Il grande inizio di Roberto Martínez come ct del Portogallo

Sei partite, sei vittorie e una squadra che è tornata a essere tale.

Quello tra il Portogallo e il suo ex ct, Fernando Santos, è stato un grande amore: sette anni belli, intensi, conditi dai primi due trofei senior nella storia della Seleção – l’Europeo 2016 e la Nations League 2019 – ma anche da forti delusioni. L’ultima, quella decisiva, è arrivata ai Mondiali in Qatar: il Portogallo aveva una grande occasione, ma si è fatto eliminare dal Marocco ai quarti. Quattro anni prima, se possibile, era andata ancora peggio: i lusitani arrivarono in Russia da campioni d’Europa in carica, ma persero agli ottavi contro un Uruguay tutt’altro che trascendentale. Oltre a questi rovesci e al passare del tempo, nell’ultimo tratto del suo mandato Fernando Santos ha avuto anche delle frizioni con i senatori della Nazionale, primo tra tutti Cristiano Ronaldo. Nonostante tutto questo, in Portogallo erano in tanti a credere che nessun allenatore sarebbe stato in grado di fare meglio di Santos. Il fatto che la scelta della Federazione sia ricaduta su Roberto Martínez, poi, aveva alimentato i dubbi – per la sua nazionalità spagnola, per gli esiti della sua esperienza con il Belgio, per il suo carattere difficile. E invece il suo avvio è stato scintillante, anzi perfetto: dall’esordio del 23 marzo scorso, ha ottenuto sei vittorie su sei.

Certo, il valore e quindi anche il prestigio delle squadre affrontate finora – Liechtenstein, Lussemburgo, Bosnia Erzegovina, Islanda, Slovacchia e ancora Lussemburgo – non è elevatissimo. Ma è vero pure che, nelle sei partite ufficiali giocate finora, il Portogallo ha accumulato 24 gol segnati e zero subiti. Sono numeri eloquenti, che dimostrano l’impatto immediato di Martínez sulla Nazionale portoghese. Il suo merito più evidente è stata la capacità di trasmettere subito dei principi di gioco chiari e soprattutto adatti alle caratteristiche dei giocatori che ha disposizione. Visti i tanti calciatori di talento, bravi nel palleggio e nel muoversi tra le linee, Martínez ha deciso di adottare uno stile di gioco basato sulla costante gestione del pallone e caratterizzata da grande mobilità. Nessuno degli undici in campo del Portogallo, infatti, mantiene sempre la stessa posizione nel corso dei novanta minuti, e a ognuno di loro viene data grande libertà.

Oltre a ciò che succede in campo, il Portogallo di Martínez ha dato l’impressione di essere un gruppo unito, di aver messo da parte gli strappi vissuti tra i giocatori e Fernando Santos. Cristiano Ronaldo è tornato a essere centrale nel progetto e nel gioco della Seleção, non a caso il ct gli è andato a parlare personalmente prima di iniziare il suo percorso; anche il rapporto con João Félix è stato ricucito, il nuovo ct gli ha ritagliato un ruolo importante ei risultati si sono già visti: a marzo, in occasione della partita giocata contro il Lussemburgo. l’attaccante del Barcellona è tornato a segnare in Nazionale dopo aver messo a segno un solo gol nei due anni precedenti. Ed è tornato a far gol anche nel return match contro i lussemburghesi. In attesa di capire come andrà contro avversari di maggior qualità, è evidente che questa ricostruzione promette bene. E porta in calce la firma di Roberto Martínez.