La Golden Generation del Belgio è finita per davvero

Il ricambio generazionale è stato rimandato per molti, troppi anni. Ora il nuovo ct, Domenico Tedesco, ha iniziato il processo.

È un lustro, ormai, che la fine di ogni torneo calcistico internazionale coincide con la fine della Golden Generation del Belgio. La prima delle ultime occasioni per il gruppo in questione è stata il Mondiale in Russia del 2018: l’eliminazione in semifinale contro la Francia e la vittoria nella finale terzo e quarto posto contro l’Inghilterra avrebbero dovuto far calare il sipario sulla squadra di Eden Hazard, Lukaku, Courtois, De Bruyne, o comunque avviare il ricambio generazionale per i giocatori più avanti con gli anni. E invece non solo le grandi stelle, ma anche i vari Witsel, Alderweireld, Vertonghen e Meunier, ce li siamo ritrovati tra i piedi anche agli Europei 2021 e ai Mondiali che si sono disputati poco meno di un anno fa. In Qatar, con Roberto Martínez in panchina, c’erano ancora tutti, praticamente: i giocatori che che abbiamo citato finora e poi anche Mertens, Mignolet, Denayer, Vanaken, Thogen Hazard, Ferreira Carrasco. Ricorderete com’è andata: tragico girone eliminatorio ed eliminazione dopo la sconfitte contro il Marocco e un terrificante – per gli errori sotto porta, soprattutto di Lukaku – 0-0 contro la Croazia.

Documenti con date di nascita alla mano, stavolta eravamo proprio sicuri: l’era della Golden Generation del Belgio sarebbe finita per davvero. Adesso che le Nazionali fanno di nuovo sul serio dopo qualche mese di pausa, adesso che l’impatto – anche emotivo – del Mondiale è abbastanza lontano nel tempo, possiamo tirare finalmente le somme. E, finalmente, possiamo dirlo: il Belgio ha – e quindi è – una Nazionale tutta nuova. Basta riguardare la lista dei convocati compilata dal (nuovo, anche lui) ct Tedesco per le gare contro Azerbaigian ed Estonia, per rendersene conto: gli unici reduci di quel Belgio che avevamo imparato a memoria sono Jan Vertonghen (36 anni, capitano), Romelu Lukaku (30 anni) e Yannick Ferreira Carrasco (30); gli altri giocatori che hanno più o poco meno di trent’anni sono i tre portieri (Sels, Casteels e Kaminski) e e Michy Batshuayi (29).

Insomma, il repulisti di Tedesco è stato ed è evidente. Tornando all’ultima lista dei convocati, mancano anche Meunier, Boyata, Alderweireld, Denayer, Dendoncker, Witsel, Mertens e i fratelli Hazard. Certo, anche gli infortuni di Courtois e De Bruyne hanno alimentato ulteriormente questa sensazione di novità, di rivoluzione in atto. È una percezione comune: il Guardian, per dire, oggi scrive che «Jérémy Doku è l’uomo-simbolo nella ricostruzione del Belgio, mentre la Golden Generation svanisce davanti ai nostri occhi»; lo stesso quotidiano inglese rileva che 15 dei giocatori convocati da Tedesco hanno meno di dieci presenze complessive in Nazionale.

Ma chi sono questi nuovi talenti? Saranno all’altezza di chi è stato epurato, di chi ha deciso di lasciare il calcio, di chi non ha potuto e/o non potrà più rispondere alla convocazione in Nazionale? Beh, di certo Jeremy Doku è un buon punto di partenza, e non solo perché il Manchester City ha deciso di puntare su di lui per il dopo-Mahrez: si tratta di un esterno rapidissimo ma anche fantasioso, è una vera e propria scheggia impazzita in grado di accendere qualsiasi partita. Dietro e accanto a Doku ci sono Youri Tielemans, che a 26 anni dovrebbe essere in grado di prendere in mano la squadra; Dodi Lukebakio e Loïs Openda, rispettivamente passati al Siviglia e al Lipsia nell’ultima finestra di mercato; Arthur Theate e Charles De Ketelaere, due calciatori che si sono formati – o si stanno ancora formando, nel caso di De Ketelaere – passando per la Serie A, proprio come Aster Vranckx; Johan Bakayoko, nuova gemma del PSV.

Insomma, c’è un bel po’ di materiale su cui lavorare. Poi è chiaro che l’esplosione simultanea avvenuta più o meno dieci anni fa – quando il Belgio scoprì, praticamente tutti insieme, Hazard, De Bruyne, Courtois, Lukaku, Witsel, Mertens e Fellaini – sarebbe rimasta irripetibile, ma una transizione positiva è un’ipotesi tutt’altro che irrealistica. In fondo Doku e Bakayoko sono due talenti luccicanti, in fondo De Ketelaere e Openda potrebbero formare una buonissima coppia offensiva. E poi ci sono ancora Lukaku e De Bruyne, anche se entrambi sono reduci da stagioni complicate dal punto di vista fisico. E difficilmente proseguiranno oltre gli Europei 2024. Magari, però, proprio questo grande cambiamento potrebbe rovesciare le sorti e quindi la storia del Belgio, che per anni ha espresso una delle Nazionali più forti del mondo senza andare mai oltre la semifinale di qualsiasi torneo; persino in Nations League i Diavoli Rossi non hanno mai centrato l’accesso in finale. Ora è difficile pensare che le nuove leve possano riuscire dove hanno fallito i più grandi giocatori belgi di sempre, ma ha senso crederci, ha senso provarci. Potrebbe essere divertente.