Il grande sogno professionale di ogni allenatore di calcio deve essere questo: arrivare a un punto per cui le grandi giocate dei singoli riescono a essere il frutto, più che un succoso contorno, dei meccanismi di squadra. Per capire cosa intendiamo, bisogna guardare e riguardare il gol realizzato da Marcus Thuram durante l’ultimo derby di Milano – finito con la roboante vittoria dell’Inter per 5-1. Nell’azione che porta al meraviglioso tiro a giro di Thuram, infatti, c’è l’essenza della squadra di Simone Inzaghi: ci sono i concetti amati e praticati dall’allenatore dell’Inter, c’è la grande qualità dei giocatori nerazzurri che si esalta all’interno di interconnessioni tattiche e mentali evidentemente provate in allenamento, c’è una chiara consapevolezza rispetto alla propria forza, e parliamo della forza individuale che si moltiplica, più che sommarsi algebricamente, grazie a ciò che fa la squadra in quanto tale.
Tutto parte da una fase difensiva compatta, attenta, ma non per questo passiva: i calciatori dell’Inter sono tutti raggruppati in pochi metri, al limite dell’area di rigore, ma Dumfries e Thuram aggrediscono bene Theo e Lautaro Martínez tiene una posizione più avanzata, pronto a prendersi un’eventuale ribattuta della difesa. Dopo un flipper e un controllo fuori misura di Krunic, la palla inizia a rimbalzare e a dirigersi in direzione di Mkhitaryan. Per Dumfries e Thuram quei rimbalzi sul prato di San Siro sono come lo sparo dello starter alla finale olimpica dei 100 metri: il centrocampista armeno deve ancora far suo il possesso ma loro sono già partiti, perché già sanno come andrà a finire, già sanno che la palla passerà per la stazione Lautaro e poi verrà lanciata in avanti, verso di loro, in una prateria lasciata incustodita dai giocatori del Milan.
Il controllo approssimativo di Krunic e lo sbilanciamento del Milan sono due mancanze della squadra di Pioli, è evidente. Ma, più o meno come avviene in qualsiasi sport, esistono errori forzati ed errori non forzati. Ecco, in questo caso non è esagerato parlare di errori forzati, di disattenzioni e scompensi connessi alla grande prestazione dell’Inter. Lo dicono le sensazioni della partita di ieri e dei derby dell’anno scorso, tutte partite in cui il Milan ha accusato sempre gli stessi problemi – le distanze troppo ampie in campo, la difficoltà a difendere in transizione, la prevedibilità del giro palla – e alla fine ha perso in modo netto, meritato, si potrebbe dire inevitabile, se non fosse che le squadre dovrebbero sapersi reinventare a partire dai propri errori.
Ecco perché ciò che succede subito dopo il recupero e il tocco in verticale di Mkhitaryan è un film già visto, quindi è il replay/remake della supremazia cittadina ormai conquistata dall’Inter, è la traduzione in fatti della chiara superiorità dei nerazzurri, almeno in questo momento storico: Lautaro fa tre passi verso la palla e poi carica il movimento per colpire la palla, apre le braccia, affonda il piede sinistro nell’erba e col destro apre il compasso, anticipando di netto l’intervento di Kjaer molto al di qua del centrocampo; Dumfries a quel punto è già davanti a Theo, mentre Thuram scatta al centro tallonato da Thiaw. Lo schema in ripartenza dell’Inter, l’abbiamo visto anche contro la Fiorentina, prevede il tentativo di ribaltamento immediata nello spazio, e Dumfries ribalta immediatamente l’azione. A costo di sbagliare un po’ la misura del passaggio, di chiamare il suo compagno a una lunga corsa per andarsi a prendere la palla.
È qui che si materializza, cioè si realizza, il sogno professionale di Simone Inzaghi: nonostante un piccolo errore nell’appoggio Dumfries –> Thuram, l’attaccante francese riesce comunque a raggiungere la palla e ha la possibilità di far valere la sua qualità in una situazione di scompenso creata e sfruttata ad arte dall’Inter. Dall’Inter come squadra, come corpus tattico e di idee. L’uno contro uno tra Thuram e Thiaw viene vinto facilmente dal primo, che si crea lo spazio per andare sul destro. La porta è lontanuccia, la luce per il tiro è abbastanza ristretta, anche perché nel frattempo è rientrato anche Calabria. Per Thuram, però, non ci sono problemi: la nuova punta dell’Inter inarca il corpo, lascia andare la gamba destra, l’impatto con la palla è perfetto, la sfera si alza e gira e non perde mai potenza, la traiettoria non curva, non è arcuata, e Maignan non può arrivarci proprio per questo. Il pallone si infila esattamente all’incrocio dei pali, le immagini immortalate dietro la porta del Milan sono davvero impressionanti:
Un gol bellissimo da ogni angolazione
Ci sarebbe tanto altro da dire su Inter-Milan 5-1. Sarebbe interessante parlare, tanto per fare un esempio, dell’enorme varietà dei giochi offensivi della squadra di Inzaghi. Oppure, per contrasto, dei motivi per cui il Milan diventa evanescente nei derby, se è un discorso di puri incastri tattici o c’entra qualcosa anche la consistenza mentale di Pioli e dei suoi giocatori. Eppure nel gol di Thuram si trova tutto o quasi, nel senso che si percepisce lo stato attuale delle due squadre, si sente che i nerazzurri sono al top mentre i rossoneri non lo sono ancora, si vede che Simone Inzaghi sta raggiungendo l’apice del suo lavoro come allenatore: ha trovato e insegnato un sistema tattico funzionale ai giocatori che ha, in modo che possano esaltarsi; ha lavorato e sta lavorando sulle alternative, non si è fossilizzato, ha accettato i cambiamenti e ha ancora margine per fare qualcosa di diverso – qualcuno ha detto Frattesi e Carlos Augusto? È così che il tecnico dell’Inter ha saputo trovare in Thuram l’attaccante che gli serviva, è così l’Inter è diventata padrona di Milano, di nuovo. È per via di tutto questo che i nerazzurri guardano dall’alto in basso l’intera Serie A, e a dirlo non è solo la classifica, ma anche le sensazioni che ne derivano.