Manuela Giugliano sa cosa vuol dire la numero 10 a Roma

Intervista a una delle giocatrici italiane più in vista: in campo, certo, ma anche nella consapevolezza del movimento femminile.

Roma, Roma nord, per la precisione. Viale di Tor di Quinto. Il taxi si addentra su una strada secondaria, tanto secondaria, di quelle con il verde ai lati. Ogni trecento metri un centro sportivo: padel, calcio, calcetto, equitazione. Dallo stadio Olimpico a qui, in macchina, ci vogliono tredici minuti, stando a quanto dice Google, che tratta Roma come ogni altra città del mondo. “Almeno oggi stateve calmi”, è una sorta di raccomandazione che si ripetono tre o quattro signori intorno a un tavolo, come quando parlava la maestra. Non si può fare confusione perché c’è una giocatrice della Roma femminile. “Ahó, hanno vinto il campionato!”, chiacchierano entusiasti.Al quinto anno di vita, l’AS Roma femminile guidata da Alessandro Spugna ha vinto la Serie A femminile, riportando nella Capitale uno scudetto che mancava da 21 anni, dall’ultimo della Lazio CF. Non c’erano riuscite la Roma di Spalletti o quella di Garcia, e neanche la Lazio di Inzaghi, ma poi sono arrivate di nuovo le donne. Poi è arrivata Manuela Giugliano.

Visione di gioco, capacità di dirigere la manovra e piede delicato. Il suo accento suona molto più nord di Roma nord: Manuela è nata a Castelfranco Veneto il 18 agosto del 1997. Non è romana, non nasce romanista, ma è l’ultimo dieci della Roma ad aver giocato all’Olimpico. Dopo Francesco Totti non l’aveva fatto più nessuno.

A Roma avevano già da tempo fiutato la magia: «Abbiamo capito di poter vincere lo scudetto quest’anno ovviamente dopo la vittoria con la Juventus in campionato. Ma, ci tengo a dirlo, già all’inizio sapevamo di avere un gruppo solido e unito e alla fine è la forza del gruppo che ci ha portato a vincere questo scudetto. Ovviamente indossare la maglia della Roma e soprattutto indossare il numero dieci della Roma, qui a Roma, è talmente importante che tutte le persone credo sognino di farlo», ci confessa. Qualche giorno dopo la vittoria dello scudetto è comparsa su Internet una foto di Francesco Totti che tiene in mano la maglia numero 10 della Roma con il nome Giugliano. Se qualche tempo fa avessimo chiesto all’intelligenza artificiale di creare una foto di Totti con una 10 della Roma non sua, probabilmente avrebbe faticato, ma adesso è facile.

Giugliano è arrivata a Roma nel 2019: quel che di buono ha il calcio è che spesso funziona lì dove la politica fallisce, e ha fatto di Manuela una veneta romana in pochissimo tempo. Lei stessa sul suo profilo Instagram scrive: “Un amore nato quattro anni fa quando mai avrei pensato di poter stare bene in una città così grande… invece no! Ora posso gridare al mondo intero di essermi follemente innamorata di tutti voi!”. «La magia di Roma è una cosa straordinaria», spiega, «e questo ce l’hanno dimostrato i tifosi che sono venuti a vederci allo stadio con tutta la passione che ci hanno messo per seguirci. Quindi credo che la Roma si racconti da sola e come si dice, Roma è magica».

Manuela Giugliano è nata il 18 agosto 1997 a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Il suo esordio in Serie A risale al 2013, tra le fila del Pordenone. Da lì in avanti ha indossato le maglie di Torres, Mozzanica, Atlético Madrid, Verona, Brescia, Milan e dal 2019 gioca per la Roma.

Parte di questa magia è rappresentata dai tifosi, ben 39.453 la notte della prima allo Stadio Olimpico. Roma-Barcellona, quarti di finale di UEFA Women’s Champions League, ha segnato il record di spettatori paganti per il calcio femminile italiano. In maggioranza giallorossi, come quelli che ogni settimana riempiono il Tre Fontane. «Un record come quello dell’Olimpico credo sia il sogno di tutte le bambine: giocare in quello stadio enorme in cui speravamo di andare da cinque anni a questa parte con la maglia della Roma. È stata un’emozione unica giocare con tutte quelle persone lì per noi. Al Camp Nou di fronte c’erano altrettante persone, anzi quasi quasi il doppio: è stato un confrontarsi con una realtà che ancora oggi in Italia manca, ma a cui siamo convinte di poter arrivare». Un record della Roma, a Roma, che però coinvolge tutto il movimento del calcio femminile italiano. «Come dico sempre, questo è un passo verso un qualcosa di grande, un qualcosa che pian piano stiamo costruendo tutti insieme. Tutto il movimento unito, perché all’obiettivo ci dobbiamo arrivare insieme».

Dopo il terzo posto mondiale Under 17 in Costa Rica nel 2014, Manuela ha debuttato con la Nazionale maggiore a soli 16 anni. Nel frattempo, vari club si sono avvicendati nella sua carriera: Graphic Studio Pordenone, con cui ha esordito in Serie A, Mozzanica, Torres, Atletico Madrid, AGSM Verona, Brescia, con cui ha vinto la Supercoppa italiana nel 2017, Milan e poi Roma, con cui ha già messo insieme scudetto, Supercoppa e Coppa Italia. «Io mi ricordo ancora quando giocavo il primo anno in Serie A, con il Pordenone, che mi allenavo ad esempio alle otto e mezzo di sera», ricorda Giugliano. «Adesso questa cosa è totalmente cambiata: ci alleniamo di mattina o di pomeriggio, come i nostri colleghi uomini. Diciamo che la cosa importante che in questo momento è cambiata è il fatto che esistano dei diritti che finalmente siamo riuscite a conquistarci». Come racconta Giugliano, il professionismo in Italia è ancora una novità. Ha compiuto un anno il primo luglio e, nonostante verrebbe quasi da scusarsi per il ritardo, la Figc è la prima federazione ad aver garantito alle atlete azzurre uno status di professioniste.

Fino a pochissimo tempo fa parlare di contributi previdenziali, fondo pensionistico, tutele o maternità era impossibile. Al “Che lavoro fai?”, non si poteva rispondere “la calciatrice”, perché si era obbligate a fare altro. Ma c’è una sottile differenza tra l’essere riconosciute professioniste e il sentirsi professioniste, e Manuela non ha dubbi: «Io, realmente parlando, mi sono sempre sentita una professionista in questo mondo e nel mio modo di lavorare, nel mio modo di concepire questo sport. E la Manuela di qualche anno fa è leggermente cambiata perché, ovviamente, sono cresciuta. Adesso magari posso dire finalmente di poter fare del calcio il mio lavoro. Prima non potevo farlo, dovevo ambire anche ad altre cose. Quindi credo che la Manuela di oggi sia cresciuta tanto». In due anni cadono i due più grandi tornei per Nazionali: dopo la delusione inglese, tutto il gruppo azzurro punta l’Australia e la Nuova Zelanda per restare nella scia dell’entusiasmo per la Nazionale femminile. Ma oggi il mondo sembra essere più pronto al calcio femminile, anche in Italia. «È cambiato sostanzialmente il seguito, l’attenzione che le persone ci hanno dato, e secondo me è aumentata anche la passione per questo sport», nota Giugliano. «È cresciuta ancora di più, rispetto a qualche anno fa, rispetto anche al 2019. Il calcio femminile sta crescendo e crescerà sempre di più. Sono convinta di questa cosa».

Giugliano è una centrocampista con ottima visione di gioco, abile a muoversi in mezzo al campo o da trequartista dietro le punte. Questa sua posizione avanzata le ha permesso di segnare oltre 60 gol in carriera.

Del resto, Manuela è figlia di una rivoluzione che incarna segnali di questo tipo, una rivoluzione che è ancora oggi in atto e che sta cambiando, in meglio, il futuro del calcio femminile. In quest’ottica, Nike sta avendo un impatto importante: scegliendo atlete come Giugliano, certo, ma anche sostenendo il mondo sportivo femminile in campo e oltre. «Nike è una parte molto importante per noi sportivi in genere», sottolinea Giugliano. «È da sempre presente per noi sportive. Ci dà qualcosa in più, anche e soprattutto per la nostra crescita da atlete, ci permette di relazionarci con mondi esterni».

Gli anni Duemilaventi sono il momento determinante per creare nuove opportunità nello sport per le donne e sfruttare tutto il potenziale in questo senso. Questo passa anche dall’innovazione del prodotto che Nike mette a disposizione delle sue atlete: le calciatrici delle Nazionali – ben tredici selezioni alla competizione estiva saranno sponsorizzate Nike, un record – indosseranno divise con elementi appositamente studiati per le donne, dalla tecnologia Nike Dri-FIT ADV, l’ultima innovazione di Nike in fatto di materiali ad alte prestazioni, specificatamente pensata per il corpo in movimento, a quella Nike Leak Protection: Period, un’innovazione già integrata negli shorts Pro per tutelare le atlete durante il ciclo. Sviluppi che raccontano come il calcio femminile stia facendo dei passi da gigante, dentro e fuori dal campo. Per un futuro sempre più luminoso.

Da Undici n° 51
Foto di Claudia Ferri
Moda di Francesca Crippa
I look di queste foto sono tutti Nike