Ai sorteggi di Champions League c’è una delle regole più assurde nella storia del calcio europeo

L'urna numero uno, con i campioni nazionali e i detentori dell'Europa League, rende squilibrata l'intera fase a gironi.

La Champions League del nostro tempo è una competizione affascinante, avvincente, ben costruita. Altro che la vecchia Coppa dei Campioni: per un calcio che si evolve alla velocità della luce, era ed è necessario creare le condizioni perché le migliori squadre europee si sfidino tra loro in modo sistemico e sistematico, o comunque non randomico. Quindi occorreva e occorre un torneo che, pur restando – anche solo teoricamente – aperto a tutti i club che vincono i campionati continentali, garantisca un certo tipo di palcoscenico alle società più importanti d’Europa. Magari non tutte e non sempre con l’accesso garantito, quella competizione si chiamava Super Lega e non ha avuto questo gran successo, lo ricorderete. Ma visto che ci sono – diciamo così – delle tendenze calcistiche e politiche piuttosto chiare, si guardi all’esplosione della Saudi Pro League e al Mondiale per club che la FIFA vuole avviare a tutti i costi, allora è fondamentale tutelare il successo e il prestigio della Champions. E, per farlo, bisogna cercare di far giocare sempre i giocatori migliori, le squadre migliori, anche se arrivano tutte più o meno dagli stessi Paesi. Purtroppo le leggi del business, a volte, sono meno democratiche di quello che vorremmo.

Proprio in virtù di tutto questo discorso, è doveroso segnalare un chiaro errore strategico – e procedurale – che ha ammorbato ogni sorteggio della fase a gironi negli ultimi anni: il modo in cui si determina l’urna numero uno, la cosiddetta prima fascia. Chi segue bene la Champions avrà già capito di cosa stiamo parlando, cosa vogliamo contestare, ma è bene fare un piccolo ripasso: la prima fascia del sorteggio per il tabellone principale è composta dalla squadra detentrice del trofeo, dalla squadra vincitrice dell’ultima Europa League e dai club che hanno vinto l’ultima edizione dei campionati nazionali meglio piazzati nel Ranking UEFA per nazioni. Nel sorteggio di ieri, dunque, in prima fascia c’erano: Manchester City (campione in carica), Siviglia (vincitore dell’ultima Europa League), Barcellona, Napoli, Bayern Monaco, Paris Saint-Germain, Benfica e Feyenoord (le squadre campioni nei rispettivi tornei domestici).

E insomma, il cortocircuito è evidente. Basta rileggere la lista di squadre nel paragrafo precedente, per rendersene conto. Oppure, ancora meglio, si può andare a riprendere la lista delle squadre che hanno trovato posto nell’urna numero due, nella cosiddetta seconda fascia: Real Madrid, Manchester United, Inter, Borussia Dortmund, Atlético Madrid, Lipsia, Porto e Arsenal. Un anno fa andò ancora peggio, se possibile: mentre in prima fascia c’erano Eintracht e Ajax, una squadra poi finalista (l’Inter) e altre due approdate fino ai quarti (Napoli e Benfica) furono costrette a partire dall’urna numero tre.

La conseguenza di questa scelta, ovvero costruire l’urna numero uno del sorteggio-Champions senza utilizzare il criterio meritocratico del Ranking Uefa per club, quello che determina tutte le altre fasce di tutte le altre competizioni UEFA, è un evidente squilibrio del tabellone. Per dirla brutalmente: in ogni edizione di Champions ci sono dei gironi con due o tre squadre fortissime e dei gironi che ricordano più l’Europa League. Nel 2022/23, per dire, c’era un raggruppamento con Bayern-Barcellona-Inter e poi ce n’era uno con Eintracht-Tottenham-Sporting Lisbona; quest’anno c’è un girone con PSG-Borussia Dortmund-Milan (più Newcastle) e poi ce n’è uno con Siviglia-Arsenal-PSV (più Lens). Forse l’apice è stato raggiunto nel 2021/22 con il girone Lille-Siviglia-Salisburgo-Wolfsburg, ma a questo punto il ragionamento dovrebbe essere chiaro.

Certo, l’aleatorietà dei sorteggi rappresenta un condimento gustoso per ogni gara sportiva, così come pianificare tutto – o comunque apparecchiare il tavolo ai grandi club – non è un’idea eternamente corretta. Allo stesso tempo, però, va detto che tutti gli altri sport del mondo, a cominciare dal tennis, seguono il criterio del sorteggio guidato da un ranking aggiornato costantemente, quindi dalla continuità ad alto livello, Non da un successo che potrebbe essere episodico – l’Eintracht era in prima fascia un anno fa e ora è in Conference League, il Villarreal era in prima fascia nel 2021, l’anno scorso ha partecipato alla Conference e quest’anno giocherà l’Europa League – e/o da un risultato conseguito fuori dalla Champions League.

Il bello – o il brutto, a seconda dei punti di vista – è che proprio la UEFA, fino al 2015, aveva seguito il criterio meritocratico degli altri sport: quello basato sul suo stesso Ranking per club. Poi ha riformulato le griglie, si è inventata questa prima fascia “mista” e ha dato vita a una Champions League che probabilmente apparirà più democratica, ma che certamente risulta più squilibrata alla prova del campo. Che magari sfavorirà un po’ i grandi club nella fase a gironi, ma poi finisce per favorirli in modo sfacciato nei turni a eliminazione diretta, visto che un Manchester City-Siviglia o un Real Madrid-Feyenoord restano quello che sono: delle partite segnate a meno di cataclismi, ed è indifferente che si giochino a ottobre o a marzo. Insomma, è chiaro che ci troviamo di fronte a delle regole assurde, fuori dal tempo, non come il golden gol ma quasi a quel livello. Non a caso, viene da dire, nella prossima edizione – che sarà segnata da una profondissim riforma – questa costruzione della prima fascia dovrebbe essere abolita. Si dovrebbe tornare alla compilazione secondo il Ranking per club. Non sembrerà democratico come vorremmo, forse. Ma sarà molto più sensato.