nuovi centri d’allenamento e sono state organizzate diverse manifestazioni per reclutare i talenti del futuro. Il progetto principale è Football is Freedom, il cui naming è costruito prendendo spunto da alcuni versi di “Redemption Song” e prevede l’edificazione di diverse strutture d’allenamento a disposizione delle rappresentative giamaicane, non solo quella femminile. Nel 2021 ne è stato inaugurato uno anche a Fort Lauderdale, in Florida: un luogo in cui far convogliare anche gli expat giamaicani, o magari i loro figli. Tutti questi sforzi sono serviti eccome, perché in soli cinque anni la Giamaica femminile si è qualificata per la prima volta ad un Mondiale nel 2019, divenendo la prima nazionale caraibica a riuscirci.

Cedella Marley ha un ricordo dolceamaro dell’avventura di quattro anni fa: «Nessuna azienda volesse sponsorizzarci per la Coppa del Mondo. Anche le condizioni delle strutture in cui svolgevamo il ritiro di preparazione ad Amsterdam erano tutt’altro che all’avanguardia, a differenza della squadra maschile giamaicana che aveva tutti i comfort». Da queste parole viene fuori che Cedella Marley e la Nazionale femminile abbiano un rapporto non proprio idilliaco con la Federcalcio. E infatti anche l’organizzazione della spedizione ai Mondiali 2023 non è stata semplicissima: le giocatrici convocate, infatti, hanno scritto una lettera alla Federcalcio per chiedere spiegazione in merito ad alcuni presunti mancati pagamenti, ma la JFF sostiene di aver mantenuto gli accordi. E di aver sempre sostenuto la Nazionale. Nonostante queste difficoltà, però, il progetto di Cedella Marley per lo sviluppo del calcio femminile nel suo paese prosegue con successo, con un unico obiettivo: «Voglio costruire un futuro migliore per le ragazze del mio Paese. Nel calcio e nella vita. Spero che anche altri paesi del mondo prendano esempi da progetti come il nostro, per regalare una speranza alle nuove generazioni».

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