L’Arabia Saudita sta divorando il calciomercato, ma ora inizia ad avere dei problemi coi giocatori

L'Al-Ittihad deve risolvere la crisi di Benzema e potrebbe svincolare Jota dopo un mese, ma anche altri club hanno dei casi simili.

Con gli acquisti – che sembrano imminenti – di Salah e soprattutto di Gabri Veiga, 21enne centrocampista spagnolo che fino a un anno fa avrebbe accettato l’offerta di big della Liga o di un altro campionato top in Europa, senza considerare nemmeno la corte dell’Al-Ahli, l’Arabia Saudita ha dato un’altra dimostrazione di forza. Sì, certo, la Premier League resta ancora il torneo che spende di più al mondo per acquistare nuovi calciatori, ma è ormai chiaro che il progetto portato avanti dalla famiglia reale di Riyad abbia aperto un nuovo canale. Un nuovo flusso di mercato. L’andamento delle cose, i resoconti delle cifre offerte ai giocatori – enormi, spropositate, anche rispetto ai top club europei – e le tempistiche di questa nuova vicenda calcistica, ma anche geopolitica, aprono ora un nuovo scenario: se fino a oggi i soldi sono stati il motore di tutto, da adesso in poi servirà alzare la posta. Servirà, cioè, gestire e programmare le squadre in modo coerente.

In questo senso, sono già venuti fuori alcuni problemi. Anche piuttosto grossi. Prendiamo il caso di Karim Benzema, per esempio: l’attuale Pallone d’Oro in carica si è trasferito all’Al-Ittihad da tre mesi, ma l’esperienza nel suo nuovo club sarebbe già compromessa in modo apparentemente irreversibile. La ricostruzione è stata fornita dal quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, quindi da una fonte locale: pare che l’allenatore dell’Al-Ittihad, Nuno Espírito Santo, non abbia accolto bene l’arrivo di Benzema; anzi, in Arabia scrivono che il tecnico portoghese avrebbe cercato di convincere il club a non acquistare Benzema, visto che non si adatta bene alle sue idee tattiche. Di conseguenza, il rapporto tra loro è stato teso fin dall’inizio, e ora dovremmo essere giunti allo strappo definitivo: pare che Benzema abbia chiesto di essere nominato capitano, ma Espírito Santo ha scelto di dare la fascia all’attaccante brasiliano Romarinho. Per tutta risposta, l’ex centravanti del Real Madrid avrebbe già contattato il suo agente: sempre secondo le notizie in arrivo dall’Arabia, vuole che interceda con la società, vuole che i dirigenti prendano provvedimenti immediati nei confronti dell’allenatore. La smentita, postata il 23 agosto su Twitter/X, ha avuto l’effetto di tutte le smentite di rito: ha finito per alimentare le indiscrezioni sui rapporti tesi all’interno dell’Al-Ittihad, che continuano a rincorrersi sui giornali di tutta Europa.

A prima vista questa crisi potrebbe sembrare un fatto isolato e tutto sommato normale, il frutto di un equivoco tattico e/o del cattivo rapporto che si è venuto a creare tra un allenatore e un giocatore – una situazione che capita da sempre, che capita ovunque. Il punto è che lo stesso Al-Ittihad, soltanto poche ore prima di quello relativo a Benzema, ha dovuto affrontare un altro caso piuttosto complicato: le prime notizie sull’arrivo di Salah avevano allarmato Jota, esterno d’attacco portoghese arrivato soltanto un mese fa in Arabia Saudita. Per rilevare il suo cartellino dal Celtic, il club di Gedda ha investito 30 milioni, ovviamente senza considerare il costo dell’ingaggio, eppure la sua esperienza saudita sembra già destinata a esaurirsi. Per un motivo semplice, almeno secondo le ricostruzioni giornalistiche: Nuno Espírito Santo non l’ha schierato da titolare nelle prime due gare di campionato, i tifosi e la società vorrebbero acquistare una nuova stella offensiva – Salah, per l’appunto – e questo eventuale affare determinerebbe la necessità di liberare un posto da straniero nella rosa della prima squadra. Viste queste premesse, unire tutti i punti è piuttosto semplice: Nuno Espírito Santo fa – giustamente – le sue scelte da allenatore, sembra deciso a confermare i sette stranieri già presenti in squadra (oltre a Benzema e Romarinho ci sono anche Kanté, Fabinho, i brasiliani Marcelo Grohe e Igor Coronado, il marocchino Abderrazak Hamdallah) e avrebbe già dato il via libera all’addio di Jota. Che, a questo punto, potrebbe essere ceduto in prestito a un’altra squadra saudita – il mercato della Pro League chiude a settembre – oppure addirittura svincolato.

Insomma, è evidente che il calciomercato del Al-Ittihad manchi di programmazione: non c’è un progetto condiviso tra società e allenatore e si naviga a vista, solo che lo si fa a bordo di una nave rompighiaccio costruita con l’oro massiccio, di una nave che permette di arrivare in ogni porto e di fare razzia. E di non preoccuparsi per i 30 milioni buttati via – letteralmente – per Jota. Lo stesso discorso può essere esteso anche ad altri club della Saudi Pro League? Sì, viene da dire: nel momento in cui scriviamo, infatti, ci sono David Ospina e Pity Martínez non registrati dalla loro squadra, l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, per lo stesso identico problema vissuto da Jota. C’è da dire che risultano infortunati, ma al momento non potrebbero scendere in campo. Anche l’attaccante coreano Hyun-soo Jang, di proprietà dell’Al-Hilal in cui giocano Neymar e Milinkovic-Savic e Koulibaly, è un esubero per raggiunto limite di giocatori stranieri. Insomma, giocatori e allenatori hanno iniziato ad accettare offerte francamente irrinunciabili, hanno creato questo nuovo canale, questo nuovo flusso di mercato, ma è chiaro che ora toccherà – dovrà toccare – anche ai direttori sportivi. Perché persino i soldi illimitati, a volte, non bastano per evitare i problemi.